Arte e musica in memoria di Artaud
Autunna et sa rose: un concept suggestivo che mescola note, versi e immagini. Lo racconta Saverio Tesolato
Una ragazza, in cerca di un amore impossibile, vaga nel bosco vestita di rosso. E si dissolve in un lago, dove tutto si colora di rosa, il colore triste del cielo al tramonto. Autunna et sa rose, non è un gruppo. Lo è anche, ma prima ancora è un ensemble cangiante. E prima ancora di essere un ensemble è un progetto che ruota attorno a un concept, ideato da Saverio Tesolato.
Ferrarese, pianista, compositore, scrittore e matematico, Tesolato elaborò Autunna… a metà anni ’90, quando l’espressione multimediale e le sue derivazioni (multitasking ecc.) non esistevano. In Autunna… coesistono, sin dall’esordio – il concept album Sous la robe bleue del 1996 – teatro, letteratura, arte figurativa e musica. Quest’ultima, spiega Tesolato, «è il plasma emozionale che lega tra loro tutte le altre forme e le restituisce allo spettatore-ascoltatore come un unicum organico, in cui le parti mantengono una propria, peculiare, riconoscibilità ma si legano nel tutto».
Il livello intellettuale è piuttosto alto. Ma, si badi bene, è intellettualità e non intellettualismo. Dietro Autunna… ci sono ore di meditazione, anni di letture e influenze disparate ma non incoerenti, che vanno dal surrealismo al tardoromanticismo. Passando, giusto per aggiornare il discorso, per le sperimentazioni elettroniche e il noise. Su tutto, regna l’influenza di Antonin Artaud. Ma, data la complessità del progetto, impreziosito dalla voce vibrante ed eterea del soprano leggero Sonia Visentin, si tratta di una monarchia costituzionale che ha la funzione di tenere insieme gli stimoli e le ispirazioni.
Iniziamo proprio da Antonin Artaud. La sua presenza nella musica non è proprio un fatto recente. Pensiamo, ad esempio, ai Bauhaus oppure ad altri esponenti della new wave, dove l’artaudismo ha contribuito non poco a rompere i cliché del rock anni ’70.
La riflessione è giusta: il teatro della crudeltà artaudiano è stato uno stimolo importante per un’ambiente in cerca di nuove ispirazioni. Considera che, dopo l’iconoclastia del punk, negli anni ’80 si sarebbe rischiato il vuoto. Nulla di meglio di un artista di rottura per riempirlo. Tuttavia, devo dire che l’influenza di Artaud nel mio caso non è stata mediata dalla musica. Fui folgorato dalla sua opera, che lessi quando ero al liceo. Perciò posso dire che nella musica ho ritrovato Artaud ascoltando vari progetti. Ma il mio Artaud resta un’influenza di prima mano.
Sei cd in vent’anni di attività non sono tantissimi. Ma non sono neppure pochi, considerata la complessità del tuo progetto. Ovviamente sono anche le tappe della vostra evoluzione artistica. Vuoi parlarcene?
Abbiamo iniziato con un’esplorazione, in cui abbiamo provato a fondere – o, se si preferisce, a combinare – poesia e musica. Poi, man mano abbiamo aggiunto l’aspetto grafico, combinando pittura e fotografia.
E sempre affrontando la dimensione del concept.
Certo: non facciamo “solo” musica, ma esprimiamo idee, di cui la musica, ripeto, è il plasma emozionale.
Anche Autumna et sa rose fa parte di Solchi Sperimentali Italia, il doppio dvd ideato e prodotto da Antonello Cresti per tentare una panoramica sulla scena underground tricolore. Com’è nata questa collaborazione?
Antonello ha recensito alcuni nostri lavori e mi ha intervistato nel suo libro del 2015 [intitolato anch’esso Solchi Sperimentali Italia, Nda]. Poi mi ha contattato per partecipare al film. Ho aderito ed è superfluo ribadire la mia convinzione, perché sono un suo sostenitore. Dico di più: spero che Solchi Sperimentali Italia possa essere un inizio per un nuovo movimento culturale dedicato alle espressioni altre: ce n’è davvero bisogno, nell’attuale situazione italiana.
Vuoi dire che non c’è una scena ricettiva?
Parlare di scena mi sembra eccessivo. Diciamo che oggi c’è un surplus di offerta a cui non sempre corrisponde la qualità di ciò che si offre. Faccio l’esempio di Bologna: lì c’è un circuito molto efficiente ed esteso che, in effetti, offre possibilità e opportunità agli artisti. Detto questo, quest’eccesso di offerta, e mi scuso per la ripetizione, non è accompagnato da una selezione qualitativa. È vero che nell’arte è l’offerta che crea la domanda. Però occorre capire che cosa si offre, soprattutto ora che il mainstream è in crisi e ci sarebbe spazio per altre produzioni.
Gli sperimentatori musicali hanno una croce e una delizia. La croce è l’autoreclusione nelle nicchie. La delizia è che queste nicchie comunicano con facilità a livello internazionale. Anche a te è capitato con Steven Brown dei leggendari Tuxedomoon.
Si, è capitato in Sturm (2002), la nostra prima opera di teatromusica. Abbiamo anche realizzato con lui una cover di Some Guys, un brano storico dei Tuxedomoon ripreso dalla colonna sonora de Il cielo sopra Berlino. Che dire, se non che ne sono orgoglioso?
(a cura di Saverio Paletta)
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