Dal successo alla metamorfosi. I grillini dietro le quinte
Nicola Biondo e Marco Canestrari sono due ex insider del Movimento 5 Stelle, di cui raccontano la storia in maniera inedita nel loro “Supernova”. Luci (poche) e ombre (molte più di quanto non si creda) di una parabola politica sorprendente, nata dall’intuizione di un outsider delle telecomunicazioni e dalla verve di un comico
Chissà se Beppe Grillo avrebbe immaginato, agli albori della carriera di opinion leader, che il suo movimento e lui stesso sarebbero diventati oggetto di inchieste non diverse da quelle verso (e a danno) terzi che hanno reso a dir poco celebre il suo blog.
Certo, uno spunto critico nei confronti di Supernova, il libro-verità, divertente e amaro a metà tra il dossier e il racconto autobiografico sul Movimento 5 Stelle pubblicato da Ponte alle Grazie alla vigilia delle ultime Politiche, ci sarebbe: i due autori, il tecnico informatico Marco Canestrari e il giornalista Nicola Biondo, sono due insider rei confessi del Movimento.
E non parliamo di figure di secondo piano: Canestrari, tuttora iscritto al Movimento (salva qualche espulsione dell’ultimo minuto), è stato uomo di fiducia di Gianroberto Casaleggio, per conto del quale ha dato un contributo tutt’altro che secondario al successo del blog, diventato prima un punto di riferimento della controinformazione e poi la levatrice dei 5 Stelle; Biondo, invece, è quel che si dice una firma nota del giornalismo d’inchiesta: già cronista giudiziario per l’Unità, già collaboratore di Carlo Lucarelli, consulente giudiziario e docente di giornalismo, ha gestito la comunicazione dei pentastellati alla Camera. Troppo facile, allora, puntare il dito sui due e accusarli di aver fatto una ritorsione verso i propri ex compagni di cordata.
Ma di fronte a un libro che passa al setaccio dall’interno la storia del Movimento di Calaleggio e Grillo, occorre porsi un’altra domanda, vitale quando sono in ballo interessi pubblici di importanza primaria: è vero o no quel che racconta Supernova?
Attenzione: sono ammesse, nel rispondere, anche le vie di mezzo, perché basterebbe che solo la metà di quel che affermano i due autori fosse confermata per gettare tinte fosche sulla più incredibile parabola politica italiana del nuovo millennio.
Il problema, in altre parole, è dimostrare la falsità delle denunce del libro. E l’impresa si rivela piuttosto ardua, perché i due autori mirano a provare senza livore ma con un filo d’ironia ogni singola affermazione, indicando circostanze e pezze d’appoggio, Riga per riga. E pazienza se tra le righe di Supernova traspaiono la delusione e lo sdegno: in fin dei conti, questo non è un saggio scientifico ma una ricostruzione giornalistica, avvincente e rigorosa.
Certo, libri come questo sono scritti sempre con un occhio al mercato, soprattutto quando lo si raggiunge dopo aver penato mesi in cerca di un editore, com’è capitato a Canestrari e Biondo. E ciò spiega sia il clamore degli strilli che hanno preceduto il lancio («Questo è un noir politico»), sia l’impostazione un po’ moralistica con cui i due formulano le proprie accuse: infatti, si parla di tradimento, operato dai vertici della Casaleggio e associati e dai big emergenti, Di Battista e Di Maio, nei confronti dei militanti e, soprattutto, del programma originario, che ha consentito a Grillo & co. di capitalizzare la rabbia di milioni di italiani e di trasformarla in una massa d’urto politica inedita. E allora: niente più partecipazione né democrazia diretta: sono bastati cinque anni, quanti sono passati tra la prima affermazione esplosiva dei grillini nelle politiche del 2013, alla superconferma del 2018 che, grazie all’implosione del Pd, ha trasformato le rumorose e impreparate reclute della Casaleggio nel primo partito politico del crepuscolo della Repubblica.
Ovviamente, questi sono solo argomenti acchiappapubblico, perché il valore del libro risiede, essenzialmente, nella sua forte testimonianza.
Una testimonianza duplice.
Innanzitutto, quella aziendale di Canestrari, entrato giovanissimo alla corte di Casaleggio, per conto del quale ha contribuito a trasformare il blog di Grillo in un prodotto giornalistico compiuto, in particolare attraverso una martellante attività di videomaking. Il ricordo del giovane ex studente di ingegneria elettronica copre il periodo che va dagli esordi del blog, culmina nel primo, mitico Vaffaday ed esplode nella legislatura del 2013.
È un racconto importante, il suo, perché vissuto da dietro le quinte della Casaleggio e associati e consente di ricostruire nei dettagli le scelte aziendali del compianto manager e l’intreccio tra interessi economici e politica (o, senza neppure troppa malignità interessi economici perseguiti con mezzi politici) della piccola azienda milanese di telecomunicazioni.
Ed ecco che emergono dettagli interessanti che consentono di scoprire una linea di continuità altrimenti difficilmente rintracciabili: ad esempio, la Casaleggio, racconta Canestrari, curò la comunicazione di Antonio Di Pietro e di Italia dei Valori, che raggiunse il suo massimo storico nelle Europee del 2009 e nelle Regionali del 2010 proprio facendo leva sulle stesse tematiche giustizialiste divulgate all’epoca da Grillo e che in mano ai 5 Stelle sarebbero diventate esplosive. Inoltre, per fare un altro esempio, oltre al blog di Grillo la società di telecomunicazioni curava il marketing di gruppi bancari e intesseva rapporti spregiudicati con multinazionali (magari dello stesso tipo che i grillini criticavano pubblicamente), oppure gestiva siti di fake news.
Contraddizioni che la scomparsa del supermanager non avrebbe attenuato e, anzi, si sarebbero acuite col varo della Piattaforma Rousseau, detenuta da un’associazione che è praticamente la copia carbone della Casaleggio e associati, finita in mano di Davide, il figlio del fondatore scomparso nel 2016.
La seconda testimonianza, quella di Nicola Biondo, è più politica. Biondo non ha mai aderito formalmente al Movimento, ma ne è diventato responsabile della comunicazione su chiamata diretta di Grillo e Casaleggio. Il suo è il ricordo di un professionista (e che professionista) costretto a barcamenarsi tra i desiderata del manager e le bizzarrie, non tutte in buonafede e dovute a inesperienza, dei gruppi parlamentari grillini, raramente all’altezza dei compiti.
Biondo ha potuto assistere da una postazione più che privilegiata alle lotte di potere interne a un ambiente che si è proposto agli elettori predicando purezza e che invece ha praticato manovre e camarille a cui neppure i vecchi partiti erano arrivati durante la fase terminale della prima repubblica.
Ed ecco che dalle prime fucilazioni sommarie (a partire da quella subita dalla senatrice Adele Gambaro, rea di aver criticato anzitempo la comunicazione politica di Grillo) all’uscita dell’ex comico, sganciatosi dalla Casaleggio dopo la morte di Gianroberto e poco prima delle ultime Politiche, i pentastellati sono stati protagonisti di una trasformazione politica forse più stupefacente e comunque meno conosciuta ai più del loro stesso successo.
Per entrambi questa trasformazione, che è culminata nella leadership pressoché assoluta di Di Maio, agevolata da quella discutibile fase di transizione che è stata il direttorio, e nell’affermazione di Di Battista e Fico (forse il meno impresentabile dei nuovi leader) e infine nell’egemonia dell’azienda Casaleggio sul Movimento, con modalità ed esiti inimmaginabili persino nel peggiore berlusconismo.
Possiamo tranquillamente chiamare tutto questo tradimento o morte degli ideali originari dei 5 Stelle. Ma in realtà si può andare oltre la lettura – diciamolo pure: brillante – di Canestrari e Biondo e dire che questa involuzione era già implicita nelle premesse di un partito nato sì al di fuori della politica ma non come espressione della società civile bensì della new economy. Sono diventati un partito come tutti gli altri? No, peggio: i partiti tradizionali, anche nella forma leggera della Seconda Repubblica, sono comunque delle oligarchie di potere caratterizzati da dialettiche accese e da equilibri interni. I pentastellati, invece, sono riusciti a realizzare un sistema chiuso, a dispetto della libertà della rete, e un cesarismo di cui né Berlusconi né Renzi si sono dimostrati capaci.
E allora, è falso quel che affermano i due autori di Supernova? Il dilemma di questo brillante libro inchiesta è tutto qui.
I due autori ripetono qui e lì un monito, come se fosse un mantra: se solo i giornalisti e i media si fossero accorti per tempo, se solo certe cose fossero state denunciate ecc.
Ma occorre dire che la struttura del Movimento 5 Stelle, voluta in questo modo proprio dai suoi fondatori era così stagna che difficilmente sarebbero potute scappare informazioni preziose. Ora, grazie a Canestrari e Biondo, queste informazioni ci sono e costituiscono un ottimo punto di partenza, pieno di ottimi spunti da approfondire, anche ben oltre il semplice discorso giornalistico.
Supernova non è solo un titolo ma anche una metafora: le supernove, infatti, sono le esplosioni di energia e di luce prodotte dalle stelle di grandi dimensioni quando collassano. La luminosità è quindi solo una forte apparenza che prelude la morte.
Ma il peggio viene dopo: quando cessa la luce e iniziano le radiazioni…
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