Leaderbraun, rock vero dal Nord profondo
Il quintetto lecchese taglia il traguardo del terzo disco col recentissimo Ade, pieno di stimoli vintage e sonorità graffianti
Fraseggi bluesy tosti e rotondi, riff aggressivi quel che basta, ritmica squadrata con tocchi funky qui e lì: se amate gli anni ’70 i lecchesi Leaderbraun fanno per voi.
Nata nel 2008 su iniziativa del chitarrista Simone Goretti e del batterista Antonio Romano, la band è arrivata al terzo disco con il recente Ade (ottobre 2017), prodotto da Matteo De Napoli e pubblicato dalla Fil.
Ma i nove brani di Ade sono anche un esordio per la nuova formazione del gruppo, a cui si sono aggiunti il bassista Gionata Montanelli, il violoncellista Michele Nasatti e la giovane cantante Isabella Conca (venti anni appena).
I Leaderbraun hanno un gran tiro ritmico e perciò non è solo un modo di dire che apre le danze il singolo Barracuda, da cui è tratto anche un simpatico videoclip con tanto di trovata cannibalica (vedere per credere). Il brano dà la misura del resto dell’album: ritmo cadenzato e sciolto, sonorità forti ma non eccessivamente pesanti (anche in versione elettrica il violoncello ingentilisce) e il cantato tosto della Conca, che si inserisce con garbo nel contesto senza esagerare con gli acuti e i cinguettii da cui a volte si fanno prendere la mano le donne quando si cimentano nel rock blues.
Vertigine è un bel blues notturno e sensuale che fa da cornice a un testo passionale e un po’ torbido. Belle le performance di Goretti e Nasatti che si lanciano in fraseggi efficaci tra una strofa e l’altra.
Son qui per te è un rhytm ’n blues con qualche strizzatina d’occhio alle sonorità metal, grazie al riff della chitarra che ricorda un po’ alcune cose di Tony Iommi.
Il violoncello è invece il protagonista di 21gr, una ballad sognante dai contenuti romantici e drammatici.
Più complessa e dinamica, Marea mescola toni intimistici, esaltati dal violoncello, e crescendo rockeggianti.
Virtuale è un rock blues venato di hard che si sviluppa sul martellamento tribale della ritmica e sul riff essenziale e un po’ vintage della chitarra.
La funkeggiante Spirali è un tuffo efficacissimo in quegli anni ’70 che sono l’oggetto del desiderio della parte pensante delle nuove leve della musica.
Ovviamente non si può parlare di anni ’70 senza un riferimento alla psichedelia. Alla bisogna provvedono le atmosfere dilatate di Occhio nudo.
Chiude l’album (o le danze, fate voi) la dinamica Instabile, in cui i Leaderbraun danno fondo al meglio del loro repertorio: basso slappato, ritmica più funky che mai e riffone alla Black Sabbath.
Che altro? La band lecchese dà una bella prova di maturità artistica, brillante e compatta e, soprattutto, basata sul lavoro di squadra: nessun eccesso solista e nessuna sbavatura. Ma, a voler proprio fare una critica, neppure troppi picchi. Tuttavia questo non è un gran problema, perché Ade si fa ascoltare benissimo.
Di sicuro il meglio di sé le band come i Leaderbraun lo danno dal vivo. Perciò, ascoltate pure questo album a ripetizione. Meglio ancora se nell’attesa che i Nostri si facciano vivi dalle vostre parti. Meritano davvero.
Per saperne di più
Da ascoltare (e da vedere)
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