Metafisico ed esotico, Bonaffini torna nel segno del reiki
Con il suo recente Il cavaliere degli asini volanti, scritto a quattro mani col compositore Roberto Padovan, il cantautore mantovano esplora la tradizione orientale con un gusto moderno
Intellettualistico? Proprio no, sebbene le ispirazioni alte proprio non manchino. Anzi, ispirazioni alte ed esotiche, visto che il filo conduttore del nuovo discorso musicale di Luca Bonaffini è la musica reiki.
Con Il cavaliere degli asini volanti, pubblicato di recente dalla sua Long Digital Playng Edizioni Musicali, il cantautore mantovano propone sette canzoni inedite, legate da un concept sottile e robusto allo stesso tempo che ruota attorno a una doppia tematica, terrena e celeste.
Già: il reiki è una medicina mistica, che cura sulla base di principi metafisici. Con un sottinteso comune a tutte le culture esoteriche: la salvezza, del corpo come dello spirito, è l’esito di un processo iniziatico, di un’ascesi tutta particolare, per cui curarsi ed elevarsi sono la stessa cosa.
Musica (composta e arrangiata da Roberto Padovan) e testi seguono questo percorso. E la scelta di sette canzoni può non essere un caso, visto che sette sono i principali chakra della cultura indù.
Il viaggio di Bonaffini inizia con La radice, che si snoda (come la Kundalini?) tra dolci arpeggi di pianoforte e tappeti di synth, con un’interpretazione che ricorda un po’ Battiato. Il tema di questo primo brano è la nostalgia, intesa come richiamo del passato e ricordo, che raggiunge nel crescendo vertici di una dolcezza unica sull’onda di bellissimi nonsense:
«Tu, mi addormentavi/con le tue storie/di condottieri e di schiavi/Lassù, dove le navi/sfidano i mari/tra le comete e gli spari».
L’ascesa della Kundalini prosegue con Impulsi verticali, che si sviluppa su un arpeggio di chitarra accompagnato dai fiati e dalle percussioni.
L’impulso all’ascesi si identifica con la voglia di liberarsi dalle costrizioni della vita quotidiana:
«Decolla il mio circuito cerebrale/proietto assenze tutt’intorno a me/Tocco l’inesistente/non me ne frega niente/Io volo dal mio niente su di te».
Molto più delicata, La città delle fiere danzanti è un viaggio fatato tra immagini animali, che simbolizzano (e sintetizzano) i comportamenti umani, Un divertissment in rime ardite su una leggera base tribale.
Il fruttice e la grande fionda è un bell’esempio di world music, che si muove su sentieri a tratti new age e a tratti latin (ad esempio il crescendo che cita la samba) e mescola visioni paradisiache e scenari bellici.
Un incipit minimale sfocia in un garbato arrangiamento d’archi: ciò che basta per creare un’adeguata atmosfera fiabesca per Il pianeta dei sussurri giganti, che cresce su una nenia particolare piena di immagini poetiche.
La world music si tinge di colori mediterranei nell’allegra Di mare di terra di fuoco di cielo, in cui il tema della fisarmonica intervalla il refrain arioso e infiorettato da suggestive frasi dei flauti dolci.
Chiude la minimale La montagna del bacio gigante, ultimo capitolo di world music pieno di delicate divagazioni latin per ricordare che al culmine di ogni processo iniziatico c’è l’amore.
Possiamo credere agli asini che volano? Certo, spiega Bonaffini. E precisa con la profondità di un Battiato e la soavità di un Cammariere (i due poli tra cui oscilla lo stile del Nostro): «Il cavaliere non sono io. Non siamo noi a dover salvare gli asinelli: saranno loro a portarci verso la salvezza, la felicità».
Giusto per la cronaca, Bonaffini è impegnato nella realizzazione del primo video tratto da Il cavaliere degli asini volanti, che sarà diretto da Giacomo Bottarelli e interpretato dal giovane rapper Frankie Broni.
In attesa di vederlo, ascoltiamo pure l’album, giusto per non farci trovare impreparati.
Da ascoltare (e da vedere):
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