La guerra e il suo racconto autentico. Benedetta Sabene smantella la propaganda Nato
L’Ucraina non ha le carte in regola per considerarsi una democrazia occidentale. Il Paese è supercorrotto (quasi più dell’aggressore russo) e rigurgita di movimenti neonazisti. La scrittrice romana aggredisce molti luoghi comuni nel suo “Ucraina. Controstoria del conflitto. Oltre i miti occidentali”, un piccolo manuale di informazione a tutto campo
Sul conflitto in Ucraina è intervenuta in modo simile ad Alessandro Orsini. Ma lo ha fatto comunque con un taglio originale.
Nel suo Ucraina. Controstoria del conflitto. Oltre i miti occidentali (Meltemi, Milano 2023), Benedetta Sabene smantella i luoghi comuni prodotti dalla propaganda (dell’Ucraina e della Nato) e filtrati nei media mainstream italiani.
Ormai, molti aspetti dubbi – a volte fake vere e proprie – della narrazione mediatica, denunciati sin da subito da Orsini e poi da Sabene sono caduti come pere marce.
Quasi nessuno si beve più la storia del paese aggredito dal tiranno o, peggio, dall’imperialista mannaro. Anzi, ad approfondire un po’, si scopre che l’Ucraina non è proprio un modello di democrazia occidentale e che, anche senza conflitto sarebbe stata fuori dagli standard per l’ingresso nell’Ue e nella Nato.
Ancora: Quasi nessuno si beve più la storia dei russi distruttori e dell’eroica classe dirigente ucraina che resiste a oltranza pur di difendere la libertà del suo popolo. E, a dirla tutta, anche i miti fondativi di questa resistenza, a partire dai moti di Euromaidan, iniziano a mostrare non poche crepe.
Che Putin non fosse un buono lo sapevamo già. Ora sappiamo anche che l’Occidente ha bruciato risorse per sostenere un sistema politico – quello guidato almeno nominalmente da Zelensky – che di sicuro non ha le carte in regola per fare la morale agli avversari.
Questa consapevolezza è arrivata dopo due anni e mezzo di combattimenti. In parte da sola (grazie alla stanchezza fisiologica dell’opinione pubblica). Ma in gran parte anche per merito della controinformazione costante, coerente e coriacea praticata da Sabene e pochi altri.
Niente ideologia: per Sabene parlano i fatti
Giovane (non ancora trentenne) esperta di geopolitica e redattrice di Servizio Pubblico, il web magazine di Michele Santoro, Benedetta Sabene scansa alla grande la trappola della passione politica – spesso inevitabile quando si affrontano tematiche importanti e tragiche – e si attiene a una lettura dei fatti rigidamente realista.
Detto altrimenti: opera un fact checking rigorosissimo, che gestisce con un approccio scientifico e con un linguaggio giornalistico cristallino, che appassiona e quasi costringe alla lettura.
Ecco, in sintesi proprio estrema, gli elementi chiave di Ucraina. Controstoria del conflitto. Oltre i miti occidentali.
Nazi in Ucraina: forti e letali
Innanzitutto, le suggestioni neonaziste che affiorano nel pantheon, nell’immaginario e in vari simboli nazionali ucraini.
Dopo circa due anni in cui in tanti e a volte insospettabili (è il caso dello storico Serhii Plokhy, che nel suo Il ritorno della storia sembra considerare l’imparzialità un optional), la scrittrice romana ricostruisce nel dettaglio sia la storia di Stepan Bandera e dell’Oun (l’Organizzazione dei nazionalisti ucraini), e quindi dei loro rapporti con i nazisti, sia la storia dell’influenza del banderismo nella successiva storia del Paese. In particolare negli ambienti indipendentisti sopravvissuti al lungo inverno sovietico anche col non disinteressato aiuto statunitense.
Questo aiuto è proseguito dopo il collasso dell’Urss ed è diventato esplicito nei momenti convulsi della rivoluzione arancione e, soprattutto, durante Euromaidan.
E i nazisti, in tutto questo? Il numero di esponenti e di formazioni della destra radicale è piuttosto di nicchia, dentro e fuori le istituzioni ucraine. Ciò non toglie, tuttavia (argomenta e documenta Sabene) che questi gruppi hanno una forte agibilità politica nel Paese guidato da Zelensky.
Certo, il vizietto nazi non è un’esclusiva ucraina. Anche la Russia, spiega l’autrice, pullula di movimenti molto aggressivi di destra radicale e neonazista. Ma nella Federazione Russa le loro attività sono contenute, di sicuro non incoraggiate e a volte perseguite. Sia per l’antifascismo esibito da Putin come richiamo al passato sovietico e alla Grande guerra patriottica, sia, soprattutto, per un motivo più pragmatico di tenuta istituzionale.
Infatti, nell’immenso territorio della Federazione, i russi sono una maggioranza risicata – il cinquantaquattro per cento – che galleggia su un mosaico multietnico composito e delicatissimo. Se i neonazisti russi avessero più spazio questo equilibrio, perseguito con molta fatica e costato altrettanto sangue (si pensi alle guerre cecene) rischierebbe di uscire compromesso. C’è destra e destra, insomma. E Putin preferisce il linguaggio e la simbologia imperiali, più adatti a un sistema multiculturale, che quello del nazionalismo più o meno radicale.
Ancora, prosegue Sabene, non è provata l’identità dei cecchini che spararono a Kiev il 20 febbraio 2014, nel pieno di Euromaidan, per far precipitare la situazione. Al contrario, è provata la responsabilità dei gruppi di destra radicale, a partire da Pravy Sektor, nell’escalation delle violenze di piazza. Ed è provato il ruolo delle destre radicali nel massacro avvenuto alla Casa dei sindacati di Odessa il 2 maggio 2014.
Con la stessa facilità, inoltre, l’autrice smonta alcune ricostruzioni secondo cui il Battaglione Azov non fosse più da considerarsi una milizia di estrema destra al momento del terribile assedio di Mariupol.
Non solo fascismo: corruzione e violazioni a gogò
Quando parlavano di denazificazione dell’Ucraina, i vertici russi non lo facevano a caso.
Ma l’aspetto ideologico è solo una parte, importante senz’altro, della lunga requisitoria di Sabene. Che, infatti, si concerta anche su altri aspetti.
Tra questi, il livello di corruzione, praticamente stellare. Scrive, al riguardo, l’autrice: «Dopo il crollo dell’Unione Sovietica, l’Ucraina ha avuto più in comune con i paesi africani o latinoamericani che con l’Europa occidentale, per quanto riguarda gli indici di corruzione».
Questa situazione non riguarda solo il lungo tunnel postsovietico, ma è confermata da indagini più recenti, ad esempio quella di Transparency International (2022), secondo cui «L’Ucraina è il paese in Europa più corrotto dopo la Russia».
I casi gravi si contano almeno a decine e nessuna istituzione può dirsi al sicuro: in particolare, Sanità, Giustizia e Ordine pubblico.
Di sicuro, il Paese di Zelensky non è neppure il top per la libertà d’espressione, compressa, anche in seguito all’esplosione del conflitto, in maniera esponenziale.
Nel tritacarne dei pacchetti normativi sono finiti partiti d’opposizione, siti web, giornali e associazioni. La normativa ispirata dall’emergenza militare è solo la parte finale (ed estrema) di un processo di lungo periodo, caratterizzato da un mix di russofobia e cancel culture antisovietica, che ha colpito non solo i partiti – ad esempio, il Partito comunista ucraino – ma persino, come da copione, i vecchi monumenti. E ha attirato anche le censure della Corte europea per i diritti dell’uomo.
E che dire delle intimidazioni o, addirittura, degli assassinii politici praticati anche dalla classe dirigente che si è affermata nell’ex repubblica sovietica a partire da Euromaidan?
Se Atene piange, Sparta non può ridere, recita l’adagio. Peccato solo che l’Ucraina, persino armata fino ai denti dall’Occidente, non si avvicini neanche per sbaglio a Sparta e non somigli neanche di striscio ad Atene.
Propaganda: se la conosci non ti uccide
Ucraina. Controstoria del conflitto. Oltre i miti occidentali è il classico libro destinato a restare. Soprattutto, è un esempio da manuale su come si decostruisce la propaganda bellica, specie quella grossolana ancora rilanciata dai grandi media.
Intendiamoci: dietro operazioni di questo genere, c’è sempre il rischio di un capovolgimento.
Cioè che si finisca a tifare per la parte vituperata.
Ma, per fortuna, confutare le esagerazioni russofobe non significa finire tra le braccia dei putiniani.
Basta essere onesti e dire da subito quel che si vuole fare e come. Che è poi quel che ha fatto Sabene nell’Introduzione, dove ha dichiarato esplicitamente che si sarebbe occupata solo delle propagande ucraine e occidentali, pur sapendo che ce n’è una russa altrettanto roboante e, in parte, ingannatrice.
Tenendosi nel limite che si è data, l’autrice è riuscita a fare un’operazione onestissima e non politicizzata. E pazienza se qualcuno farà notare che Benedetta Sabene si è candidata alle ultime Europee in Pace, terra e libertà, la lista ispirata da Michele Santoro. Ad avercene, giovani che si affacciano in politica sulla scia di una militanza soprattutto culturale e costruita con libri così efficaci…
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