Il diavolo è biondo e canta tra le calli
Demon Divine è il singolo d’esordio di Moran Dix, una giovane artista veneziana che mescola un pop raffinato con suggestioni gotiche e ambient e suoni elettronici
Un bianco e nero vivido. E poi i colori accesi di un molo veneziano, sotto la luce accecante del giorno o tra le ombre della sera, i portici di quartieri antichi.
E soprattutto lei: bella ed eterea con una gran chioma bionda, vestita con un abito scollato nero o in intimo, mentre corre, come se fuggisse da qualcuno o qualcosa, mentre abbraccia un uomo o attraversa a falcate la navata di una chiesa.
È la trama minima della suggestiva sequenza di immagini del video che accompagna Demon Divine, il singolo d’esordio della veneziana Moran DiX, al secolo Silvia Griggio, una cantante dotata di una timbrica fatata ed eterea, che si sposa alla grande con i suggestivi tappeti elettronici del brano, in cui si mescolano suggestioni gotiche e vaghe citazioni orientaleggianti su un ritmo spezzato dal retrogusto new age.
Sarà pure un’esordiente, la Griggio, ma è tutt’altro che improvvisata, come dimostra la sua tecnica vocale non indifferente: influenzata in origine dall’ascolto delle Signore della musica italiana (soprattutto Mina e Patty Pravo) la giovane veneta si accosta in seguito al pop rock e al nu metal, grazie all’ascolto di artisti come Garbage, Skunk Anansie, Guano Apes ed Eurythmics. Ma le sue influenze dirette sono le nuove star della musica al femminile: Florence And The Machine, Jillian Banks, Sia e Lana Del Rey.
Studia canto presso la scuola Cantarte di Padova, dov’è allieva del soprano Alessandra Mella e si esibisce in vari locali del centronord. Proprio in seguito a questa attività artistica intensa, decide di produrre musica e testi propri, assecondando la sua seconda passione: la poesia, a cui si dedica dall’età di quattordici anni.
I presupposti per una carriera degna di tale nome ci sono. Basta solo un aggancio con i circuiti mainstream ed è fatta. Questione di fortuna? No, nel caso di Moran DiX basta la bravura.
Da ascoltare (e da vedere):
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