Tra archivi e nostalgie, l’ennesimo live dei Rolling Stones
I giganti del rock rispolverano il No Security Tour e pubblicano i due concerti di San José di fine ’98, quando ancora tenere il palco non era un problema. From The Vault: No Security è un live godibilissimo che consegna (il ricordo di) una band in gran forma
Certe iniziative artistiche ricordano quei prodotti finanziari ad alto rischio, come i famigerati derivati, i subprime o i pacchetti finanziari che di solito sono titoli emessi su altri titoli: ci si può guadagnare molto, ma se qualcosa va storto (e spesso le cose non vanno per il verso giusto) si può finire a gambe all’aria.
L’importante è sapere che si partecipa a una speculazione.
Lo stesso discorso, calato in musica, riguarda la pubblicazione a getto continuo dei materiali d’archivio dei Rolling Stones. È il caso della serie Fron The Vault (alla lettera: dallo scrigno o dal caveau) arrivata di recente al settimo capitolo con From The Valut: No Security San José ’99, pubblicato dalla Atlantic in più versioni: doppio cd più dvd o triplo vinile per tutto il mondo, blu ray più doppio cd per il solo mercato americano.
L’album immortala le ultime due date del No Security Tour conclusosi a San José in California davanti a platee di poco più di 30mila persone, quindi più contenute rispetto alle abitudini delle Pietre. C’è da dire che tour, durato da gennaio a giugno del ’99, fu imbastito per promuovere No Security che, a sua volta, è un altro live album che raccoglieva registrazioni dal Bridges To Babylon Tour.
In parole povere, un live tratto dalla turné di promozione di un altro live. Se questa non è speculazione…
Ma, a differenza dei titoli spazzatura, in questo caso la qualità c’è. Sia in termini di resa sonora, perché con la Universal non si scherza, sia perché gli Stones, che all’epoca erano alle soglie dei sessant’anni di età media, affrontavano il palco per mesi senza perdere troppi colpi.
E questo live restituisce agli ascoltatori-spettatori proprio questa situazione felice, attraverso venti brani, di cui solo due tratti da Bridges To Babylon (Out Of Control e Saint Of Me). Il resto è composto dai consueti classiconi composti a partire dalla fine dei ’60, con la sola vistosa assenza di Satisfaction.
Una scaletta in cui la band opta decisamente per la parte più bluesy della sua produzione.
La performance degli Stones, privi da circa sei anni dello storico bassista Bill Wyman, è notevole, grazie anche al loro nutrito esercito di guest musicians: il bassista Darryl Jones (già alla corte di Miles Davis e di Herbie Hancock), il tastierista Chuck Leavell (ex Allman Brothers e turnista di lusso per tutti i grandi del rock e non solo), la formidabile sezione fiati composta dai sassofonisti Bobby Keys e Tim Ries, dal trombonista Michael Davis e dal trombettista Kent Smith, e i tre coristi, Lisa Fischer, Bernard Fowler e l’ex Beach Boys Blondie Chaplin.
Con questo popò di parterre è praticamente impossibile sbagliare. E infatti i pezzi rendono alla grande. Jumpin’ Jack Flash è tiratissima e un po’ più veloce dello standard abituale, Honky Tonk Woman è simpaticamente sbracata e bella carica di incursioni degli strumentisti, Paint It Black è volutamente rozza e dura circa otto minuti, metà dei quali utilizzati da Mick Jagger per presentare la band.
Da applausi anche la parte più blues della scaletta, eseguita dagli Stones con Leavell su un mini palco in mezzo alla platea: Route 66, la cover del classico di Nat King Cole, diventa un rock blues rovente, Get Off My Cloud sfiora il rock ’n roll, per quanto è velocizzata, e Midnight Rambler è dilatata a dodici minuti di voluta rozzezza.
Sempre a proposito di voluta rozzezza, fa bella mostra di sé anche It’s Only Rock ’n Roll e la danzereccia Start Me Up acquista un tiro r&b niente male.
Gran finale sul palco principale con Brown Sugar e Sympathy For The Devil, resa in versione più funky del solito.
From The Vault: No Security è senz’altro una speculazione di quelle a cui gli Stones sono stati sempre particolarmente inclini, ma vale la pena, perché non è un documentario spacciato da live (o viceversa): un’ora e mezza circa di musica genuina, senza effetti né fronzoli. Perché una cosa va riconosciuta a Jagger, Richards e soci: il loro spettacolo principale, al netto degli abusi privati e degli eccessi mondani, è sempre stato la musica.
Per saperne di più:
Il sito ufficiale dei Rolling Stones
Da ascoltare (e da vedere):
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