Concorso Dsga, ultimi colpi di coda. L’Anquap rompe il fronte sindacale
Resta ancora abortito il concorso “riservato” ai non laureati. Ma la sigla autonoma dei quadri della Pa ripete le richieste dei candidati al concorso ordinario: riqualificare gli assistenti amministrativi con l’istituzione della categoria C e assorbire tutti gli idonei del concorso. Una novità eclatante nel sindacato, finora compatto a favore dei facenti funzioni
Concorso Dsga, dov’eravamo rimasti? La conversione del Decreto scuole sembra aver sedato, almeno per il momento, il conflitto esploso a settembre tra i candidati al concorso ordinario e i facenti funzioni: niente concorso riservato per questi ultimi, se non in maniera soft (il concorso forse si farà, ma riguarderà solo i facenti funzioni in possesso dei titoli di laurea richiesti dal bando del 2018).
Ma ciò non elimina la possibilità di qualche altro colpo di coda (soprattutto basso).
Ci si riferisce alla promessa fatta dall’ex titolare del Miur, Lorenzo Fioramonti alle sigle sindacali: far rispuntare da una porta di servizio poco decorosa, forse il Milleproroghe, il concorso riservato sbattuto fuori dall’ingresso principale dopo un dibattito parlamentare piuttosto acceso.
Proprio a questa ipotesi fa riferimento in una nota indirizzata a inizio anno alla ministra della Pubblica istruzione Lucia Azzolina, il comitato Difendiamo il concorso Dsga, che rappresenta un gruppo di candidati ordinari in una nota:
«Il ministro dimissionario che L’ha preceduta, tuttavia, ha ribadito l’impegno preso con tale categoria in un successivo accordo sindacale, promettendo di reinserire la possibilità del riservato, anche per i non titolati, col primo vettore normativo disponibile, presumibilmente riferendosi al decreto c.d. “milleproroghe”. Il Comitato scrivente si augura che tale impegno non verrà da Lei “ratificato” e che possa trovare, invece, una soluzione alternativa alle richieste degli assistenti amministrativi privi del titolo».
In altre parole, le braci del conflitto continuano a covare sotto le ceneri sparse male da Fioramonti e dai sindacati: i facenti funzioni continuano a sperare sottobanco in qualche forma di stabilizzazione nelle mansioni di Dsga e i candidati ordinari, a loro volta, non abbassano la guardia.
Tuttavia, nella stessa nota inviata alla ministra Azzolina, i concorsisti lanciano un segnale di dialogo, a proposito della soluzione alternativa che dovrebbe soddisfare almeno in parte le aspettative dei facenti funzioni e sedarne un po’ i furori:
«Una soluzione che potrebbe, legittimamente, porre fine a questa situazione, sarebbe quella di avviare procedure di selezione per i facenti funzione per quanto riguarda la figura del Coordinatore amministrativo, attualmente non attivata nonostante sia prevista dai CCNL e, al contempo, abbattere la soglia di idoneità prevista nel concorso ordinario, permettendo a tutti coloro che dimostreranno sul campo le loro competenze di risultare in posizione utile per una futura ed eventuale assunzione, al verificarsi delle condizioni necessarie».
Non è il caso di entrare troppo nel merito. Ma la mancata realizzazione della figura dei Coordinatori amministrativi rivela un altro aspetto non bellissimo delle polemiche dei facenti funzioni e, conseguentemente, dell’approccio dei sindacati: i Coordinatori amministrativi, previsti dai contratti collettivi e dalle normative, sono dipendenti di categoria C, per i quali è richiesta almeno una laurea triennale senza ulteriori specificazioni. In pratica, dei quadri.
In parole poverissime, la mancanza di dipendenti di categoria C ha creato un altro mostro: i Dsga facenti funzioni sono stati pescati dalla categoria B per esercitare mansioni da categoria D (due livelli superiori) senza avere i titoli per accedere alle mansioni direttamente superiori che, tuttavia, non esistevano (sebbene, va detto per onesta, i contratti collettivi prevedono delle scappatoie per far passare dalla B alla C i non laureati…).
La partita, tuttavia, resta aperta: in primavera, con gran probabilità, termineranno le correzioni degli scritti e saranno pronte le prime graduatorie che dovrebbero svolgersi alle porte dell’estate per consentire ai vincitori di prendere servizio a settembre.
Ma il concorso ordinario, che compre 2.004 posti più una riserva del 20%, non basta comunque per coprire il fabbisogno di Dsga, calcolato in circa 3mile unità.
Che fare?
Il comitato dei candidati ordinari ha una sua ricetta, anch’essa nota agli addetti ai lavori: assorbire tutti gli idonei, anche non vincitori, fino a esaurimento posti. Un egoismo di casta? Proprio no, perché la contrattazione collettiva, la normativa e il bando di concorso prevedono che per diventare Dsga serve la laurea in Giurisprudenza, Economia, Scienze politiche, Scienze dell’amministrazione o equipollenti. Le uniche forzature, finora, le ha fatte il sindacato, che ha richiesto e in parte ottenuto la trasformazione di un’emergenza (la necessità di affidare le mansioni di Dsga a impiegati non laureati) in norma (la verticalizzazione dei facenti funzioni, ormai rigettata dalla giurisprudenza italiana ed europea).
Al riguardo, la vera novità arriva dal fronte sindacale, finora ostile ai candidati ordinari, in cui si iniziano a intravedere le prime crepe.
La prima sigla a dire cose diverse da quelle finora sostenute dai principali sindacati, è l’Anquap (Associazione nazionali quadri delle amministrazioni pubbliche), un’organizzazione autonoma dedicata più alle professionalità specifiche che ai lavoratori in senso generico.
In una nota del quattordici gennaio, firmata dal presidente Giorgio Germani, l’Anquap accoglie le istanza del comitato Difendiamo il concorso per Dsga e chiede la massima celerità nella conclusione del concorso e l’assorbimento immediato di tutti gli idonei. Certo, c’è anche l’occhiolino alle istanze dei facenti funzioni, che possono essere (e in non pochi sono) tesserati effettivi e non potenziali come i candidati ordinari: cioè la richiesta di far accedere al concorso riservato anche i facenti funzioni senza laurea.
Ma per il resto, c’è una vistosa concordanza con le richieste del comitato Difendiamo il concorso Dsga, inclusa la realizzazione della categoria C, finora fantasma.
È una novità assoluta nel mondo sindacale, sin troppo attento alle esigenze di chi è dentro e distrattissimo per chi è fuori e bussa.
La faccenda è tuttora in progress, quindi è inutile azzardare altro. Resta la novità, passata in secondo piano ma importantissima, che qualcosa inizia a mutare anche nelle sigle dei lavoratori. Non è davvero poco.
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Buongiorno,
da candidato al concorso ordinario (in corso) per direttore SGA, non posso far altro che constatare il positivo cambio di marcia nell’approccio alla soluzione di un problema, che va ben oltre la difesa di una parte in gioco. Finalmente (ed era ora), cambia l’obiettivo delle richieste da avanzare al legislatore: non più l’incondizionata pretesa del riconoscimento di un vantaggio, ma il raggiungimento di un risultato che garantisca, in primis, il miglioramento del servizio pubblico (in piena applicazione dei principi di efficacia, efficienza, economicità e buon andamento). Si tratta di un vero e proprio cambio di paradigma. Preciso, come ho già detto in altri miei commenti a puntuali e circostanziati articoli di questa testata giornalistica, che la soluzione debba comprendere anche gli assistenti amministrativi Dsga f.f. (attraverso la valorizzazione che potrebbe consistere proprio nella concreta realizzazione dell’area C dei profili del personale ATA). Inoltre, per sole ragioni di obiettività e lontani da qualsiasi partigianeria, l’Anquap, allo stato attuale e per quanto in mia conoscenza, risulta essere l’unica associazione sindacale che ha richiesto una vera riforma della categoria ATA, che NON PUO’ ASSOLUTAMENTE PRESCINDERE DALLA MODIFICA DELLE MODALITA’ DI ACCESSO AI RUOLI ALLE AREE DEL PERSONALE ATA (note Anquap 08/11/2019 e 05/12/2019). Ciò significa, che è giunto il momento di superare l’anacronistico sistema delle graduatorie e dell’accesso ai ruoli attraverso concorsi per soli titoli (di studio e di servizio). I compiti degli assistenti amministrativi sono cambiati, rispetto al passato, ed è indispensabile selezionare il personale attraverso procedure concorsuali per titoli ed esami. Ancora, apprezzo il cambio di passo circa il clima della discussione: si sta passando da una lotta fra Guelfi e Ghibellini, ad una ragionata interlocuzione che tende alla considerazione di tutti gli aspetti coinvolti. Mi auguro che si dia inizio ad una nuova stagione di proposte e di interventi concreti, maggiormente focalizzati sul miglioramento generale del servizio offerto (spesso, anche se non intenzionalmente, dimentichiamo che carenze organiche, inefficienze e disservizi, danneggiano tutto il sistema scuola e soprattutto un servizio costituzionalmente garantito: il successo formativo delle studentesse e degli studenti). In conclusione, vorrei riservare un ringraziamento particolare al Dott. Paletta, che, con i suoi articoli, ha consentito la nascita di una discussione proficua e costruttiva. In relazione al concorso per direttori SGA, la testata giornalistica l’Indygesto rappresenta un esempio di spazio di discussione che oserei definire “filosofico” (nel senso del discutere , nell’amore per il sapere, per la ricerca di una soluzione giusta e condivisa).
Cordialità.