E Fenestrelle diventa un flop
La manifestazione più vecchia dei neoborbonici (il raduno annuale davanti al Forte piemontese, sospettato di essere una Auschwitz sabauda) finisce in nulla: quattro persone, parrebbe di numero e non per modo di dire. Ma c’è di più: i neoborb dei Comitati Due Sicilie hanno sconfessato Mallamaci, leader della mini parata di luglio. Segno che il revisionismo antirisorgimentale è in riflusso, perché gli spin doctor (Pino Aprile e De Crescenzo) preferiscono la politica…
«Sono quattro gatti ma fanno molto rumore», così lo storico Alessandro Barbero ha definito i gruppi neoborb e le loro attività, con particolare riferimento alle parate annuali al Forte di Fenestrelle.
Il Forte, sito a duemila metri d’altezza nella Val Chisone, una parte del Piemonte che guarda verso la Francia, è diventato una sorta di leggenda nera dei revisionisti antirisorgimentali. A loro giudizio, infatti, l’antico bastione sarebbe diventato una sorta di Auschwitz in cui i comandi militari e i vertici politici dell’Italia appena unita avrebbero fatto morire in vario modo decine di migliaia di soldati dell’ex esercito borbonico.
Ovviamente questo mito si basa un falso, rilanciato ad arte dai testi chiave del neo sudismo (in particolare, quelli di Lorenzo Del Boca, ex presidente dell’Ordine dei giornalisti, e di Pino Aprile). Ma nonostante ciò, è diventato un elemento fondante di certo immaginario e ha resistito in questo ruolo a dispetto delle tante smentite storiografiche.
Già: quando ci si innamora di certe tesi le prove contrarie non servono a nulla, sebbene provengano da storici seri e imparziali, perché i meccanismi mentali che si innescano in certi ambienti sono autoimmuni, come alcune patologie.
Ed è forse sulla base di questi meccanismi mentali che ogni anno, a partire dal ’99, si è ripetuta come un vero e proprio rituale identitario, la gita dei neoborb a Fenestrelle per commemorare i soldati (a loro esclusivo giudizio) trucidati o fatti morire di stenti e freddo nella Fortezza.
Ma più delle smentite storiografiche, anche piuttosto sonore, può una cosa: il riflusso, dovuto senz’altro alla stanchezza e a qualche bisticcio interno a quella che l’ex direttore della Gazzetta del Mezzogiorno Lino Patruno ha definito galassia sudista.
Non può essere dovuto ad altro ciò che è accaduto a luglio: a Fenestrelle si sono presentate quattro persone contate, guidate stavolta da Duccio Mallamaci, neoborb della prima ora, autore di polemiche ed esternazioni bizzarre.
I neoborb non c’erano più. E non c’erano più le messe latine in stile lefevbrista, che fanno tanto vintage.
Che dietro questo flop ci sia stato un litigio lo prova un comunicato dalla forma piuttosto sgangherata inviato da Francesco Sorace, il responsabile piemontese dei Comitati Due Sicilie, all’amministrazione del Forte di Fenestrelle.
Eccone il contenuto:
«Il sottoscritto Francesco Sorace, d’accordo con la dirigenza dei CDS (Comitati Due Sicilie), in qualità di responsabile dei CDS per il Piemonte, COMUNICO ai responsabili della suddetta Fortezza di Fenestrelle che noi non parteciperemo e ci dissociamo da qualunque manifestazione in programma quest’anno per la commemorazione dei soldati filo borbonici. Diffidiamo inoltre i partecipanti a usare loghi o bandiere che appartengono solo ai CDS».
Al netto del periodare a dir poco zoppicante, il contenuto lascia perplessi: i neoborb dei Cds informano il nemico che non andranno a rompere le scatole (immaginiamo come si siano stracciati i vestiti dal dispiacere gli amministratori della Fortezza…) e che se qualcun altro ci dovesse andare, non lo farebbe col loro beneplacito.
Insomma, una comunicazione di cui l’umanità può fare a meno.
I Comitati Due Sicilie, di cui Sorace è rappresentante al Nord, sono stati creati da Fiore Marro, già sodale di Gennaro De Crescenzo e militante del Movimento Neoborbonico e hanno il loro centro gravitazionale nel Casertano.
Difficile dire quanti siano realmente i militanti dei Cds, ma è certo che le loro dichiarazioni sono autentiche. Ossia, esprimono appieno la fede neoborbonica.
Mallamaci, noto anche per uno spiacevole incidente professionale (fu contestato dai suoi studenti del Liceo D’Azeglio), è un outsider, noto per le sue esternazioni forti e colorite, sin dalla fine dello scorso decennio, quando iniziarono le proteste, ora finite in meno di niente, contro il Museo Lombroso di Torino.
Evidentemente, deve essere sorto qualche problema tra Mallamaci, che comunque è andato a manifestare quasi da solo, e il resto della Galassia Borb, con e senza Neo, che invece si è astenuta e ha addirittura sconfessato l’alleato.
Inutile indagare sui motivi intimi di questa crisi, visto che l’ambiente complessivo ha un peso reale prossimo al molecolare. Certo è che qualche indizio può venire dal fatto che l’area neoborb ha iniziato la conversione verso la politica attiva. Lo ha fatto prima De Crescenzo, con tanto di dichiarazioni pubbliche, e poi Aprile col raduno di fine agosto al Parco della Grancia. È chiaro che quando si hanno mire politiche concrete il revisionismo storico non paga più. E forse solo i puri alla Mallamaci sono disposti a fare i giapponesi nella giungla e a insistere a oltranza su un terreno diventato sdrucciolevole da quando gli storici professionisti sono scesi in campo in massa.
Infatti, i principali capisaldi della narrazione neoborb sono stati ampiamente smantellati: gli italiani che vogliono documentarsi sanno che a Pontelandolfo non ci fu alcun massacro immane, a differenza di quanto sostenuto dai revisionisti per anni, che la piccola Angelina Romano fu una vittima civile di scontri armati e non fu, invece, fucilata dai bersaglieri, che Lombroso non fu il padre del pregiudizio antimeridionale e che, appunto, Fenestrelle non fu un Lager.
Viceversa, continuare a credere in queste favole resta un atto di fede, celebrato il più delle volte su vangeli sempre meno credibili.
Evidentemente c’è chi, come Mallamaci, continua a crederci nonostante tutto, e chi, invece, inizia a minimizzare.
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