007 e giudici, la parola al sottosegretario
Cosimo Ferri all’Università d’Estate sull’Intelligence: anche i magistrati devono studiare i problemi della sicurezza
Intelligence e magistratura. Non è solo il titolo di un recente, fortunato volume di Mario Caligiuri, dedicato proprio a questa tematica spinosissima.
È stato l’argomento della terza lezione dell’Università d’Estate sull’Intelligence, svoltasi a Soveria Mannelli (Cz) il 9 settembre e tenuta da uno che definire addetto ai lavori è il minimo: il sottosegretario di Stato alla Giustizia Cosimo Ferri.
Ferri, inoltre, è un magistrato di carriera, più volte al centro di polemiche. Ma è chiaro che, in questo caso, non ci si occupa di lui per i suoi trascorsi, bensì per il suo status di specialista, grazie al quale ha espresso un punto di vista interessante su questa problematica, finora letta attraverso le lenti deformanti di molta pubblicistica che ha ridotto, spesso con criteri narrativi da film western, questo rapporto a una contrapposizione tout court, in cui il più delle volte ai magistrati, che per altri riguardi sono considerati casta, è toccato il ruolo dei buoni, che vincono sempre o cadono eroicamente.
Che le cose non stiano proprio (o sempre) così, lo ha chiarito Ferri, che ha insistito sulla necessità dell’insegnamento universitario dell’Intelligence. Riguardo al rapporto tra Intelligence e magistratura, due funzioni dello Stato che non hanno un’immediata legittimazione democratica, il sottosegretario ha spiegato che anche il mondo delle toghe dovrebbe conoscere meglio il mondo dei Servizi, magari anche attraverso un’apposita formazione.
Già: i temi della giustizia, concepita spesso come attività a posteriori, si legano sempre più alla sicurezza, che invece in buona parte è determinata dalla prevenzione, e la sicurezza, a sua volta, non consiste solo nel tradizionale settore dell’ordine pubblico ma si collega in maniera crescente a fattori economici.
Per fortuna, ha concluso Ferri, la riforma del 2007 ha agevolato i rapporti tra il mondo delle toghe e quello degli 007, che non sono più universi quasi separati e il più delle volte conflittuali.
Certo, la cultura, in questo caso gioca un ruolo decisivo. E il rettore dell’Università della Calabria, Gino Mirocle Crisci, lo ha ribadito: «Occorre superare il conservatorismo delle Università italiane ed esportare l’esempio della Calabria, che con il suo Master d’Intelligence è stata pionieristica». A conclusione dei lavori, Roberto Guarasci, direttore del Dipartimento di lingue e scienze dell’educazione, ha spiegato che «una delle sfide principali dell’Università è la trasmissione trasversale delle conoscenze».
Con la lezione di Ferri è terminata la prima edizione dell’Università d’Estate sull’Intellicence. Nel salutare il pubblico, Mario Caligiuri, direttore della manifestazione e del Master d’Intelligence dell’Università della Calabria, ha dato appuntamento all’anno prossimo.
Per saperne di più:
L’Università d’Estate sull’Intelligence
Dibattito tra moderati e grillini sull’Intelligence
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