Peter Gabriel racconta il “suo” cinema in una raccolta
Rated Pg è una compilation dei brani composti dall’ex Genesis per le colonne sonore di vari film di successo
Peter Gabriel non è più un artista né tantomeno una rockstar. Non nel senso canonico del termine, da lui tra l’altro reso bene negli oltre trent’anni di carriera attiva in cui è passato dal ruolo di trasformista e pioniere del prog coi mitici Genesis a quello di popstar eclettica ed eccentrica a quello, infine, di papà della world music.
No, il Peter Gabriel di oggi è una firma, un marchio, una specie di dop di qualità, un superproduttore indiziato di fare miracoli e, novello Re Mida, sospettato di trasformare in oro qualsiasi cosa tocchi (nel suo caso, in punta di partitura e di consolle).
E forse questa fama (alla quale, sia chiaro, corrisponde una qualità artistica indubitabile) è alla base di operazioni come il recentissimo Rated PG, uscito prima dell’estate per la Real World Records, la label fondata dallo stesso Gabriel per promuovere la sua world music.
Già: Rated PG non è un nuovo album di inediti dell’artista inglese, di cui tra l’altro si aspetta una nuova uscita vera dal lontano 2002. È una raccolta particolare di canzoni composte per le colonne sonore di vari film, un altro pallino di Gabriel, che nel lontano ’89 ottenne una nomination all’Oscar, per Passion, la soundtrack del discusso (e bello) L’ultima tentazione di Cristo.
Senz’altro un album minore, concepito per recuperare nella propria discografia ufficiale dei brani che altrimenti sarebbero andati dispersi. Ma non per questo un album brutto. Anzi.
Infatti, Rated PG ha la capacità di solleticare la memoria e a tratti di commuovere. Come, ad esempio, con l’open track That I’ll Do, composta per il cartoon Babe va in città ed eseguita assieme all’irlandese Paddy Moloney (tra l’altro uno dei fondatori degli storici Chieftains) con gli arrangiamenti della mitica Black Dyke Mills Band, il più importante ensemble di fiati britannico. Un gioiellino di delicatezza che merita di essere ascoltato anche al di fuori delle imprese del maialino coraggioso.
Da un cartone animato all’altro, ha un suo perché anche Down To Earth, un simpatico gospel interpretato assieme al sudafricano Soweto Gospel Choir, per Wall-E, un lungometraggio fantaecologista della Disney.
Più nei canoni della world music This Is Party Man, un mix di pop e new age pieno di tocchi latini concepito per Virtuality (1995), un film di fantascienza di Brett Leonard, interpretato da Denzel Washington e con Russell Crowe nel ruolo del cattivissimo.
Con la romantica e sognante The Book Of Love, si cambia genere: niente motivi per bambini o raffinatezze world, stavolta, ma solo una grande atmosfera sentimentale, malinconica quel che basta per esprimere una passione. Ma non troppo, perché il brano fu concepito per Shall We Dance?, la commedia rosa interpretata da Richard Gere e Jennifer Lopez.
La malinconia cede il posto alle suggestioni orientali e alla suspense in Taboo, che Gabriel ha scritto e cucito addosso ai gorgheggi sufi del compianto Nusrat Fateh Ali Khan per l’indimenticabile Natural Born Killers, la bella divagazione tarantiniana di Oliver Stone.
Molto più recente, l’inedito Eyebirds è un pezzo delicato e minimale, concepito per Birds Like Us (2017), un lungometraggio di animazione del bosniaco Faruk Sabanovic. Forse non è quel capolavoro, ma basta a ricordarci che Gabriel, quando occorre, sa ancora scrivere e cantare come si deve.
Walk Through The Fire è un tuffo negli anni ’80 più spinti e pop, quando il Nostro gareggiava in classifica con gli ex compari dei Genesis, anch’essi convertiti all’easy listening. Meglio lui, si capisce. Alzi la mano chi non ricorda questa simpatica canzone e, soprattutto, il film per cui fu concepita: Due vite in gioco, il thrillerone di Taylor Hackford con Jeff Bridges e una Rachel Ward più maliarda che mai.
Giusto per divagare, vale la pena di ricordare che nella stessa colonna sonora c’era anche Against All Odds, dell’altro ex Genesis Phil Collins.
Speak (Bol) è un altro inedito, composto ed eseguito assieme alla star pakistana Atif Aslam per Il fondamentalista riluttante (2012), il film con cui Mira Neir si interroga sull’identità islamica. Inutile dire che il pezzo è un esempio da manuale di world music dai marcati toni etno.
Inedito anche il suggestivo pop elettronico di Nocturnal, scritto e interpretato per Love Bites-Il morso dell’alba (2001), un horror vampiresco francese interpretato da Asia Argento.
Chiude la raccolta il pop romantico ottantiano di In Your Eyes, concepito e cantato per Non per soldi… ma per amore (1989), la pluripremiata commedia romantica di Cameron Crowe.
Ben assemblato e concepito, Rated Pg è un buon viaggio nella parte cinematografica della storia solista di Peter Gabriel, pop e mainstream, ma non troppo e a volte capace di stupire come il resto della produzione di questo artista poliedrico e onnivoro.
Chissà che, saziata la curiosità dei fan con questa raccolta, il Nostro non si decida a fare sul serio e colmare con un album vero i suoi vent’anni di sostanziale assenza discografica.
Nel frattempo, buon ascolto.
Per saperne di più:
Il sito web ufficiale di Peter Gabriel
Da ascoltare (e da vedere):
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