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Apocalypse, a lezione di power metal coi Primal Fear

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Il nuovo album della band tedesca rinverdisce i fasti del genere iniziato dagli Helloween con uno sguardo particolare agli insegnamenti dei Judas Priest

Non caschiamo nel tranello dei paragoni facili, a causa del quale l’ombra ingombrantissima degli Helloween incombe su qualsiasi cosa facciano i Primal Fear e persino su ogni singolo starnuto del loro front man Ralf Scheeepers, che ha avuto la ventura di incrociare più volte le Zucche di Amburgo.

I Primal Fear in posa macho

Semmai, a voler azzardare un nume tutelare più che presente ma mai oppressivo, ci sarebbe da citare i Judas Priest. Anzi, si potrebbe dire senza problema che i Primal Fear suonano come suonerebbero i Judas Priest se Rob Halford avesse mantenuta la sua formidabile estensione vocale.

E il recentissimo Apocalypse, uscito a fine estate per la Frontiers ribadisce in pieno la filiazione artistica.

Incurante delle mode musicali, la band teutonica si ripresenta a distanza di due anni dall’ottimo Rulebreaker con una raccolta di quindici brani (quattordici originali più una bonus track) tiratissimi ed efficaci, in cui l’ispirazione priestiana convive alla grande con gli influssi del power metal e qualche cenno di prog che tuttavia non complica né ammorbidisce il discorso musicale, sempre diretto e lineare.

La copertina di Apocalypse

In altre parole, ai Primal Fear si può rimproverare la non eccessiva originalità e la mancanza di ricerca sonora, non l’incoerenza.

Ciò detto, Apocalypse è un ottimo album di heavy metal contemporaneo, in cui la lezione dei padri fondatori è interpretata con molta perizia musicale e altrettanta convinzione del sestetto tedesco che, come gli Iron Maiden, schiera tre chitarre (il fondatore Tom Naumann, Alex Beyrodt e Magnus Karlsson, che si dedica anche alle tastiere) e sfodera una sezione ritmica di tutto rispetto, costituita dal bassista Mat Sinner e dal batterista Francesco Iovino, un altro italiano che arricchisce la legione straniera dei musicisti tricolore al servizio dei big internazionali.

Ralf Scheeepers in azione

E Scheepers è Scheepers, cioè sempre più Halford, a partire dal taglio dei capelli ad alzo zero esibito con orgoglio per finire agli acuti in screaming in omaggio al maestro di Birmingham.

Il minuto e quarantaquattro di Apocalypse (il brano) introduce in maniera inquietante la durissima New Rise, un bel pezzo di speed power metal che, in effetti ricorda qualcosa degli Helloween primissima maniera e dei Gamma Ray. Ma nel complesso, soprattutto nei tanti stop and go, il brano risulta priestiano, grazie al riffing davvero micidiale dei tre chitarristi.

Più lenta ma dal grande respiro dinamico grazie a un’efficace doppia cassa in bell’evidenza, The Ritual prosegue alla grande l’assalto sonoro dei teutonici. Scheepers non va in acuto ma sfodera un vocione rauco e cattivissimo.

King Of Madness è l’epic metal rivisto e scorretto dai Primal Fear: il brano ha un refrain melodico molto marcato e un po’ pomposo che si regge su un bel lavoro delle chitarre, che passano con disinvoltura dai riff a motosega agli arpeggi.

Con Blood, Sweat and Fear l’album ritorna allo speed melodico e un po’ epico, grazie al cantato, più arioso che nei brani precedenti.

Supernova, considerato da molti l’apice dell’album, è una semiballad con cui la band si avventura in territori più progressive. Grande atmosfera e ottimi ricami strumentali per un brano evocativo e a tratti struggente, in cui gli archi e il pianoforte sottolineano il pathos e la magniloquenza. Superba la prestazione di Scheepers.

Hounds Of Justice, singolo apripista, rialza la tensione con un riffing tesissimo che rimanda ai Priest di Resurrection.

The Beast, che combina in parti uguali forza e melodia, è un altro esempio di power metal germanico in cui la lezione priestiana è assimilata alla grande e resa in un contesto sonoro aggiornato.

Ancora atmosfere epiche nella variegata Eye Of The Storm, in cui i crucchi miscelano un caleidoscopio di suoni e di citazioni, dall’attacco epico e cadenzato alla parte centrale che accelera in chiave power e prog e sfocia in una delicatissima parte di archi che lancia gli assoli. Otto minuti di emozioni.

Cannonball è un altro esempio ben riuscito di metal priestiano cantato in inglese ma pensato in tedesco. Grande il riffing e superbo il cantato.

Fight Against All Evil si sviluppa su un mid tempo tiratissimo su cui Scheepers dà fondo all’ugola a botte di acuti.

Le sonorità si alleggeriscono un po’ su Into The Fire, che si regge su un riff di basso ipnotico e si snoda in crescendo tra i consueti stop and go.

My War Is Over è una power ballad piena di atmosfera e pathos melodico dal refrain vagamente americano.

Gran finale nel segno della magniloquenza più spinta con la versione orchestrale di Supernova, inclusa come bonus track.

I Primal Fear dal vivo

Ebbene sì, i Primal Fear sono tornati e bene, nel rispetto della precisione germanica con cui confermano il loro ritmo di un album ogni anno e mezzo.

Apocalypse è il classico album per amanti del metal vero, non diluito nei tanti sottogeneri affermatisi a partire dalla seconda metà dei ’90.

L’originalità e l’innovazione stanno altrove, ci mancherebbe. Ma chi ascolta i Primal Fear non le cerca neppure, perché vuole le emozioni e i suoni genuini. E loro li dispensano a piene mani.

Per saperne di più:

Il sito web ufficiale dei Primal Fear

Da ascoltare (e da vedere):

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Saverio Paletta, classe 1971, ariete, vive e lavora a Cosenza. Laureato in giurisprudenza, è giornalista professionista. Ha esordito negli anni ’90 sulle riviste culturali Futuro Presente, Diorama Letterario e Letteratura-Tradizione. Già editorialista e corrispondente per il Quotidiano della Calabria, per Linea Quotidiano e L’Officina, ha scritto negli anni oltre un migliaio di articoli, in cui si è occupato di tutto, tranne che di sport. Autore di inchieste, è stato redattore de La Provincia Cosentina, Il Domani della Calabria, Mezzoeuro, Calabria Ora e Il Garantista. Ha scritto, nel 2010, il libro Sotto Racket-Tutti gli incubi del testimone, assieme al testimone di giustizia Alfio Cariati. Ha partecipato come ospite a numerose trasmissioni televisive. Ama il rock, il cinema exploitation e i libri, per cui coltiva una passione maniacale. Pigro e caffeinomane, non disdegna il vino d’annata e le birre weisse. Politicamente scorretto, si definisce un liberale, laico e con tendenze riformiste. Tuttora ha serie difficoltà a conciliare Benedetto Croce e Carl Schmitt, tra i suoi autori preferiti, con i film di Joe d’Amato e l’heavy metal dei Judas Priest. [ View all posts ]

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