Addio ad Annamaria Nucci, l’ultima notabile della Dc che fu
Scompare l’ex deputata e sottosegretaria calabrese. Figlia d’arte, concluse la carriera come assessora al Bilancio nella sua Cosenza
Non ha fatto in tempo ad andarsene, che già la retorica si spreca. Annamaria Nucci, scomparsa per malattia la notte tra il 17 e il 18 settembre, è stata una delle ultime figure di spicco della politica cosentina.
Di quando, per capirci, Cosenza era Cosenza e la politica era una cosa seria. Sporca fin che si vuole, ma seria.
Democristiana doc, morotea di formazione ma militante nella Sinistra di base, il correntone di cui il superministro Riccardo Misasi era tra i massimi esponenti, la Nucci è stata deputata per tre legislature (la IX, la X e l’XI) ed è stata sottosegretaria alla pubblica istruzione del governo Goria (1987-1988).
La politica l’aveva respirata in casa sin da piccola: era figlia di Guglielmo Nucci, esponente di primissimo piano della Dc calabrese e a sua volta deputato per cinque legislature di seguito, dagli anni ’50 a metà dei ’70 e sottosegretario sotto Mariano Rumor e Aldo Moro.
Una figlia d’arte di una politica che, al netto di tutte le critiche possibili, ha avuto almeno un merito: aver portato la Calabria nel cuore dell’Italia.
Certo, una Calabria diversa, dotata di ceti medi più forti e di una classe dirigente radicata. Si pensi solo che la Cosenza in cui la Nucci fece il suo tirocinio politico era la città in cui Misasi, Mancini, Antoniozzi, d’Ippolito e Benito Falvo incrociavano le armi della dialettica.
Possono piacere o meno, ma su una cosa si deve concordare: furono tutti personaggi di prima grandezza, che il vuoto attuale fa rimpiangere a molti.
Annamaria Nucci non si tirò indietro neppure al tracollo della Prima Repubblica: partecipò alla fondazione del Ppi e aderì all’Ulivo. Tentò una candidatura a sindaco di Cosenza nel 2002 e, in netta controtendenza alla moda iconoclasta dell’epoca, si mise alla guida di una lista, Rinascita della Democrazia Cristiana, che rivendicava con orgoglio lo Scudo Crociato.
Concluse la sua carriera politica come assessora al Bilancio di Cosenza nella giunta di centrosinistra guidata da Salvatore Perugini (2006.2011), anche lui un ex democristiano.
Fu per lei l’esperienza più difficile: dopo aver visionato il bilancio della città, stremato da un decennio di spese, tentò, assieme al capo di gabinetto Franco Santo (anche lui un ex big della Dc, di cui era stato segretario regionale) di convincere Perugini a dichiarare il dissesto.
Si decise di evitare la bancarotta e di salvare il salvabile. La Nucci tentò di rappezzare le casse a suon di tagli, che la costrinsero ad affrontare più volte il Consiglio comunale con un piglio da virago. Stremata, si dimise nel 2010, dopo aver ricevuto minacce.
Successivamente, si è avvicinata a un altro big democristiano: l’ex governatore calabrese Agazio Loiero.
Ora ha raggiunto suo figlio Giorgio, scomparso nel 2006 in seguito a un tragico incidente stradale.
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