The Other Side Of Mars: un esordio con vendetta
Dieci pezzi tostissimi e ben concepiti nell’album Mick Mars, l’ex chitarrista del Motley Crüe, uscito mentre il duello giudiziario coi suoi vecchi compagni di avventura entra nel vivo
«Non sono come Steve Vai: io suono cose più semplici». E ancora: «Sono solo un musicista».
Con questa modestia rara in una star, Mick Mars, l’ex chitarrista dei Motley Crüe, ha annunciato l’uscita di The Other Side Of Mars (1313, 2024), il suo atteso esordio da solista. Meglio tardi che mai, perché il Nostro ha settantun anni, a dirla tutta portati non benissimo a causa della spondilite anchilosante che lo affligge da sempre.
C’è da dire che, a dispetto delle polemiche pesantissime tra il chitarrista e i suoi ex compagni di avventure (finite tra l’altro in Tribunale), l’attesa è valsa la pena: The Other Side Of Mars, è un ottimo album di metal contemporaneo, concepito bene, suonato meglio e prodotto alla grande.
Non poteva essere altrimenti, considerati i musicisti reclutati da Mars. E cioè: il tastierista e chitarrista Paul Taylor, session man di lusso e membro dei Winger, il bassista e tecnico del suono Chris Collier, noto per le sue collaborazioni con Korn e Whitesnake, il batterista Ray Luzier, storico membro dei Korn, e i cantanti Jacob Bunton (proveniente dagli Adler) e Brion Gamboa. Il tutto, prodotto alla grande da Michael Wagener, vecchia conoscenza di Mars e dei Crüe (sua la produzione del mitico Too Fast For Love). Con questo popò di roba era quasi impossibile sbagliare. Infatti, Mars ha fatto centro.
L’invasione da Mars in dieci canzoni
Intro elettronica, riff ultrapesante e ritmica massiccia per Loyal To The Lie, singolo apripista e open track dall’atmosfera cupa. Ottima l’interpretazione di Bunton, che passa con disinvoltura dal nu metal del refrain (esasperato dai filtri vocali) al coro più melodico. Efficace l’assolo di Mars.
Addirittura più pesante, Broken On The Inside, si segnala per i cambi di tempo e il riffing tritaroccia alla Pantera. Tipicamente nu metal (quasi alla Korn), l’interpretazione di Bunton (di nuovo arricchita dai filtri) e la parte solista di Mars, con cui termina il brano.
Alone è un lento di grande atmosfera, dai toni intimisti ma mai melenso.
Cadenzata, cupa e notturna, Killing Breed rinvia agli Alter Bridge. Ottima l’interpretazione di Gamboa, che esibisce una timbrica meno dura e più calda di Bunton.
Quest’ultimo, comunque, dà una buona prova di estensione vocale in Memories, una ballad acustica accompagnata dal piano di Taylor e arricchita da un suggestivo tappeto di archi.
Col mid tempo di Right Side Of Wrong, il secondo singolo, l’album torna alle sue coordinate stilistiche: riff granitici e interpretazione vocale (sempre di Bunton) di grande intensità. Di gran gusto melodico l’intervento solista di Mars.
Più cadenzata, la massiccia Ready To Roll si segnala per il riff secco (e praticamente in controtempo) e il coro da anthem.
Undone, il terzo singolo, si regge sul contrasto tra il riffing pesante e il refrain melodico di grande intensità. Ottima l’interpretazione di Gamboa, notevole nella sua semplicità il solo di Mars.
La seguente Ain’t Go Back è un ibrido tra new metal massiccio (il refrain) e metal anni ’80 (i cori ariosi).
Chiude LA Noir, uno strumentale in cui Mars si diverte a miscelare blues e metal con grande mestiere.
Un “Other Side” di musica vera
Non è il caso di prendere posizione nella contesa giudiziaria tra Mick Mars (che sostiene di essere stato prima mobbizzato per anni e poi estromesso dai suoi ex colleghi) e il resto dei Motley Crüe (che invece puntano il dito sul declino, fisico e musicale, del loro ex chitarrista).
Comunque, non si può sottovalutare un fatto: Mars ha ottenuto una prima vittoria in Tribunale e tutto lascia pensare che la lite finirà con una transazione. E ciò fa capire che ragioni e torti siano distribuiti in maniera più complessa di quanto sembra.
Certo è che la storia dei quattro amici che fanno rock assieme da sempre e continuano a volersi bene, a dispetto degli abusi e delle cattiverie dello star system lascia molti dubbi. Anche a dispetto del racconto scanzonato fatto dal libro autobiografico e dal recente biopic, entrambi intitolati The Dirt. Anzi, a parafrasare il titolo, verrebbe da dire che di sporco, in questa brutta vicenda, ci sono soprattutto gli interessi finanziari, calcolati sui diritti d’autore milionari che la band di Los Angeles è ancora in grado di distribuire.
Ma per fortuna che la voce più grossa ce l’ha la musica. E, al riguardo, con Other Side Of Mars il chitarrista ha lanciato una bella sfida alla sua ex band, che si appresta a incidere un nuovo album con l’axeman John 5.
Questa sì che è una contesa interessante. E decisamente più costruttiva, almeno per le nostre orecchie.
Per saperne di più:
Il sito web ufficiale di Mick Mars
Da ascoltare (e da vedere):
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