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A Perfect Circle, un ritratto dagli esordi all’ultimo album

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Nata come side project dei Tool, la band americana ha compiuto il ventesimo anniversario di una carriera quantitativamente discontinua ma di grande spessore artistico. E l’ultimo “Eat The Elephant” conferma il loro stato di grazia…

A Perfect Circle è una delle realtà più importanti dell’alternative metal.

Non poteva essere altrimenti, sia per il periodo in cui la band si è formata (la fine degli anni ’90, in cui il metal classico andò in crisi e presero il sopravvento i sottogeneri) sia per la caratura artistica dei fondatori: il chitarrista Billy Howerdel, già tecnico del suono per Faith No More, David Bowie, Smashing Pumpkins, Guns ’N’  Roses e Nine Inch Nails, e il cantante Maynard James Keenan, storico frontman dei Tool. La prima incarnazione della band include l’ex Guns ’N’ Roses Josh Freese alla batteria, la bassista Paz Lenchantin e il chitarrista Troy Van Leevinen.

Una foto recente dei A Perfect Circle

Il concerto di beneficienza al Viper Room di Los Angeles annuncia, il 15 Agosto 1999, l’entrata in scena della band.

L’anno seguente A Perfect Circle esordiscono con l’album Mer De Noms per la Virgin Records. Le tracce sono quasi tutte scritte dal chitarrista e fondatore del gruppo, ma sempre dopo essere state lavorate anche da parte del frontman, il quale ammette: «Questo disco è molto “personale”, per me, è come se io reagissi alla musica di Billy esplorando tutta una serie di sentimenti legati alle relazioni, relazioni che finiscono male, un ciclo di perdono e cura, bene o male. È un processo più emotivo, più ‘femminile’, meno cerebrale».

In seguito la band cambia formazione: la bassista Paz passa negli Zwan e poi nei Pixies, e il chitarrista Troy passa ai Queen Of The Stone Age.

Maynard James Keenan

Nel 2003 esce Thristeenth Step, arrivato dopo una lunga pausa a causa degli impegni di Keenan nei Tool. L’album sempre con la Virgin Records, è definito dalla band come un viaggio nelle zone più buie dell’anima umana. Infatti, lo stile diventa più oscuro e introspettivo.

L’anno dopo è la volta di eMOTIVe, un album di cover con due brani inediti: Passive che fa colonna sonora al film Constantine del 2005 e Counting Bodies Like Sheeps To The Rhythm Of The War Drums. Forte la critica alla guerra e, in particolare, all’operato del presidente George W.Bush Jr. Non a caso l’album esce alla vigilia delle elezioni, proprio per lanciare un messaggio agli americani: avere un senso critico nelle scelte politiche. Le cover riguardano Marvin Gale, i Black Gale, e i Devo e spicca una versione efficace della lennoniana Imagine.

In concerto, tra i giochi di luce

Gli anni successivi sono caratterizzati da pochi eventi: un mini tour nell’ottobre 2010 in cinque città americane e, nel 2012, Josh Feese lascia il gruppo. Nel 2013 esce il singolo By And Down.

Nel 2017 due tour, il primo in primavera e il secondo in inverno, preannunciano il nuovo album, che uscirà l’anno seguente con titolo Eat The Elephant.

Il disco, uscito per la Bgm Rights Management, è preceduto dall’uscita di quattro singoli (Doomed, Disillusioned, Talk Talk, So Long And Thanks For All The Fish). Per la prima volta gli A Perfect Circle lavorano con un produttore esterno, Dave Sardy, che farà convergere Keenan e Howerdel su un percorso musicale comune. La formazione è completamente rinnovata, con Matt Mcjunkin al basso e Jeff Friendl alla batteria.

Le sonorità appaiono più pacate ma non per questo meno intense.

Come in eMOTIVe ma anche negli altri lavori, si analizzano i comportamenti umani. In questo caso si racconta di un’impresa impossibile da affrontare e della sofferenza e delle paure che comporta affrontarla. Il titolo non è un caso, visto che la sfida viene paragonata al mangiare un elefante. Il disco si ascolta come una serie di tappe da affrontare, proprio come si affrontano gli eventi della vita giorno per giorno.

La copertina di Eat The Elephant

Eat An Elephant è l’apripista che esorta a passare dalle ipotesi e dai desideri all’azione per riuscire nelle proprie imprese.

Disillusioned illustra la pacatezza della delusione provocata dagli eventi che si alterna alla rabbia della disillusione.

The Contrarian racconta la falsità dell’uomo con una musicalità brillante. Bisogna prestare attenzione agli uomini: «Beware, believe his smile».

The Doomed ci porta davanti a un nuovo Cristo «Behold a new Chirst» e davanti alla morte: si prospettano i peccatori che sono però beati, mentre i pacifici saranno spacciati. Questa morale si rispecchia anche nelle scelte sonore: per i peccatori la musica si riempie di metal mentre per i secondi va a rallentare.

So Long And Thanks For The Fish è un rimando al titolo del quarto libro della Guida galattica per autostoppisti di Douglas Adams, con tocchi di post-grunge e indie rock. Talk Talk incita all’azione, a trovare la soluzione ai problemi con la tipica alternanza tra atmosfere malinconiche e impennate metal.

By And Down The River torna alla tematica della missione non facile e della sofferenza che ne deriva: i toni diventano cupi come la stessa voce del frontman.

Delicious è un pezzo brioso, quasi orecchiabile, e perciò meno cupo, ma resta inquietante, grazie ai suoi richiami alla cultura horror.

DLB è un pezzo strumentale che funziona quasi come un intermezzo.

Hourglass è proprio il caso di dire che fa scorrere il tempo: «Tick tick tick/Do you recognize the sound». Il tempo passa per i politicanti, tra un suono vintage con tratti robotici ed elettronici che rendono il pezzo accattivante con un ritmo incalzante. Feathers è una semiballad dalle atmosfere suggestive.

Get The Lead Out è l’ultima traccia di un disco caratterizzato da un continum preciso e logico, è segnato da un timbro vocale altalenante come lo è anche la stessa base musicale.

Val la pena di approfondire So Long And Thanks For The Fish. Questo pezzo, accompagnato da un video efficace, è uscito un anno fa ed è dedicato alla scomparsa di personaggi di rilievo come Carrie Fisher, David Bowie, Gene Wilder e Muhammad Ali: «Now Willy Wonka, Major Tom/Ali and Leia have moved on».

A Perfect Circle in azione sul palco

Nel videoclip sono presenti anche i delfini citati nell’omonimo libro di Douglas Adams, sono proprio loro ad aver lasciato il messaggio sulla boccia di pesci rossi che il protagonista, Arthur, trova in casa, «All the dolphins have moved on, signaling the final curtain call in all its atomic pageantry». Qui però è la casalinga a comprare la scatoletta del flying fishes. Proprio lei ci illustra, camminando e svolgendo la normale attività di fare la spesa e tornare a casa, la realtà macabra della vita che si nasconde dietro una facciata di normalità. C’è quindi l’illusione di un mondo normale che continua ad esistere come prima della distruzione. Illusione di una realtà perfetta, calata nella sofferenza e nell’imperfezione dei comportamenti umani: il parroco strappa la bibbia, la famiglia felice a tavola, le perversioni sessuali, l’attaccamento al denaro.

Per saperne di più:

Il sito web ufficiale dei A Perfect Circle

Da ascoltare (e da vedere):

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