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Forgiveness Is Yours: diventano pop i veleni di White Fat Family

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Non c’è più il fondatore Saul Adamczewski, ma la band londinese è corrosiva, caustica e politicamente scorretta come sempre. Lo conferma il loro quarto album, che propone una formula sonora più orecchiabile ma non per questo più morbida del passato

Il politicamente scorretto, più che una vocazione, sembra un ulteriore talento (quasi musicale) di Lias Saoudi, fondatore e frontman dei White Fat Family, la band londinese che da circa dieci anni inietta veleni nella scena indie rock.

Di questa attitudine, il cantante britannico ha dato prova sia come scrittore corrosivo, sia nella recente intervista rilasciata all’Indipendent, in cui ha preso di mira l’ideologia woke adottata da band come gli Idles, che a suo giudizio è poco meno di una posa fighetta per borghesi complessati.

Quanto basta per incuriosire e per invogliare all’ascolto di Forgiveness Is Yours (Domino 2024), il quarto album in studio del gruppo, il primo senza Saul Adamczewski, cantante-chitarrista, coautore e secondo frontman.

I Fat White Family

Per il resto, la formazione risulta invariata rispetto al precedente Serfs Up! (Domino 2019). Accanto a Lias, costretto al ruolo scomodo di leader superstite, resistono alla grande suo fratello Nathan, tastierista e cofondatore, il chitarrista Adam Harmer, il tastierista e fiatista Alex White, e la sezione ritmica, composta dal bassista Adam Brennan e dal batterista Sam Toms.

Cambia – com’è inevitabile a cinque e rotti anni di distanza e con un membro importante in meno – la ricetta musicale dei White Fat Family. Ora vira verso il pop e civetta con l’elettronica anni ’80.

Ma non preoccupatevi: i veleni e le corrosività, che hanno consentito al combo londinese di partecipare alla colonna sonora di Trainspotting II ci sono ancora. Solo un po’ più distillati e insaporiti (come si fa con la zolletta di zucchero nell’assenzio o il limone col sale a bordo tequila…).

Forgiveness Is Yours: undici nuove dissacrazioni dei Saoudi e soci

I zozzoni e i depravati non si facciano illusioni: niente stupri come agli esordi né storie di violenza borderline. Ciò non toglie che la nuova poetica dei Fat White Family non sia comunque disturbante e sopra le righe.

Lo dimostra il fastidiosissimo minuto e mezzo di The Archivist, costituito da uno spoken gelido su una base di suoni elettronici e fiati.

Con John Lennon arriva la prima gradevole sorpresa: Saoudi non urla né declama, ma canta bene in stile new wave su una base sonora anni ’80. E canta di Yoko Ono e di mamma Lennon e raggiunge una certa intensità. Niente male davvero.

La seguente Bullet Of Dignity, che innesta suggestioni orientali su un tappeto di synth e un ritmo ballabile ancora una volta ottantiani, evoca contemporaneamente le suggestioni che resero celebri i Simple Minds e intramontabili i Roxy Music. Genio fuori tempo massimo? Non lo sappiamo: i Fat White Family fanno quel che fanno nel 2024 e non nel 1984, quando avrebbero avuta ben altra e temibile concorrenza.

Sulla stessa falsariga ma più sperimentale Poligamy Is Only For The Chief. Il tempo è cadenzato e l’atmosfera sonora più rarefatta. Solo il sax, suonato in distorsione e a tratti dissonante, fa eccezione a un telaio armonico altrimenti delicato.

La copertina di Forgiveness Is Yours

Ma se volete una provocazione seria, non potete fare a meno di concentrarvi armati di vocabolario, va da sé – su Visions Of Pain, una specie di cover corrosiva ma efficacissima (e bhttps://www.youtube.com/watch?v=vhHTxhE1mAUen interpretata) di Águas de março, il superclassicone bossa di Antônio Carlos Jobim.

Ma i Fat White Family non sono capaci di mettere fine alle provocazioni disturbanti. Lo dimostra Today You Become a Man, due minuti e mezzo di percussioni su tempi dispari, dissonanze e armonizzazioni precarie free jazz, che fanno da base a un racconto delirante: la circoncisione subita a cinque anni da Tamlan Saoudi, il fratello maggiore di Lias e Nathan.

Religion For One è un lento suggestivo e tenebroso che evoca, anche nel cantato, Nick Cave, a riprova che i sei londinesi non tentano la via del pop senza qualche suggestione colta.

Più anni ’90 la disturbante Feed The Horse, che si regge su un tappeto minimale, percussioni schizoidi e un coro sognante. Difficile da capire? No, basta ascoltarla.

What’s That You Say è un altro tuffo nello shoegaze anni ’80, con tanto di cantato sensuale e tastierine melodico-sognanti.

Ancora più ritmata, Work si addentra nei meandri borderline della dance rock, con tanto di crescendo epico tutto falsetto e sospiri.

Chiude la minimale You Can’t Force It, che parodia con gusto le vecchie canzoncine delle colonne sonore hollywoodiane.

Un momento intenso dei Fat White Family sul palco

Fat White Family: ottima la quarta

Qualche critico ha storto il naso all’ascolto di Forgiveness Is Yours e ha accusato il quarto album dei Fat White Family di essere poco punk e variamente moscio.

Per chi scrive, invece, le virate pop di artisti nati in altri contesti possono essere una valida prova di maturità. Non dell’annacquamento ma di una maggiore raffinatezza, espressiva e compositiva, che permette a certe trasgressioni di raggiungere un pubblico più vasto.

Forgiveness Is Yours è un’ottima quarta prova per la band londinese, di cui non si può non consigliare l’ascolto. A patto, però, che i Fat White Family non facciano passare altri cinque anni prima del prossimo album.

Per saperne di più:

Il sito web ufficiale dei White Fat Family

Da ascoltare (e da vedere):

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Saverio Paletta, classe 1971, ariete, vive e lavora a Cosenza. Laureato in giurisprudenza, è giornalista professionista. Ha esordito negli anni ’90 sulle riviste culturali Futuro Presente, Diorama Letterario e Letteratura-Tradizione. Già editorialista e corrispondente per il Quotidiano della Calabria, per Linea Quotidiano e L’Officina, ha scritto negli anni oltre un migliaio di articoli, in cui si è occupato di tutto, tranne che di sport. Autore di inchieste, è stato redattore de La Provincia Cosentina, Il Domani della Calabria, Mezzoeuro, Calabria Ora e Il Garantista. Ha scritto, nel 2010, il libro Sotto Racket-Tutti gli incubi del testimone, assieme al testimone di giustizia Alfio Cariati. Ha partecipato come ospite a numerose trasmissioni televisive. Ama il rock, il cinema exploitation e i libri, per cui coltiva una passione maniacale. Pigro e caffeinomane, non disdegna il vino d’annata e le birre weisse. Politicamente scorretto, si definisce un liberale, laico e con tendenze riformiste. Tuttora ha serie difficoltà a conciliare Benedetto Croce e Carl Schmitt, tra i suoi autori preferiti, con i film di Joe d’Amato e l’heavy metal dei Judas Priest. [ View all posts ]

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