The Now Now. i Gorillaz diventano più umani
Nel sesto album in studio, la band virtuale di Damon Alban abbandona le atmosfere chiassose del passato in favore di atmosfere più intimiste e rilassate. Il risultato, come al solito, è interessante…
È davvero difficile parlare solo di musica quando si ha a che fare coi Gorillaz. La band virtuale della brit pop star Damon Alban e del fumettista Jamie Hewlett è arrivata con The Now Now, uscito per la Parlophone dopo un battage essenziale, al sesto album di inediti.
The Now Now è stato concepito e ideato durante il tour di Humanz (2017) e registrato in circa un mese alla fine della primavera.
Probabilmente anche questa tempistica conferisce all’album un tono particolare, decisamente più minimale rispetto al chiassoso e orgogliosamente massimalista predecessore, carico di ospiti e sovraarrangiato all’inverosimile.
In questa ultima produzione la virata è nettissima.
Pochi, innanzitutto, gli ospiti. Tra questi, Sua Maestà George Benson, che impreziosisce con la sua chitarra (sì, la mitica gibson elettoacustica!) il funky elettronico di Humility, opener track e primo singolo, con annesso coloratissimo video.
Tappeto elettronico e synth a manetta per Tranz, in cui sono filtrate anche le voci, che emergono a malapena dal tempo disco carico e dagli arrangiamenti che strizzano l’occhio al brit pop.
Altre due ospitate de luxe in Holliwood: il reuccio del rap Snoop Dog e il padrino della house Jamie Principle. Il risultato è un ibrido tra i due generi, virato sul pop. L’atmosfera generale resta rilassata, l’ideale per far da sottofondo a una serata in un chill bar.
La supercampionatissima Kansas, grazie alle sue atmosfere sognanti e gravide di effetti, è un omaggio sintetizzato al brit pop più genuino degli anni ’90.
I tempi sincopati di Sorcererz proiettano l’ascoltatore in una dimensione più ballabile, piena di ruffianate trip hop.
Atmoferica e rarefatta, Idaho apre con un arpeggio di chitarra fingerpicking, cosa desueta nel repertorio dei Gorillaz, e civetta col country quel che basta per evocare scenari western retrò.
Con la strumentale Lake Zurich si ritorna alla dance tutta effetti, sintetizzatori e mix. Un omaggio agli anni ’80 riletti in chiave postmoderna.
Magic City è un bell’esempio di brit pop: refrain arioso e melodie in gran spolvero e la voce di Alban emerge senza filtri da un arrangiamento più pulito in cui gli archi quasi non sembrano campionati.
La struggente Fire Flies riporta al trip hop, ma con molta melodia e poco acido.
One Percent è un altro tuffo totale nell’elettronica. Niente percussioni ma solo tappeti di synth attorno alla voce filtratissima che accenna una melodia struggente.
L’elettronica e la dance si fondono di nuovo in Souk Eye, che chiude l’album con citazioni ambient e tocchi latin.
Fin qui la parte musicale di The Now Now, che può non essere quella principale. Perché, come sappiamo, i Gorillaz, come ogni creatura virtuale, hanno una storia parallela. Nel loro caso, registriamo l’ingresso di Ace al basso, al posto del terribile Murdoc Niccals, finito in galera per motivi non chiari. Si sa solo che Niccals, autoproclamato leader del Gorillaz, non ha gradito troppo la sostituzione e lo ha fatto sapere con un’intervista via sms dal carcere…
Vabbè, torniamo alla musica e buon ascolto.
Per saperne di più:
Il sito web ufficiale dei Gorillaz
Da ascoltare (e da vedere):
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