Let The World Burn Down: The Devils dal Vesuvio con furore
Garage rock, ma anche blues e hardcore nel quarto album del power duo napoletano, che continua imperterrito nelle sue trasgressioni (non solo) musicali
Immagini sataniche, sequenze sadomaso e ispirazione a cavallo tra certo pop retrò e sexploitation. Ma anche musica tosta e a suo modo ben fatta.
Fedele a queste coordinate, il duo partenopeo The Devils ha tagliato il traguardo del quarto album col corrosivo Let The World Burn Down (Go Down Records 2024), che conferma la svolta dei napoletani dal punk delle origini verso un rock blues carico di influenze metifiche, grazie anche alla produzione del mitico Alain Johannes, che conferisce all’operazione quel tocco di internazionalità che non guasta, tutt’altro.
La bionda e fascinosa cantante-batterista Erica Switchblade e il tenebroso bassista-chitarrista e cantante Gianni Blacula tornano con dieci canzoni stracariche di zolfo e miasmi cattivi, dal sound tutt’altro che minimale a dispetto della formazione ultraridotta.
Let The World Burn Down: dieci sniffate di zolfo purissimo
Il rock blues cattivissimo di Divine Is The Illusion apre l’album con un riff pesante e tamarro e una batteria rude e cadenzata, su cui Erica a volte sussurra e a volte declama la poetica antireligiosa dei The Devils.
Più pesante, anche se sulle stesse coordinate sonore, la seguente Killer’s Kiss, cantata a due voci dai due diavoli su una ritmica tribale e una chitarra taglientissima.
Mr Hot Stuff tradisce invece la recente passione per il blues del duo: è un bel boogie spedito alla John Lee Hooker, tutt’altro che ingentilito dall’interpretazione di Erica.
Big City Light è la cover sulfurea e abrasive del classico di Wilkerson Brown portata in classifica nel ’66 da Cleo Randle.
Til Life Do Us Part è una ballad sempre ispirata agli anni ’60 resa in maniera acida e con poco intimismo.
Con Roar II la musica cambia. E non è solo un modo di dire: i The Devils picchiano sull’acceleratore e si scatenano con un hardcore tiratissimo, quasi del tutto strumentale, tolte alcune farneticazioni di Erica, che tra un urlo e un altro declama il titolo dell’album.
Sempre hardcore tiratissimo nella seguente Shake ’em, interpretata dalla voce filtratissima e supereffettata di Blacula.
Il ritmo cala, ma non la durezza, in Teddy Girl Boogie, la cover di Teddy Boy Boogie, di Crazy Caravan ’N’ The Rhythm Rockers.
Di nuovo un tempo cadenzato e tribale per The Last Rebel, in cui l’interpretazione di Blacula evoca reminescenze psichedeliche.
Chiude la tenebrosa Horror And Desire, un doom anni ’70 arricchito dagli assoli di Johannes che danno un leggero tocco hendrixiano.
The Devils: attenti davvero a quei due
Potrebbero essere la versione metifica e perversa dei The White Stripes. Oppure la versione minimale dei The Cramps, ovvero Lux Interior e Poison Ivy senza il resto della band.
Faccia un po’ l’ascoltatore. Ad ogni buon conto, i due napoletani hanno colpito bene e a fondo per la quarta volta. Potenti, esagerati ma mai volgari, The Devils sono un esempio di come si possa restare underground senza pose eccessive e mantenendo una certa genuinità, a dispetto del tempo che passa (i due suonano assieme da nove anni) e della scena musicale tricolore, non sempre ben disposta verso la trasgressione spontanea. Il loro immaginario può essere bislacco e far ridere, pieno zeppo com’è di riferimenti confusi a I diavoli di Ken Russell e al cinema naziploitation, ma di sicuro non passa inosservato. Così come la loro musica, che vale più del classico ascolto.
Per saperne di più:
La pagina web dei The Devils
Da ascoltare (e da vedere):
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