La Cina è davvero vicina. Per capirlo ci vuole intelligence
Due esperti a confronto sul futuro della potenza del gigante asiatico e dei suoi rapporti con noi
La Cina è vicina. E stavolta non lo dicono i gruppettari maoisti degli anni ’70, molti dei quali nel frattempo si sono magari imborghesiti ed elogiano i modelli neoliberali, solidaristici e non.
Lo dicono gli esperti. Già simbolo dell’esotismo per eccellenza e dell’alterità totale, il gigante asiatico è il nuovo protagonista delle relazioni internazionali e si appresta a diventare un colosso tecnologico di primissima grandezza in un mondo in cui la tecnologia e le relative conoscenze sono tutto.
Il futuro avrà gli occhi a mandorla? Forse sì. Occorre capire se e quanto tutto ciò sia un male.
Anche di questo hanno parlato Antonio Selvatici, docente del Master in Intelligence dell’Università di Tor Vergata, e Giuseppe Rao, consigliere della Presidenza del Consiglio dei Ministri, durante la seconda lezione dell’Università d’Estate sull’Intelligence, svoltasi l’8 settembre a Soveria Mannelli (Cz).
Già il titolo dell’incontro, Intelligenze e globalizzazione: la nuova via della seta, rende benissimo l’idea di una potenza in movimento in un contesto allargato a dismisura: le moderne carovaniere viaggiano ad alta velocità, su mezzi potentissimi e attraverso la fibra.
La nuova via della seta, ha spiegato al riguardo Selvatici, è il prodotto della nuova strategia di espansione industrial-commerciale cinese e si basa sulla realizzazione di infrastrutture marittime e ferroviarie che possano sostenere l’espansione commerciale del grande Paese asiatico.
In apparenza economico, il progetto cinese, spiega lo studioso, è in realtà politico, culturale e militare. Dietro l’apparenza commerciale i rapporti tra politica ed economia restano gerarchizzati in maniera classica: la prima dispone gli obiettivi e disegna le strategie, la seconda predispone i mezzi. E infatti gli investimenti cinesi, a cui partecipano strutture pubbliche ed enti privati, sono ingentissimi.
Gli esiti sono ben due nuove vie della seta: la prima è terreste, parte da Pechino e arriva a Duisburg, nel cuore dell’Europa; la seconda, che termina a Venezia, coinvolge in maniera più diretta l’Italia. Un dettaglio da non poco perché, spiega ancora Selvatici, l’ottanta per cento del commercio mondiale si svolge via mare. Peccato solo, è l’inevitabile chiosa, che il nostro Paese non sappia cogliere le occasioni e le potenzialità di queste nuove linee di sviluppo.
Certo, questa strategia implica anche delicate questioni. Ad esempio: un sistema centralizzato come quello cinese, sviluppatosi anche grazie a vistose compressioni (sicuramente intollerabili nei sistemi occidentali) delle libertà individuali, può disporre di élite competenti in grado di pianificare e di prendere decisioni in tempi stretti. Ma fino a che punto queste caratteristiche sono compatibili, anche a livello etico, con la democrazia liberale?
La risposta, non facile, è stata fornita in parte da Rao. Forte di un curriculum chilometrico, anche nel delicato settore delle relazioni internazionali, il consigliere si è soffermato sull’enigma Cina: una grande potenza che ha pianificato la sua straordinaria crescita negli scorsi decenni e che ora è esplosa a livello globale in più ambiti contemporaneamente. Quello tecnologico: il colosso asiatico, per riportare casi concreti, dispone di treni che viaggiano a 350 orari, di una stazione lunare attrezzatissima e finanzia ricerche importanti, come quella sul grafene. Poi c’è il livello commerciale, caratterizzato da una sovrapproduzione interna e da un’esportazione senza precedenti. Infine quello politico, perché la Cina, candidatasi alla leadership asiatica, è diventata portavoce di popoli altrimenti condannati alla subalternità.
Certo, la medaglia di questo spaventoso sviluppo ha dei rovesci vistosissimi. Il primo è l’impatto ambientale, nel caso cinese il meno sostenibile del pianeta. Il secondo è costituito dalle strutture autoritarie, pesanti anche per un sistema che, ammonisce Rao, «Non può e non deve essere valutato secondo i parametri occidentali».
La Cina è vicina. Oggi più di ieri e domani più di oggi, a voler usare un approccio non più ideologico ma finalmente realista. Capire bene questa vicinanza e i suoi effetti è questione d’Intelligence.
Per saperne di più:
L’Università d’Estate sull’Intelligence
Dibattito tra moderati e grillini sull’Intelligence
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