A 10.000 Volts: alta tensione per il ritorno di Ace Frehley
La musica dopo le polemiche con gli ex colleghi: undici pezzi a cavallo tra hard rock melodico e aor nell’ultimo album dell’ex chitarrista dei Kiss
Allora: i suoi ex sodali dei Kiss lo perculano alla grande e lui risponde a tono. C’è da dubitare che la polemica sia genuina, perché certe polemiche sembrano fatte apposta per creare pubblicità gratuita. Al netto del gustoso scambio di insulti con Paul Stanley e Gene Simmons, 10.000 Volts (Mnrk Heavy 2024) l’ultima fatica in studio di Ace Freheley è un album che vale la pena. Sia per i fan storici del chitarrista di New York, sia, più in generale, per gli appassionati di un certo hard rock rock anni ’70-’80.
Al riguardo, è appena doverosa un’avvertenza preliminare: come già sanno i più esperti, nei solchi di questo album non ci sono virtuosismi di sorta, né chitarristici né vocali, aspetto in cui l’ex chitarra solista dei Kiss non ha mai brillato.
In compenso, ci sono energia, grinta e passione: 10.000 Volts è un album genuino e diretto, tirato a lustro come si deve dalla produzione efficacissima di Steve Brown, lo storico chitarrista dei Trixter, che si è diviso tra la consolle, le parti di basso e le parti addizionali di chitarra. Completano la formazione essenzialissima che ha accompagnato Frehley alcuni assi della batteria, tra cui spiccano Matt Starr e Anton Fig.
Il risultato è una raccolta di undici brani ben assemblati tra loro, a volte duri ma mai pesantissimi, altre più melodici e radiofonici ma mai insipidi o melensi. O, peggio ancora inutilmente ruffiani.
Il Nostro ha settantatré anni e, complice qualche eccesso di troppo del passato, a volte li dimostra. Ma questi settantatré anni significano anche e soprattutto esperienza e mestiere.
E si sentono entrambe. Eccome se si sentono.
10.000 Volts in undici canzoni
Riff massiccio e semplice che di più non si può, tempo cadenzato, cantato secco ed essenziale. Il singolo e opener 10.000 Volts si colloca immediatamente dalle parti dei Kiss più classici (e cazzuti). Il pezzo, arricchito qui e lì da fraseggi elementari e di grande effetto della chitarra, è un primo impatto di grande efficacia.
Più sinuosa e rallentata, Walkin’ On The Moon, si segnala per un’attitudine vagamente bluesy, che tuttavia non ammorbidisce la graniticità dell’insieme. Giusto una domandina per i fan storici dei Kiss: è solo un’impressione di chi scrive, oppure il cantato di Frehley tende a somigliare non poco a quello dell’amico-nemico Gene Simmons?
Introdotta da un bel tappeto di tastiere, più suggestivo che ambient, Cosmic Heart è un bell’hard su mid tempo con tanto di riffone granitico e cori potenti, che riattualizza la lezione degli anni ’70. Notevole anche l’assolo di chitarra, tosto, aggressivo ed essenziale come da tradizione del Nostro.
Più ottantiana e arricchita da qualche ammiccamento punk (magari ai Green Day), Cherry Medicine, scelta anch’essa come singolo.
Back In My Arms Again è un altro tuffo ipernostalgico negli ’80: è una bella ballad semiacustica dall’attitudine radiofonica. Un potenziale classico per la Fm vecchia maniera.
Ancora anni ’80 nella più tosta Fight For Life: riff massiccio quel che basta, tempo spedito, forte melodia e grande coro con voci armonizzate, la canzone sembra provenire dai solchi di Creatures Of The Night.
La ruffianissima Blinded parte con un coro a cappella, che rinvia un po’ ai Bon Jovi di Slippery When Wet, ma evolve in un bell’aor arioso e dal riff pesante, con la Les Paul del Nostro in gran spolvero.
Sempre aor, Constantly Cute rimanda di nuovo all’Alice Cooper più easy listening.
Altro pezzo altra citazione: nel lentone Life Of A Stranger, Frehley fa il verso a Ozzy Osbourne. Belli anche i lick e l’assolo conclusivo della Gibson.
Riff tirato, refrain in crescendo e coro ammiccante ma non troppo, Up In The Sky rinverdisce ancora la tradizione dei Kiss. Tosto e di maniera l’assolo di chitarra.
Chiude l’album Stratosphere, un pezzo strumentale carico di suggestione.
Una carriera ancora lunga per Ace Frehley
Non ci vuol molto a capire che, senza la polemica con Simmons e Stanley, 10.000 Volts avrebbe avuto meno visibilità.
Certo, Frehely non è uno che se le tiene: tant’è che, nel lanciare l’album, aveva dichiarato che avrebbe fatto sembrare imbecilli i suoi ex compagni. Come a dire che la pubblicità comparativa non è solo l’anima del commercio ma anche del rock.
Tuttavia, se ci fermiamo alla sola musica, c’è da dire che il paragone tra Ace e gli ex soci è vincente. Infatti, mentre i Kiss non incidono un album dal 2012 e si limitano a tour spettacolari, Frehley ha realizzato cinque dischi in dieci anni.
È vero che due di questi sono raccolte di cover e che l’ultimo album di inediti, il valido Spaceman, risale al 2018.
L’ex Spaceman è una delle tante rockstar anziane che sembra vivere una bella indian summer. E, forse, nel suo caso è impresa meno facile: mentre altri chitarristi e frontman possono comunque contare sulla tecnica, l’ex Kiss si può affidare solo al mestiere e alla grinta, che sono le caratteristiche più deperibili del rock. Averle sapute conservare, a dispetto degli anni e degli abusi, è un merito non da poco.
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