La musica? Un reading di poesia, parola di Quello Sporco Duo
Il duo calabrese accantona il rock per darsi alla creatività pura. Letteratura e musica in un progetto a dir poco originale…
La storia di Quello Sporco Duo inizia nel 2012, ma occorre aspettare il 2017 perché prenda consistenza. Il progetto è una branca delle Autoproduzioni Appese, un collettivo di libero pensiero e libera scrittura nato nel 2006 e con sede a Reggio Calabria. Fanno parte del duo Francesco Villari, autore dei testi e voce della band, e Peppe Porcino, aka Elmore Penoise, musicista e autore delle musiche.
Entrambi facevano parte della band rock, All My Friendz Are Dead. Il primo alla voce e il secondo come chitarrista.
Rispetto ai cantastorie e con la consapevolezza della contemporaneità, Villari si concentra su una scrittura piena di molteplici riferimenti filosofico-letterari, che spaziano da Nietzsche a Kafka attraverso Bukowski, Andrea G. Pinketts, Philip K. Dick, Valerio Evangelisti, Wilhelm Reich, Russell, Ballard, King, Camilleri e tutto quanto possa aver diritto a rivendicare un sedimento nella storia personale dei due. L’altalena degli ambienti raccontati è accompagnata da chitarre, loop station e pianoforte, il tutto libero di espandersi fino a diventarne la colonna sonora ideale.
Qual è il motto di Quello Sporco Duo?
Perlustrare altri lati della scrittura e della poesia musicata. Facendo dei reading, concentrandoci in modo abbastanza libero sul rapporto tra parole e musica. Facciamo in modo che la musica sia funzionale alle parole tanto quanto le parole siano funzionali alla musica. Per sposarle secondo il nostro fine, secondo il nostro messaggio.
Il nome da cosa deriva? Si ispira al celebre film western, Quella Sporca dozzina?
Esatto: ci piaceva richiamare l’idea di quel tipo di western. Degli sporchi, brutti e cattivi, in buona sostanza. Oppure il fronte antifascista di Bastardi senza gloria di Quentin Tarantino. Non si scherza con le parole perché sono importanti. Il peso specifico della parole è un aspetto insito non solo del progetto di Quello Sporco Duo, ma delle Autoproduzioni Appese.
Questa forza delle parole è in grado di far cambiare idea o perlomeno di dare la possibilità di avere nuove prospettive, nuovi modi di pensare? Di creare una modalità di ragionamento critico?
Nessuno vuole far cambiare idea alle persone. Ma già riscoprire il significato delle parole che si pronunciano nella quotidianità, ti fa cambiare idea sul loro utilizzo. E ti spinge a prestare attenzione alle parole da usare e a quelle da evitare nei diversi contesti.
In che modo accostate la musica alle parole? Che ruolo ha la colonna sonora di scritti e poesie?
Il nostro scopo è creare ambienti sonori che catturino l’attenzione laddove una persona non legge da sola. Faccio l’esempio dei locali, in cui l’ascolto attivo sarebbe destinato a calare vertiginosamente. La musica deve quindi creare un commento adatto per infondere maggior peso alle parole. Ogni storia ha bisogno della musica più adatta per essere raccontata, perciò si spazia da basi elettroniche al metal. La colonna sonora non è definibile in un singolo genere. Il mood della musica deve raccontare quella particolare storia e non un’altra.
Che tematiche affrontano i tuoi scritti? Solo politica oppure c’è altro?
Nel momento in cui saliamo sul palco facciamo anche politica, lo stesso comportamento comportamento pubblico porta ad un atteggiamento politico, in senso alto e lato del termine, perché è un prendere posizione rispetto ad un determinato tema. Girare l’Italia in due ci porta ad essere politici, anche se, come nel caso di Bukowski, parliamo di zoccole e di cavalli. Siamo persone che parlano della vita, con dubbi e perplessità, ma anche certezze. Il punto di vista altro, che può essere di una persona marginale alla storia principale ma fondamentale nel raccontarla.
Lo Speakers’ Corner (in italiano, l’angolo degli oratori) è un’area dell’angolo nordorientale di Hyde Park, a Londra. È un luogo tradizionale di discorsi pubblici e dibattiti, specie la domenica mattina. In questo spazio si sono esibiti personaggi di prima grandezza: Karl Marx, Lenin, George Orwell e William Morris e tuttora è usato dai candidati dei principali partiti politici inglesi per le loro campagne elettorali. Esempio del concetto di libertà di opinione, di parole e di pensiero. Si può davvero dire di tutto oggi?
Pensarlo è pericoloso. È giusto e importante avere la libertà di espressione. Però c’è la necessità – specie di questi tempi, in cui anche il web ci facilita – di possedere le giuste capacità e competenze. Per salire su un palco a suonare, cantare, narrare e quindi, esprimere la personale opinione, devi prenderti la relativa responsabilità. Onori ed oneri della libertà di parole. È giusto e sacrosanto che tu possa dire qualunque cosa tu possa pensare. Ma è sbagliato pensare che quello che tu dici sia la verità. Uno vale uno, umanamente parlando. Ma per il resto c’è bisogno delle conoscenze.
(a cura di Fiorella Tarantino)
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