Tutte le stelle nel cielo degli Cherries on a Swing Set
Across the Sky è l’album d’esordio del quintetto vocale orvietano: pop di alto livello e classici, anche per gli ascoltatori più smaliziati
Otto anni per il primo album possono essere tanti. Ma se questo tempo è stato speso in gavetta non fa nulla, perché alla fine quella che conta è la qualità del risultato.
E in Across the Sky, l’album d’esordio degli Cherries on a Swing Set, un quintetto vocale orvietano che è riuscito a farsi apprezzare anche all’estero, di qualità ce n’è tanta. Da vendere, appunto.
Non aspettatevi grande originalità, se non negli arrangiamenti, perché la qualità degli Cherries (i soprani Sara Palagiani e Veronica Troscia, il contralto Chiara Dragoni, il tenore Daniele Batella e Stefano Benini, basso e batteria umana) è la qualità dei virtuosi.
Across the sky è composto da otto cover e due brani inediti, i singoli The Hunting, pubblicato di recente, e L’Equilibrista, che risale alla scorsa estate, i quali aprono e chiudono il cd.
Veniamo alle cover. Alcune sono di canzoni più che famose, come Piccolo Uomo di Mia Martini o Ninna Nanna di Loredana Bertè. Grazie alla freschezza della loro visione musicale, gli Cherries riescono a detormentonizzare le due hit, trasmesse sino alla nausea dai media più commerciali.
Il segreto del quintetto orvietano è nel dinamismo con cui riescono a rendere le atmosfere pop. Perciò, nessuna meraviglia che la band riesca a dare un gran tiro ad altri due classici come Stay with me di Sam Smith e Other People, di Lp. O a dare dei tocchi eleganti e non privi di ironia a quella Pensiero Stupendo di Patty Pravo, altrimenti usurata dall’abuso radiofonico e declassata, da inno erotico-trasgressivo che era, a must dei pianobar di provincia.
Tuttavia gli Cherries danno la migliore prova di bravura mixando Eye of Tiger dei Survivor (alzi la mano chi non ricorda Rocky III) con Un’emozione da poco, il tormentone di Anna Oxa scritto da Ivano Fossati.
Gli orvietani si rivelano capaci anche di cavarsela bene con partiture più raffinate e colte. È il caso di Je ne regrette rien di Edith Piaf, resa in una versione bellissima e ariosa. O di La serpe a Carolina, efficace ammodernamento di un canto napoletano (’ngiuriata a l’ex Regina ’e Napule) dei rivoluzionari del 1799, il preferito di chi scrive. E i due brani originali? Meritano anch’essi.
Across the Sky, dedicato a molti degli artisti coverizzati (le stelle che, appunto, riempiono il cielo degli Cherries) è un album da ascoltare tutto d’un fiato e si adatta a ogni occasione.
Leggero ma profondo nei suoni, il disco è stato presentato l’11 e il 12 novembre scorsi al teatro Santa Cristina di Porano, nel cuore del Ternano. Ora è disponibile in una versione smagliante, grazie alla produzione di Paolo Novelli e godibilissimo anche su cd, che si segnala per la cover particolare realizzata da Chiara Luzi.
Già: otto anni non sono passati invano. Gli Cherries li hanno trascorsi girando mezzo mondo, tra un festival e un tour. E si sente. Eccome.
Da ascoltare (e vedere)
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