Due sposi e un drone: la Creatura Analogica dei Noalter
Il duo elettropunk lancia il suo nuovo ep: cinque canzoni graffianti, tra riff vecchia scuola e ritmi sintetici
Irriverenti, anche nei confronti di sé medesimi. Quindi, autoironici e trasgressivi, ma con un certo garbo che non guasta, specie nell’era in cui sembra che sbracarsi sia trendy.
Ad ascoltarli bene, i Noalter richiamano due riferimenti nobili nella cultura musicale italiana: i Decibel prima maniera e il vecchio Alberto Camerini.
Le sonorità sono diverse, intendiamoci. Ma è uguale l’intelligente piglio sperimentale, che fonde matrici punk ed elettronica con risultati tutt’altro che disprezzabili.
I Noalter sono un trio particolare del Nord profondo, che proviene da tre regioni, due geografiche e una virtuale.
È senz’altro geografica la provenienza del cantante-chitarrista Nicholas Balteo, che viene da Brescia, dove ha accumulato una consistente gavetta nel punk e nel cantautorato.
Stesso discorso per la sua consorte, la polistrumentista Alice Pondrelli, piemontese d’origine e bresciana d’adozione, che nel progetto Noalter si dedica al basso.
Più complicato il discorso per Sam Punkrazio, che è un drone elettronico che realizza le parti di batteria, sulla cui provenienza si può fare solo una battuta: dipende da chi lo programma.
La particolare formula di questa band originale e bizzarra è confermata nel recentissimo ep Creatura Analogica, il loro quarto prodotto discografico uscito di recente per l’etichetta bergamasca Fontana Indie Label 1933 Group in cui i riff vecchia scuola si mescolano con l’elettronica, grazie anche alla collaborazione di Mat Den, produttore e manager della Fontana, che si occupa dei synth e dei campionamenti.
Un riff martellante su una ritmica scatenata introduce l’open track I santi tossiscono, in cui la voce filtrata di Balteo canta strofe irriverenti su una melodia che ricorda un po’ i Ramones.
Decisamente più spedito, Odio, il singolo apripista, è un pezzo punk strafottente e scanzonato.
La stanza di Junko è il brano più sperimentale, che richiama alcune cose dei Cccp, soprattutto nelle strofe declamate e nei cori costruiti su metriche irregolari.
Questione di stile è una semi ballad dalle sonorità più pulite e dalla linea melodica avvincente e a tratti ariosa.
Sei corde chiude l’ep con le sue sonorità acustiche di impronta cantautorale che accompagnano un refrain semplice ed efficace.
Diretti, tutt’altro che intellettualistici, i Noalter sanno farsi notare grazie alla loro capacità di riprendere suoni vintage e ammodernarli quel che basta per realizzare dei piccoli classici postmoderni.
Da ascoltare con curiosità e diletto, perché i Noalter riescono a dare un senso particolare a un’espressione letta e sentita fin troppe volte: punk’s not dead.
Da ascoltare (e da vedere):
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