The Faith, una raccolta rimasterizzata per ricordare gli Strana Officina
In attesa del prossimo album di inediti, la band livornese ripropone i propri classici con cui ha scritto la storia del metal italiano
È difficile parlare degli Strana Officina senza incappare nella tentazione di ricostruire qualche capitolo della storia dell’heavy metal italiano, di cui la band toscana, che iniziò la propria attività a metà anni ’70 fu tra i più importanti pionieri, assieme ai milanesi Vanadium e ai marchigiani Death SS, anch’essi tornati a incidere di recente.
Le vicende tragiche che causarono lo scioglimento della band a metà anni ’90 sono piuttosto note: la morte dei due fratelli Cappanera, il chitarrista Fabio e il batterista Roberto, avvenuta in un tragico incidente stradale del ’93, stroncò la carriera della band, che chiuse i battenti nel ’95, dopo aver condensato la propria produzione in Una vita per il rock (1995), una compilation dedicata alla memoria dei due caparbi e sfortunati fondatori.
La rifondazione del gruppo, risale al 2006 ed è stata un’iniziativa del cantante Daniele Bud Ancillotti e del bassista Enzo Mascolo, a cui si sono aggiunti il chitarrista Dario Kappa Cappanera e il batterista Roberto Cappanera, nipoti dei due fratelli scomparsi.
Per celebrare la reunion fu subito pubblicata The Faith (2007, My Graveyard Productions) un’altra compilation di classici reincisi dalla nuova formazione che aveva lo scopo di riannodare i fili del discorso.
E proprio The Faith è stata riproposta di recente, in una versione rimasterizzata da Antonello Saviozzi per la Jolly Roger Records.
Questa nuova versione di The Faith non aggiunge né toglie nulla ai fan della formazione livornese, che al più hanno l’occasione di ascoltare le riletture dei vecchi successi con suoni più griffati. Ma è importante per i neofiti del metal e per chi si avvicina solo ora al vecchio underground italiano.
Viene quasi da sorridere a pensare che gli Stana Officina – i quali tra l’altro vantano anche il primato di essere stata la prima band metal a tentare il cantato in italiano – abbiano all’attivo quasi più raccolte di vecchi brani che inediti, segno di una parabola musicale tormentata, fatta di mercati chiusi e poi di nostalgie.
Ma non importa: la versione 2.0 di The Faith è comunque un bel viaggio nella storia di questi capitani coraggiosi del rock, che esordirono a spallate in una scena musicale tutt’altro che favorevole, prima dominata dal progressive e poi, a partire dagli Ottanta, dalle mode elettrodanzerecce.
La scelta dei brani, quasi tutti in inglese, copre bene tutto il periodo pre ’93. In particolare, c’è tutto l’ep The Ritual (1987) e tutto Rock & Roll Prisoners (1988), il primo album vero. Dei primissimi brani in italiano c’è la sola Autostrada dei sogni, presa dall’ep Strana Officina (1984), sfida metal all’Italia paninara dell’epoca. E poi due inediti: Profumo di puttana e Officina.
Non è davvero male ascoltare in versione riammodernata e ripotenziata classici come King Trolls, Metal Brigade, Kiss Of Death e Burning Moon, tutti esempi di metal canonico da non prendere sottogamba. Oggi, nell’epoca in cui l’heavy metal sopravvive grazie ai suoi sottogeneri e si contamina in continuazione, lo stile dell’Officina può sembrare ingenuo e datato. Ma allora, quando le carte del rock venivano distribuite dalle scene inglese e americana era tutt’altra faccenda. E i livornesi riuscirono a sintonizzarsi alla grande su quelle frequenze internazionali con un heavy di provincia ma non provinciale, avvincente e di ottima fattura.
A breve dovrebbe uscire il loro prossimo album. Intanto, godiamoci The Faith, giusto per non perdere il vizio.
Da ascoltare:
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