Ci salvò la vittoria. A proposito dei conflitti etnici tra italiani e austriaci in Trentino
Esiste un’ampia mole di prove che conferma le persecuzioni etniche contro gli italiani volute dall’Austria imperiale. I piani di germanizzazione forzata della maggioranza italiana dei sudditi asburgici furono esasperati dalla Grande Guerra e vennero sventati dal successo italiano a Vittorio Veneto
La regione conosciuta come Trentino è italiana ovvero latina sin dall’antichità romana, quando era nota con il termine Tridentum, vocabolo impiegato dall’evo antico sino al Medioevo ed oltre per indicare la città di Trento e per estensione il suo territorio.
[Sull’uso di questo termine in epoca medievale, l’articolo di F. Leonardelli, Comunitas Tridenti: documenti relativi a istituzioni e territorio cittadini anteriori al 1230, in Per padre Frumenzio Ghetta o.f.m : scritti di storia e cultura ladina, trentina, tirolese e nota bio-bibliografica: in occasione del settantesimo compleanno, Vigo di Fassa 1991, pp. 335-374].
Il toponimo Trentino è la forma in italiano del termine vernacolare che era adoperato dagli abitanti per definire sé stessi, il cui primo impiego letterario è attestato in uno scritto d’un cancelliere del principato di Trento, Francesco Vigilio Barbacovi. Il principato vescovile Tridentino ossia di Trento, denominato formalmente Archidioecesis Tridentinus, esistette dal 1027 fino al 1801. Esso comprendeva quasi l’intero l’odierno Trentino e buona parte dell’odierno Alto Adige. [fonte: A Castagnetti–G. Varanini (a cura di), L’età medievale, in Idem, Storia del Trentino, Bologna 2004, vol. III]. Soprattutto, il popolamento della regione è sempre stato nella sua quasi totalità italiano.
In questo contesto storico di lungo periodo, l’occupazione della casa d’Asburgo, a cui si pervenne per il tramite delle progressive usurpazioni del Land del Tirolo (territorio in origine interamente a nord del Brennero) in terra altoatesina e trentina, ebbe caratteri intrusivi e riconosciuti come tali già secoli addietro. Persino Giuseppe Frapporti, che scriveva sotto il dominio dell’impero d’Austria, in una sua ricostruzione della storia del Trentino descrisse l’aggressività dei tirolesi e dei loro signori nei confronti degli italiani [G. Frapporti, Storia e condizione del Trentino nell’antico e nel medio evo, Trento 1840; cfr. ad esempio le pp. 335 sgg.].
Il periodo in cui però l’impero perseguì scientemente il progetto di de-italianizzare il Trentino fu quello del 1866-1918. L’imperatore Francesco Giuseppe aveva ordinato di procedere alla sistematica “germanizzazione e slavizzazione” del Trentino, della Dalmazia e della Venezia Giulia, con una decisione formalizzata nel Consiglio della Corona del 12 novembre 1866. Il verbale recita testualmente: «Sua Maestà ha espresso il preciso ordine che si agisca in modo deciso contro l’influenza degli elementi italiani ancora presenti in alcune regioni della Corona e, occupando opportunamente i posti degli impiegati pubblici, giudiziari, dei maestri come pure con l’influenza della stampa, si operi nel Tirolo del Sud, in Dalmazia e sul Litorale per la germanizzazione e la slavizzazione di detti territori a seconda delle circostanze, con energia e senza riguardo alcuno». [Die Protokolle des Österreichischen Ministerrates 1848/1867. V Abteilung: Die Ministerien Rainer und Mensdorff. VI Abteilung: Das Ministerium Belcredi, a cura di S. Malfèr, Wien, Österreichischer Bundesverlag für Unterricht, Wissenschaft und Kunst 1971; la citazione originale in tedesco compare alla Sezione VI, vol. 2, seduta del 12 novembre 1866, p. 297].
Le misure ordinate dal Kaiser ricevettero senz’altro applicazione. Già nel 1866 il luogotenente del Tirolo, il principe Lobkovitz, ed il consigliere aulico a Trento, il conte Hohenwart, avevano avviato un programma scolastico di germanizzazione della zona mistilingue altoatesina e d’introduzione della lingua tedesca nelle scuole trentine. Nel gennaio del 1886 il luogotenente del Tirolo, Widmann, scriveva al primo ministro Taaffe per ribadire che la germanizzazione era utile all’impero, per cui l’insegnamento nelle scuole trentine doveva essere a ciò indirizzato. [Una descrizione della situazione in cui vivevano i trentini sotto l’impero si ritrova in A. Sandonà, L’irredentismo, vol. II (1878-1896), Bologna 1938].
Osserva il professor Luciano Monzali, storico autore d’un capitale studio sulla slavizzazione forzata della Dalmazia: «Il governo di Vienna non era ostile alla progressiva germanizzazione di parte del Tirolo italiano in quanto la riteneva uno strumento per contrastare le mire territoriali dell’Italia sul Trentino; non a caso aveva favorito l’apertura di scuole tedesche nella regione» [L. Monzali, Italiani di Dalmazia, Firenze 2011, pp. 145-146].
Presero ad operare con l’appoggio delle autorità imperiale associazioni nazionalistiche germaniche. Il Comitè zur Unterstutztung der deutschen Schule in Welschtirol, che aveva per sua ragione sociale la fondazione di scuole tedesche nel Trentino, ricevette un finanziamento personale da parte di Francesco Giuseppe. L’associazione Deutscher Schulverein formulò il progetto di germanizzazione di parte del Trentino, lungo la linea di Luserna, Folgaria, san Sebastiano, Valsugana, Valle del Fersina, val del Cadino, val di Fiemme. Se tale piano fosse stato realizzato si sarebbe così diviso in due il popolamento italiano della regione. Il Tiroler Volksbund, il cui primo obiettivo fu germanizzare il Trentino, riuscì ad impedire l’apertura di scuole pubbliche od asili infantili in lingua italiana in alcuni comuni. [A. Ara-E Kolb] (a cura di), Regioni di frontiera nell’epoca dei nazionalismi, Bologna 1995, pp. 160 sgg.].
All’interno del Tirolo austriaco (comprendente il Tirolo storico a nord del Brennero, l’Alto Adige ed il Trentino) gli italiani erano discriminati sul piano rappresentativo in un triplice modo.
Primo, il Trentino era stato inserito forzatamente in una ripartizione amministrativa (creata nel 1815 e contraria alla storia), che era a maggioranza tedesca. Le richieste d’autonomia del Trentino dal Tirolo furono avanzate dagli italiani dall’inizio del secolo XIX fino alle soglie del primo conflitto mondiale, sempre respinte dalle autorità centrali.
Secondo, il sistema elettorale era congegnato in modo da favorire i germanici. La Februarverfassung del 1861, che impose la legge vigente sino al 1908, fondava un sistema di rappresentanza detto degli interessi, delle curie e delle classi (Interessen-Klassen-und Kurien Vertretung), che nel Tirolo austriaco avvantaggiava i tedeschi a scapito degli italiani.
Terzo, i i trentini erano sottorappresentati nella Dieta di Innsbruck anche in rapporto al totale percentuale della popolazione del Tirolo: ad esempio, nel 1816, al momento dell’annessione dei due antichi principati ecclesiastici di Trento e Bressanone nel Tirolo, il Trentino ottenne soltanto 7 seggi su 52 della dieta, ossia una percentuale inferiore a quella della popolazione italiana in confronto a quella complessiva “tirolese”.
[S. Benvenuti, L’autonomia trentina al Landtag di Innsbruck e al Reichsrat di Vienna, Trento 1978; R. Schober, La lotta sul progetto d’autonomia per il Trentino degli anni 1900-1902, secondo le fonti austriache, Trento 1978, a cura della Società di studi trentini di scienze storiche, XXXI; E. Sestan, Le riforme costituzionali austriache nel 1860-1861, in La crisi dell’Impero austriaco dopo Villafranca, Trieste 1957].
Di fatto, gli italiani del Trentino furono così sottoposti ad una autorità sia centrale sia locale che era etnicamente loro estranea e che perseguiva interessi opposti ai loro sul piano nazionale.
La pressione contro il gruppo etnico italiano giunse all’apice nella prima guerra mondiale. Ad esempio, un recente studio di Gerd Pircher contribuisce a documentare quale destino si progettasse per il Trentino durante il primo conflitto mondiale: una volta ottenuta la vittoria si doveva conservare parzialmente la giurisdizione militare, proclamare il tedesco come unica lingua ufficiale, imporre il tedesco nelle scuole, procedere ad una epurazione dell’amministrazione, germanizzare i toponimi e le insegne (come già s’era iniziato a fare), favorire l’immigrazione austriaca con fini di colonizzazione ecc. Questi piani erano sostenuti da una cerchia di militari, capeggiati dall’arciduca Eugenio e dai generali Alfred Krauss e Viktor Dankl, che si proponevano la snazionalizzazione del Trentino e la sua germanizzazione, ritenendo praticamente ogni italiano un individuo potenzialmente ostile all’impero ed internando o deportando chiunque fosse ritenuto politicamente inaffidabile. L’ideologo di questi tre generali era Michael Mayr, professore di storia all’università di Innsbruck e più volte eletto al parlamento di Vienna ed al consiglio regionale del Tirolo, autore del libro Die Entwicklung des Italienischen Irredentismus in Tirol, che trattava dell’irredentismo italiano nell’attuale Trentino-Alto Adige. Le autorità militari procedettero da subito nel 1915 allo scioglimento di moltissime associazioni italiane. Seguirono poi l’invio al carcere od al confino di buona parte della classe dirigente trentina e la deportazione di molte migliaia di italiani (beninteso italiani di nazionalità, ma giuridicamente sudditi asburgici) in campi d’internamento lontanissimi dal Trentino. Si passò poi anche alla germanizzazione della toponomastica e delle insegne. Gli alti comandanti militari elaborarono un piano organico che doveva stroncare definitivamente l’irredentismo e che era una mescolanza di militarismo e snazionalizzazione. Il cosiddetto Bekämpfung des Irredentismus (Lotta all’irredentismo) suggeriva di adottare il tedesco come sola lingua ufficiale, di ridurre le spettanze delle amministrazioni locali a vantaggio dello Stato centrale, di demandare alla magistratura militare il compito di perseguire i reati politici anche dopo la fine del conflitto quindi in tempo di pace, d’imporre l’addestramento militare di massa agli abitanti etc. Queste proposte furono parzialmente accolte dal parlamento regionale del Tirolo, che votò nel 1917 una sua deliberazione con cui stabiliva che la lingua ufficiale avrebbe dovuto essere solo quella tedesca e che questo avrebbe riguardato anche le istituzioni scolastiche. Inoltre si proponeva di mantenere anche dopo la fine della guerra la misura di “stato d’assedio” nel Trentino.
[G. Pircher, Militari, amministrazione, e politica in Tirolo durante la prima guerra mondiale, Societa di Studi Trentini di Scienze Storiche, Trento 2005. Essa è la traduzione in italiano dell’opera originale Militar, Verwaltung, und Politik in Tirol in Estern Welkkrieg, Universitatsvelag Wagner, Innsbruck 1995].
Fu la vittoria italiana nella Grande Guerra ad impedire di portare a compimento il progetto, già intrapreso, di cancellazione dell’identità storica e culturale del Trentino.
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C’é un limite di parole per scrivere? Sennò vi scrivo per e mail. Mi dica lei è grazie
Egregio Vesco,
non censuriamo nessuno. Se vuole risponda pure, ma non qui. Invii il suo commento alla mail redazionale. Lunghezza massima, mille parole.
Tra nozioni giuste, sbagliate e molte altre assenti, già dal titolo dell’articolo si capisce dove si vuole parare il discorso. Questa non è informazione, bensì una volgare e artefatta ricostruzione di alcune vicende storiche del territorio trentino e regionale. L’autore dello scritto evidentemente non prova vergogna nello scrivere certe boiate, e se è vero che vi è libertà di pensiero e di parola, ciò non significa che è lecito scrivere argomentazioni di natura storica senza un minimo di onestà intellettuale.
Egregio (o Egregia) Vesco,
dissentire è un diritto, polemizzare anche. Soprattutto per noi dell’IndYgesto, che ci proponiamo una lettura rigorosa dei fatti con la consapevolezza di non avere la verità in tasca.
Detto questo, mi permetta di non essere d’accordo non tanto con ciò che dice (ognuno ha il diritto alle sue opinioni), ma con il modo in cui lo dice: Marco Vigna, l’autore dell’articolo da lei vituperato, è uno studioso bravo e onesto. Non a caso, ha corredato il suo scritto di citazioni e riferimenti bibliografici.
Lei, al contrario, non ha neppure indicato quali sono le “boiate” che Vigna, tra l’altro ricercatore pignolo e storico professionista, avrebbe scritto. Né ha argomentato il perché le parti dell’articolo su cui è in disaccordo sarebbero boiate.
La libertà di pensiero e di parola è un valore sacrosanto, perciò pubblico anche questa sua esternazione, sebbene sia immotivata e, mi permetta ancora, offensiva.
Inoltre, ciò che è lecito scrivere sull’Indygesto lo decide chi collabora al magazine in maniera corale, non certo lei. E ciò vale anche per l’onestà intellettuale, di cui lei, a giudicare dei toni e dai modi, non è buon giudice.
Per il resto, giro la Sua a Vigna, che deciderà in autonomia se risponderle nel modo che riterrà più opportuno.
Saverio Paletta
Bondi. Grazie della risposta. Avrò modo e spero a breve di scrivervi in maniera più dettagliata in merito alle argomentazioni. Sono davvero felice della sua risposta, che dimostra sensibilità. Se vuole cancelli pure il mio messaggio, vi riscriveró prossimamente. Col telefonino non è semplice fare annoecommenti lunghi.
“In questo contesto storico di lungo periodo, l’occupazione della casa d’Asburgo, a cui si pervenne per il tramite delle progressive usurpazioni del Land del Tirolo (territorio in origine interamente a nord del Brennero) in terra altoatesina e trentina, ebbe caratteri intrusivi e riconosciuti come tali già secoli addietro”
la contea del Tirolo andava da quello che oggi è il Sud Tirol/Alto Adige fino a Kufstein (Nord Tirol), Fu dato in eredità all’Imperatire d’Austria dall’ultima contessa del Tirolo Margareth Maultasch, perchè senza eredi: Il Trentino è stato invece un territorio “annesso” e quindi non faceva parte dell’impero d’Austria e Ungheria;
per dire mentre i sudtirolesi avevano una milizia territoriale e durante le guerre combattevano difesa della loro terra, i trentini (anche i civili) dovevano andare su fronti lontani (nella prima guerra mondiale ai confini con la Russia, anche i civili trentini sfollati erano stati trasferiti lì)
Spesso leggiamo o sentiamo certe esternazioni o interpretazioni di fatti legati alla storia del territorio di Trento secondo la visione di una ricostruita storiografia ‘ad hoc’ trentina, in certo modo “utile” alla diffusione di certi miti nazionali (o nazionalisti) che giustificano l’appartenenza attuale del territorio meridionale tirolese all’interno dello stato italiano o il discorso “anti-autonomista” di certi gruppi politici. Sono gli argomenti del tipo “Qui si parlava l’italiano e la gente voleva restare con l’Italia”, “Il principato era terra di lingua italiana e non tirolese”, “Nostri soldati furono poveri italiani nelle file dell’esercito austro-ungarico”.
Sono queste faziosità che rendono difficili le relazioni di Trento verso nord, con il mondo al quale la storia tridentina è testimone dell’appartenenza volontaria. Ma come sarebbe possibile uno stato così all’interno del Reichkreis (Circolo Imperiale) austriaco, territorio diretto degli Asburgo nel Sacro Impero e Trento lo sarà già nel 1363 con le vicende di Margherita di Tirolo e Leopoldo d’Asburgo quando tutto il territorio della contea con i principati (Confoederatio Tirolensis) diventa terra legata al ducato degli Asburgo e perciò giurisdizione diretta della Casa d’Austria. Tale unione verrà confermata nel 1511, nel 1815 e nel 1866 e Trento sara legata al Reichkreis austriaco fino al 1918, perché sono stati gli Asburgo a garantire la sovranità dei principi-vescovi, legittimi Signori.
Contro Venezia nel 16. secolo il territorio di Rovereto venne difeso dalle armi austriache e dai volontari Schützen legati al Principato di Trento. Il Landlibell aveva stabilito che la difesa territoriale tirolese veniva fatta su richiesta del Principe-Vescovo di Trento. Si può dire senza nessun timore di errore che senza Trento e la sua politica legata al mondo germanico non sarebbe possibile una regione storica del Tirolo (non dimentichiamo l’antichissima ‘volontà’ bavarese di annessione).
https://suedtiroler-freiheit.com/2015/12/22/a-proposito-di-austria-e-di-autonomia-trentina/
Egregio Boni,
Ammetto anche l link di pura propaganda politica che ha allegato al suo post. In altri tempi, qualcuno Le avrebbe dato dell'”austriacante”.
Ora che, per fortuna, quei tempi sono lontani e la mentalità è cambiata, mi permetto di farLe sommessamente notare che l’articolo a cui Lei rivolge critiche non sostanziali è il prodotto del lavoro di uno studioso che ha scandagliato molte fonti e, guarda caso, le cita tutte.
Per questo La invito a ragionare in maniera più professionale: citi anche Lei fonti altrettanto serie e apriremo il dibattito.
A voler rispondere a tifoseria con tifoseria, mi permetto di dirLe che Trento gode con l’Italia di molte più autonomie e libertà di quante ne avrebbe dall’Austria.
E che i cittadini di lingua tedesca hanno una libertà di dir male dell’Italia di cui non è immaginabile la reciproca.
Grazie per l’attenzione,
Saverio Paletta