Rock e nostalgia, lo Spaceman fa sognare ancora
Nove gioiellini anni ’70 nel nuovo album solista dell’ex Kiss Ace Freheley
Potrebbe essere l’album della pace. Tra un Gene Simmons meno caustico e spaccone del solito e il suo ex sodale Ace Freheley, stanco a sua volta di subire gli strali dell’ex leader.
Non sono ancora i Kiss dell’annunciata (per l’ennesima volta) reunion, ma poco ci manca: Simmons ha deciso di dare una mano a Frehley nella produzione e nella scrittura del suo ultimo album solista, uscito di recente per la Eone e distribuito da Spv, di cui ha suggerito persino il nome: Spaceman.
E i risultati si sentono, anche se, va detto a onor del vero, il più è farina del sacco del chitarrista, che non sarà un virtuosissimo come chi ne ha preso periodicamente il posto nella band newyorchese (il vanhaleniano Vinnie Vincent e il tosto Bruce Kulick), ma sa decisamente il fatto suo, eccome. Non a caso, Frehley ha compensato la mancanza dei Kiss con una produzione solista di alta qualità, che ha fatto ricredere i detrattori. E Spaceman non fa eccezione: è un ottimo album di hard rock settantiano, che strizza garbatamente l’occhio ai trascorsi del Nostro ma dall’alto di un wall of sound compatto, moderno e potente.
Anche la selezione di artisti che accompagna Frehley non è proprio secondaria. Infatti, parliamo di mostri della batteria come Matt Starr, Scot Coogan e Anton Fig, che si sono incrociati più volte in passato con il chitarrista e hanno avuto a che fare a vario titolo con la saga dei Kiss.
Parliamo, inoltre, del produttore Alex Salzman, che suona il basso in due tracce e fa da corista in altrettante, dei chitarristi Ronnie Mancuso e Warren Huart, che danno qui e lì una mano all’ex Kiss e della bionda corista tuttofare Rachel Gordon.
Con questo popò di parterre sbagliare è quasi impossibile.
E lo si capisce subito a partire da Without You I’m Nothing, scritta a quattro mani con Simmons, che suona pure una linea di basso potente e distorta che porta il groove a palla: il brano è un omaggio ai Kiss degli anni d’oro, ma anche un ringraziamento ai fan e agli ex compagni di avventura.
Altrettanto kissiana la successiva Rockin’ With The Boys, un pezzone cadenzato dal coro puttanesco, impreziosita da un breve solo che ricorda alcune prodezze di Angus Young.
Con Your Wish Is My Command Frehley sposta il tiro di un decennio, grazie alla complicità di Simmons che aveva concepito il pezzo per i Kiss: il coro è decisamente ottantiano e il refrain prossimo all’aor e il solo rozzissimo e d’effetto. Sempre a proposito di puttanerie.
In Bronx Boy, il brano più duro dell’album, Frehley rievoca la propria adolescenza trascorsa nelle gang giovanili di New York: riff pesantissimo, refrain squadrato e assolo micidiale per un’autobiografia di quattro minuti di rock stradaiolo e violento.
Pursuit Of Rock And Roll è un omaggio del chitarrista agli idoli della giovinezza, dai Beatles a Jimmy Page, un’autobiografia, stavolta interiore e su pentagramma, dal tono scanzonato e dal ritmo serrato.
I Wanna Go Back è l’unica cover dell’album: un classico di Eddie Money, popstar di gran successo tra i ’70 e gli ’80, in questo caso metallizzata con garbo grazie all’ uso sapiente della chitarra.
Con Mission To Mars si torna alle coordinate musicali tipiche di Frehley: un bell’hard tosto pieno di effettacci che travolge l’ascoltatore dopo un intro sghembissimo coi suoni volutamente fuori fase.
Off My Back riprende la formula kissiana più canonica: riff squadrato un po’ alla Ac/Dc e cantato cattivo ma orecchiabile.
Chiude Quantum Flux in cui Frehley dà fondo alle suggestioni prog e psichedeliche in un bel pezzo strumentale concepito bene, arrangiato meglio e suonato alla grande con un gusto melodico non indifferente.
Da ascoltare e non solo per nostalgia, Spaceman non racconta il Frehley che fu ma lo aggiorna e lo proietta nel futuro.
Senz’altro per i fan del Nostro, un sessantacinquenne inossidabile sopravvissuto al suo successo e agli stravizi che ne sono derivati. Ma anche per gli amanti del rock genuino: dopo tanti cloni, ascoltare il groove di un originale male non fa. Anzi.
Per saperne di più:
Il sito web ufficiale di Ace Frehely
Da ascoltare (e da vedere):
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