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Stranger Skyes: un viaggio nel prog tricolore degli Ellesmere

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Virtuosismi a gogò e atmosfere in bilico tra la grande tradizione degli anni ’70 e il jazz rock, con una strizzatina d’occhio a Genesis e Rush nel quinto album della band di Roberto Vitelli

Ci sono i virtuosismi a profusione. Ma anche le atmosfere suggestive e le orchestrazioni impeccabili. E non dimentichiamo le melodie coinvolgenti, efficaci e mai stucchevoli. Stranger Skyes (Ams 2024), quinto album degli Ellesmere, contiene tutti gli elementi del prog, classico e contemporaneo, incluse le puntate nel rock sinfonico e nella fusion.

Gli Ellesmere, che hanno stabilizzato di recente la propria formazione, nascono come progetto solista del polistrumentista romano Roberto Vitelli, proveniente da una lunga militanza nei Taproban, dove ha suonato basso (il suo strumento principale) e chitarra.

Anche in Stranger Skyes, Vitelli si dà da fare alla grande e aggiunge ai suoi due strumenti base anche le tastiere.

Lo fa in ottima compagnia.

Innanzitutto, quella dei sodali della band: il frontman britannico John Wilkinson, che esibisce un bel timbro vocale alla Peter Gabriel vecchia maniera, il chitarrista Giacomo Anselmi, protagonista di scorribande notevolissime, e il batterista Mattias Olsson.

Roberto Vitelli

In seconda battuta, non è da meno la compagnia degli ospiti. A partire dal fiatista John Hackett (protagonista di primo piano della scena prog internazionale e fratello minore di Steve, il leggendario chitarrista dei Genesis), e dal sassofonista David Jackson, reduce dei mitici Van Der Graaf Generator. Non è proprio da mano la pattuglia di tastieristi: Clive Nolan (storico membro dei Pendragon), Tomas Bodin (noto per la sua militanza nei The Flowers King), Bob Hodges e Stefano Vicarelli.

Notevole anche l’apporto dei chitarristi: Riccardo Romano, che si cimenta alla dodici corde, e Graeme Taylor, protagonista di spessore della scena prog-folk britannica, che si dedica all’acustica.

Con questo popò di musicisti sbagliare è praticamente impossibile. E gli Ellesmere, multinazionale rock con testa e cuore in Italia, centrano il bersaglio alla grandissima. Soprattutto, lo fanno secondo i canoni prog: Stranger Skyes è un bel concept album, dedicato al dualismo tra oscurità e luce e al tema del viaggio.  

Stanger Skyes: un viaggio in sei paesaggi sonori

Un tappeto orchestrale di synth, uno stacco col Moog e poi un bel riffing in tempi dispari: è il bel biglietto d’ingresso, a cavallo tra suggestioni epiche e atmosfere genesisiane, con cui Northwards introduce l’ascoltatore nei labirinti sonori architettati da Vitelli e soci. Notevoli anche i fraseggi fusion-oriented con cui la chitarra di Anselmi domina la seconda parte del pezzo, dal break strumentale alle battute finali, prima come solista, poi come tessitrice di controcanti.

Riff vagamente metal, (ancora) tempi dispari e refrain in controtempo marchiano la sofisticata Tundra, che evoca un po’ i Rush e un po’ i Dream Theater prima maniera.

La copertina di Stranger Skyes

Originalissime le soluzioni sonore della strumentale Crystallized, che esordisce con efficaci atmosfere di chitarra acustica disegnate dalla dodici corde, che gigioneggia anche con fraseggi rag, poi evolve in un jazz rock in cui spadroneggia il sax di Jackson.

Anche la seguente Arctica brilla per originalità, grazie a un riffing cadenzato e carico di intelligenti dissonanze e soluzioni a cavallo tra l’hard alla Rush e il jazz rock.

L’epica mini suite Stranger Skyes si muove in bilico tra hard e prog con qualche strizzatina d’occhio ai Jethro Tull, grazie al flauto di Hackett, che a tratti fa il verso al mitico Anderson.

Chiude l’album Another World, altra mini suite carica di citazioni metal e suggestioni settantiane. Notevoli gli stacchi sonori jazzati e dissonanti, che fanno da cornice al cantato etereo e sognante di Wilkinson.

Ellesmere: la promessa mantenuta del prog tricolore

Stranger Skyes ribadisce una volta di più che il prog è la nicchia più importante (ma anche sottovalutata) della produzione musicale italiana.

Il super ospite d’onore David Jackson

Che non si limita, per fortuna, ai ripescaggi nostalgici dei grandi anni ’70 e ai ritorni periodici dei vecchi e indimenticabili super big (tra l’altro ottime, come hanno dimostrato le recenti incarnazioni di Banco del Mutuo Soccorso e Pfm).

Tutt’altro: esiste una scena vitale e prolifica e ben integrata a livello internazionale, di cui gli Ellesmere si confermano tra le punte di diamante.

Non un sottobosco di aspiranti turnisti pop, bensì una foresta, forse non grandissima ma comunque rigogliosa.

A Vitelli e soci si può solo augurare di continuare a credere nella direzione musicale intrapresa: vale davvero la pena. Per loro, come artisti, e per noi ascoltatori.

Per saperne di più:

Il sito web ufficiale degli Ellesmere

Da ascoltare:

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Saverio Paletta, classe 1971, ariete, vive e lavora a Cosenza. Laureato in giurisprudenza, è giornalista professionista. Ha esordito negli anni ’90 sulle riviste culturali Futuro Presente, Diorama Letterario e Letteratura-Tradizione. Già editorialista e corrispondente per il Quotidiano della Calabria, per Linea Quotidiano e L’Officina, ha scritto negli anni oltre un migliaio di articoli, in cui si è occupato di tutto, tranne che di sport. Autore di inchieste, è stato redattore de La Provincia Cosentina, Il Domani della Calabria, Mezzoeuro, Calabria Ora e Il Garantista. Ha scritto, nel 2010, il libro Sotto Racket-Tutti gli incubi del testimone, assieme al testimone di giustizia Alfio Cariati. Ha partecipato come ospite a numerose trasmissioni televisive. Ama il rock, il cinema exploitation e i libri, per cui coltiva una passione maniacale. Pigro e caffeinomane, non disdegna il vino d’annata e le birre weisse. Politicamente scorretto, si definisce un liberale, laico e con tendenze riformiste. Tuttora ha serie difficoltà a conciliare Benedetto Croce e Carl Schmitt, tra i suoi autori preferiti, con i film di Joe d’Amato e l’heavy metal dei Judas Priest. [ View all posts ]

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