Suoni nuovi per canzoni classiche, Mike & The Mechanics si raccontano
La doppia compilation Out Of The Blue contiene i classici della band dell’ex Genesis Mike Rutherford in versione riarrangiata e acustica, più tre inediti. Un’occasione per riassaporare certi successi degli anni ’80
Alla conta manca solo Phil Collins, fermo dal 2010 ed evidentemente più intento a godersi il cospicuo patrimonio personale che a produrre cose nuove.
Con Out Of The Blue, uscito per la Bmg in tarda primavera, il bassista Mike Rutherford è il terzo Genesis a battere colpo nel 2019, attraverso i suoi Mike & The Mechanics (gli altri due sono il chitarrista Steve Hackett e il mitico Peter Gabriel).
Ma lo fa in maniera particolare: Out Of The Blue, infatti, è un album a metà tra la raccolta retrospettiva (il cosiddetto greatest hits, per capirci) e la proposta di inediti. Infatti, i primi tre brani sono effettivamente inediti (One Way, Out Of The Blue e What Would You Do), mentre tutti gli altri sono i classici della band reincisi dalla nuova formazione della band, ricostituitasi nel 2010 in seguito a una jam session con cui Rutherford celebrò il suo sessantesimo compleanno.
Inutile dire che i tempi d’oro di Mike & The Mechanics sono andati. Ma la riproposizione di quell’elettropop morbido e raffinato (e qualitativamente superiore alle coeve produzioni dei Genesis) che stregò le platee giovanili degli anni ’80 non è solo un’operazione nostalgia, perché la squadra che accompagna il bassista britannico è di tutto rispetto: i due cantanti, il britannico Andrew Roachford e il canadese Tim Howar, danno un’ottima prova di sé e risultano all’altezza del compianto Paul Young e del dimissionario Paul Carrack; stesso discorso per il batterista Gary Wallis (già alla corte dei Pink Floyd e di altre star) e per i polistrumentisti Anthony Drennan e Luke Juby, che riescono a rimodernare l’elettronica vintage della band senza snaturare quel suono che ha reso Rutherford e soci un piccolo classico.
I tre inediti non aggiungono e non tolgono nulla a quel che la band ha prodotto in circa trentacinque anni di (discontinua) carriera.
One Way, coi suoi soffici tappeti di synth e la sua ritmica spezzettata, è un omaggio alle feste degli adolescenti degli anni di latta.
La title track, caratterizzata da una melodia più ariosa e dal ritmo più sostenuto, ricorda le colonne sonore di certi telefilm d’epoca.
Risulta più moderna, invece, What Would You Do, grazie a un’ottima combinazione di tocchi latini e atmosfere lounge, arricchite dalle linee vocali soul.
La parte retrospettiva dell’album, invece, è costituita dalle rivisitazioni dei grandi tormentoni radiofonici della band: ci riferiamo ai classiconi Get Up e Over My Shoulder, e a hit come All I Need Is A Miracle e World Of Mouth, tutti reinterpretati con efficacia dai nuovi compari di ventura di mr Rutherford.
Per gli appassionati più incalliti, c’è una chicca: un secondo cd, incluso nell’edizione speciale dell’album, composto dalle versioni acustiche di sei grandi successi della band, che tra l’altro riescono benissimo anche in unplugged, a riprova che dietro le sonorità elettroniche della band c’è sempre stato un songwritng solido.
Out Of The Blue è soprattutto un modo per i Mike & The Mechanics di rompere il ghiaccio col pubblico a due anni di distanza dal valido Let Me Fly e presentare ai fan le nuove versioni dei vecchi successi, elaborate in anni di attività dal vivo.
Un’operazione griffata e un po’ furbesca, ma comunque di grande qualità. Un buon ripasso per una pietra miliare del pop di classe.
Per saperne di più:
Il sito web ufficiale dei Mike & The Mechanics
Da ascoltare (e da vedere):
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