Amornero, una resurrezione a suon di rock
La band piemontese torna con una formazione nuova e sforna un efficace ep che oscilla tra gli Zeppelin e gli Stones
Se cercate cose sofisticate, gli Amornero forse non fanno per voi. Se invece volete emozioni toste, senza troppi ghirigori, fateci un pensierino.
L’universo musicale del quintetto piemontese è diretto e rude: è un rock blues tiratissimo che strizza l’occhio agli anni ’70 e oscilla tra i Rolling Stones e i Led Zeppelin, senza tuttavia sconfinare nell’hard.
Già: il drumming di Fabio Pedolazzi – che in passato ha prestato le bacchette a Matt Cadillac & The Shoots e a Il Vile, storica stoner band piemontese – è scattante e tosto, ma mai pesante. E lo stesso si può dire del chitarrista Frank Alberganti, che predilige suoni nasali vintage e mescola rock e funky con un tocco tutto sommato leggero.
Solido e lineare l’approccio al basso di Francesco Occhipinti e piuttosto pulite le linee vocali di Emanuele Lamorte. E, ovviamente, non può mancare il tocco di classe: la voce femminile della corista Alice Randazzo, che per fortuna non gorgheggia come da inveterata abitudine di molte cantantesse ma si limita a riempire i cori e a tessere controcanti con una presenza sonora sobria e gradevole.
Questa è la ricetta base che rende interessante l’omonimo ep della band, uscito a maggio per la Native Division Records, che segue di tre anni La fata del miele, l’ep d’esordio rilasciato con un certo successo prima dello stop del 2016 e della rifondazione del 2017.
L’open track Dance Everybody chiarisce subito le coordinate sonore del quintetto piemontese: la ritmica sobria e tosta supporta un riff semplice e secco con un effetto complessivo che ricorda gli Ac/Dc settantiani. Ma lo stacco centrale e il solo di chitarra dirottano il brano verso il rock blues più canonico.
La seguente Funky Girl, in cui Alberganti dà di matto col wha wha, si muove su coordinate stilistiche nella tradizione inaugurata dalla James Gang.
Amornero, la title track, si snoda su un placido riff stonesiano (avete presente Honky Tonk Woman? La ricorda non poco…).
Miraggio è una ballad elettroacustica che ricorda un po’ i Rem degli anni ’90.
Social Fake è un apologo morale sull’alienazione da social in chiave funky rock: un gran tiro ritmico e un uso interessante dei filtri sulla voce danno al brano la classica marcia in più.
Passeggeri chiude l’album con sonorità decisamente diverse, che richiamano l’indie. Da notare che il cantato di Lamorte in questo pezzo fa un po’ il verso a Sangiorgi dei Negramaro. In questo caso il tocco funky è delegato a Occhipinti che si produce in efficaci giri slappati.
Magari non saranno la rivelazione di questo 2018 ormai alla fine, ma gli Amornero si confermano, anche nella nuova formazione, una band solida, quadrata e coinvolgente. Viscerali come richiede il genere, i cinque piemontesi sono garanzia di buone vibrazioni. Il che, di questi tempi, non è proprio poco.
Da ascoltare (e da vedere):
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