Trenta eroine a fumetti. Una storia del progresso in pillole
Straordinarie, la graphic novel di Elleni, è dedicata alle donne che hanno cambiato il corso del mondo col loro impegno, con le loro lotte e con le loro imprese
Una volta lo si sarebbe definito un libro a fumetti. Oggi si preferisce dire graphic novel, perché fa più figo e, magari, richiama meno l’associazione tra i fumetti e il pubblico giovanile, principale consumatore del genere fino a una trentina d’anni fa.
Ma, a prescindere dalle definizioni, la sostanza non cambia per Straordinarie. Vita e imprese di 30 donne decisamente fuori dagli schemi (Beccogiallo, Padova 2019) in cui la giovane ed enigmatica fumettista Elleni racconta le vicende di trenta donne fondamentali nella storia dell’umanità.
Una lunga cavalcata ad episodi in circa millesettecento anni di storia, a partire da Ipazia, la neoplatonica alessandrina linciata dai fanatici cristiani sobillati dal vescovo della metropoli egiziana, per finire a Yusra Mardini, la giovanissima nuotatrice siriana resasi protagonista nel 2015 del salvataggio eroico dei propri compagni di fuga dal Medioriente in fiamme.
Nel mezzo, la nobildonna lombarda Cristina Trivulzio di Belgioioso, attivista e passionaria del Risorgimento. Oppure la matematica britannica Ada Lovelace, che a metà ’800 contribuì a realizzare la prima calcolatrice e anticipò alcuni concetti dell’informatica.
E ancora: le attiviste afroamericane Harriet Tubman e Rosa Parks, la suffraggetta Emmeline Pankhurst, le giornaliste Matilde Serao, Nelly Bly e Oriana Fallaci, le politiche Nilde Iotti, Tina Anselmi e Simone Veil, le scienziate Marie Curie e Margherita Hack e via discorrendo.
Una carrellata ad episodi, uno per ciascuna eroina, semplice nella narrazione e nei disegni caratterizzati da un cromatismo minimale, e perciò efficace. Già: i fumetti possono fare cultura o, almeno divulgarla, se si tengono sul piano della didascalia. E non è un caso che grandi giornalisti come Enzo Biagi abbiano scelto il fumetto come mezzo della divulgazione storica.
Ma la scelta didascalica non sacrifica il valore artistico del fumetto se l’autore riesce a mantenere la propria personalità. Come appunto ha fatto Elleni, che è riuscita a rendere il suo approccio grafico essenziale una firma, una specie di marchio di riconoscibilità.
E i contenuti? Per fortuna in Straordinarie non ci sono tirate pseudofemministe né moralismi radical chic a buon mercato, perché le trenta protagoniste non sono eroine femministe. Intendiamoci, queste ci sono pure, ma sono una minoranza. La ciccia del volume è altrove: cioè nel ricordo di figure femminili grandiose, ognuna delle quali ha dato un valido contributo all’umanità grazie alla propria opera nel proprio campo specifico.
Un ricordo importante, soprattutto nella nostra epoca senza memoria, in cui la semplice appartenenza a un sesso (o, come usa tanto oggi, la scelta di esso) sembra essere diventata un programma politico.
No, nell’era del postfemminismo e degli imperativi gender è giusto ricordare che si è grandi perché si è fatto davvero qualcosa di importante (fuori dagli schemi, appunto) e questo qualcosa è tanto più importante quando lo si realizza in situazioni difficili.
Di sicuro era una situazione di partenza difficile l’essere donna per dedicarsi al giornalismo o, addirittura, inventarne dei canoni (come nel caso della Serao). E per le donne di colore era più difficile battersi per i diritti civili, visto che la società afroamericana era più sessista (ricordate Il colore viola di Spielberg?) di quella dei bianchi. A tacere delle difficoltà incontrate dalle donne nelle scienze, dato che il mondo accademico è stato un santuario maschile per secoli.
È questa la morale minima, eppure necessaria, di Straordinarie, che con grande semplicità dà una lezione severa a un certo estabilishment culturale.
Questo libro, innanzitutto, ricorda che determinati diritti sono conquiste. E ricorda, soprattutto, chi questi diritti li ha conquistati, con la determinazione e lo spirito di sacrificio dei grandi pionieri.
Solo un fumetto? Ma proprio no…
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