Artisti in protesta, “Approdi” accusa le istituzioni
L’associazione calabrese se la prende con la Regione Calabria: non ha fatto nulla per soccorrere il mondo dell’arte e dello spettacolo prostrato dalla pandemia
Artisti in protesta. Il 18 settembre si è svolta in piazza Arenella, un luogo suggestivo del centro storico di Cosenza, la manifestazione di Approdi, un gruppo di professionisti dello spettacolo.
Al centro del dibattito, moderato dalla giornalista Chiara Fazio e supportato da Slc-Cgil, lo stato attuale dell’emergenza causata dal Covid-19.
Nell’occasione, l’attrice e regista Rita De Donato haricordato il duro percorso degli scorsi mesi: dalla manifestazione del 30 maggio in numerose città d’Italia a quella a Roma del 27 giugno. In quest’ultimo caso, gli attori Carlotta Viscovo e Marco Cacciola sono stati ascoltati dai componenti della Settima commissione parlamentare.
All’allarme sono seguite le distorsioni. Una di queste è vistosa: la ripartenza post lockdown è risultata inutile per le piccole realtà. È il caso della riapertura dei teatri più piccoli: la possibilità di farvi accedere un terzo della capienza ha significato per molti non ripartire.
Sempre l’attrice cosentina ha fatto presente che la situazione non era ottimale neppure prima dell’emergenza sanitaria. Infatti, tra i nervi scoperti si deve annoverare il mancato riconoscimento delle diverse professionalità e soprattutto la mancata presa d’atto dell’intermittenza di queste professioni.
Al riguardo, occorre ricordare l’esempio della Francia, dove, sin dagli anni ’30 esiste uno statuto che consente ai professionisti dell’arte di avere tutele forti e non trovarsi senza reddito e sicurezze. Un altro passo importante sarebbe la creazione di un censimento dei professionisti dello spettacolo, perché la filiera di questo settore abbraccia innumerevoli figure lavorative, dal drammaturgo al facchino. Tutti con gli stessi diritti e doveri.
A questo proposito, Approdi ha chiesto di essere convocata dalla nuova Film Commission.
Il musicista Leon Pantarei, si è concentrato sul non ascolto delle istituzioni, accusate di rinviare da mesi i tavoli di confronto sul tema e di lasciare un intero ambiente in una vaghezza insana e pericolosa.
Le istituzioni, invece, hanno almeno l’obbligo di ascoltare i lavoratori-contribuenti che risiedono nella regione. «É un problema di ascolto», ha rimarcato Pantarei con una battuta, «forse di ipoacusia più che di sordità: il loro udito scema, quindi è il caso di tendere l’orecchio». Per l’occasione esce fuori l’esempio del ministro Franceschini,che non sapeva cosa fosse la figura del freelance. Un modo come un altro per ribadire che non si può intervenire in un settore che non si conosce e che l’unico modo di conoscerlo è dialogare con gli addetti ai lavori.
Il produttore Angelo Sposato ha sciorinato dei dati impietosi, tratti dalle statistiche della Siae: mentre nell’estate 2019 c’era una media di trecentoventi eventi al giorno, nel 2020 si è scesi a trenta. Una cifra ridicola.
I bandi ci sono, ma sono fermi. E allo stesso modo sono fermi i lavoratori e le lavoratrici. In molti hanno già dovuto fermare le proprie attività e tanti altri potrebbero non arrivare alla prossima estate.
L’attore Ernesto Orrico si è soffermato sulla sordità delle istituzioni. Ha ricordato che i fondi dei bandi dovrebbero essere spesi entro la fine dell’anno e che, essendo quasi finito settembre, si rischia di uscire dai tempi.
Infatti, se si pensa alle difficoltà delle procedure per istituire le graduatorie (e ai relativi ricorsi) si intuisce che le tempistiche sono lunghe di per sé: le graduatorie, nelle ipotesi migliori, usciranno a fine ottobre, a dicembre arriveranno quasi di sicuro delle proroghe è quindi si slitterà ancora, fino ad arrivare a marzo. E nel frattempo?
Il problema, che è collettivo e riguarda l’intera categoria degli operatori dello spettacolo, ricadrà sui singoli, che resteranno privi di quei fondi che potrebbero davvero agevolare la ripartenza vera.
Come a dire: la pandemia prima o poi (e forse più prima che poi) passerà. Ma i problemi rischieranno di restare insoluti.
Un altro aspetto messo in rilievo è l’abbandono della scena locale. «Perché difficilmente un attore o un musicista calabrese arriva ad un livello nazionale»? «Perché in una produzione cinematografica che prende i fondi pubblici non c’è nessuna maestranza locale con un ruolo di rilievo che non sia il contentino di una comparsa»? Ha chiesto in maniera non retorica la De Donato.
Una provocazione per concludere. L’ha lanciata il musicista Massimo Garritano: «Il consiglio regionale non è solo totalmente disinteressato: è spregiudicato».
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L’arte e la cultura sono Patrimonio comune e come tali vanno tutelati. Sono una l’ambito dell’azione libera e l’altra quello della formazione e della conoscenza. Gli artisti sono l’anima di una Comunità con tutto l’indotto di lavoratori che si portano dietro ed è giusto che abbiano diritti e sostegno come ogni cittadino e lavoratore.