Bentornati, Robben ford vi accoglie nella sua Casa Viola
Purple House è il nuovo album del leggendario chitarrista americano: nove brani funky, blues e rock suonati con la classe di sempre
Su una leggenda vivente come Robben Ford, figlio d’arte, già sodale di Miles Davis, Dizzy Gillespie e Joni Mitchell, ma anche collaboratore dei Kiss, c’è poco da dire: per lui parlano cinquant’anni di carriera, condotta con coerenza tra blues, funky e rock, suonati con eleganza e interpretati con coerenza.
Certo è che forse nessuno, più del chitarrista californiano giunto alla soglia dei settant’anni portati benissimo, è riuscito a incarnare l’idea di una fusion di classe, garbatamente mainstream e piena di ammiccamenti ai classici.
E il recentissimo Purple House, pubblicato da Earmusic, lo conferma, a partire dal riferimento a Jimi Hendrix nel titolo per continuare col caleidoscopio di citazioni contenuto nei nove brani che compongono l’album.
Non aspettatevi grandi novità, che d’altronde Robben Ford non è tenuto a dare: ci sono i soliti fraseggi brillanti e pulitissimi, suonati in punta di plettro e polpastrello; c’è il solito grande respiro dinamico funkeggiante, eseguito alla grande da una band di tutto rispetto (composta dal chitarrista Casey Wasner, dal bassista Ryan Madora e dal batterista Derrek Phillip); ci sono, soprattutto, anni di passione e una grande tecnica messa al servizio delle emozioni.
Ed ecco che Tangle With Ya apre l’album con una rullata pigra della batteria ed evolve in un funky blues con un bel riff alla Jimmy Page contrappuntato con garbo dal sax di Tyler Summers. Da manuale l’assolo, rigorosamente blues ma arricchito di quelle inserzioni jazzate che hanno reso celebre lo stile del Nostro.
Un giro di basso efficace e corposo che si staglia sui controtempi della batteria traina What I Haven’t Done, un blues torrido dalla dinamica particolare, in cui Ford dà una lezione di minimalismo chitarristico, a riprova del fatto che nella black music velocità e virtuosismo non sempre coincidono.
Hempty Handed è una ballad lenta dalle atmosfere dilatate tipicamente West Coast e piena di suggestioni psichedeliche, in cui il blues sopravvive solo in alcuni passaggi della chitarra.
Ancora atmosfere weastcoastiane, ma virate verso il country rock, in Bound For Glory, che sembra uscita da una radio della prima metà degli anni ’70.
La rovente Break In The Chain è un esempio efficace di blues dai riferimenti western dall’attacco acustico e dal potente sviluppo elettrico, impreziosito dal duetto con la brava Shemaika Copeland.
Le suggestioni pop prendono il sopravvento nella sognante Wild Honey, in cui i fraseggi della chitarra fanno da efficace contrappunto a una bella melodia ariosa.
In Cotton Candy il funky blues riprende il suo spazio vitale, grazie al giro di basso forte e rotondo e ai lanci secchi della batteria. Il tutto decorato con classe e minimalismo dagli interventi di Ford.
L’omaggio musicale a Hendrix, accennato nel titolo, arriva in Somebody’s Fool, un funky rock sostenuto e tosto, in cui Ford alza il volume e pompa il distorsore ma non rinuncia al suo tocco jazzato.
La conclusiva Willing To Wait è un pezzo funky dalla melodia pop e dalla scansione ritmica sofisticata, a cui partecipa con un bell’assolo Drew Smithers, il chitarrista dei Bishop Gunn.
La Casa Viola di Robben Ford è accogliente, piena di comfort, di angoli intriganti e di spazi suggestivi. E, come sempre, val la pena di visitarla.
Buon ascolto davvero.
Per saperne di più:
Il sito web ufficiale di Robben Ford
Da ascoltare:
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