Con Emma Staine la Lega fa meno paura
La giovane avvocata cosentina scende in campo per il partito di Salvini: xenofbi noi? Vogliamo solo sicurezza nei territori. Con noi la Calabria cambierà
Calabrese doc, Emma Staine, classe ’81, è originaria di Celico, nel cuore della Presila rossa che fornì una base di consensi al vecchio Pci che non ha quasi eguali nella storia della Prima Repubblica.
Avvocata, ha studiato a Firenze dopo aver conseguito la maturità classica nello storico Liceo Telesio di Cosenza ed è una consulente specializzata nei fondi europei.
A dispetto del territorio di origine, il suo cuore batte a destra: dopo una lunga militanza in An e il successivo passaggio nel Pdl la Staine ha proseguito il percorso politico in Fd’i per poi aderire al Movimento nazionale per la sovranità. L’approdo di questo percorso, travagliato non per responsabilità sue ma comunque coerente, è la candidatura alla Camera per la Lega nei collegi di Cosenza e Crotone.
Come mai la Lega?
E perché no? Cos’ha che non va? La leadership di Salvini ha trasformato questo movimento politico in una destra di tipo europeo. In Italia c’è un grande vuoto a destra: mancano soggetti politici in grado di farsi carico di tematiche e istanze molto sentite nella società civile.
Quali?
Senz’altro i problemi della mancanza di controlli nell’emigrazione, poi il ruolo debole dell’Italia in Europa, inoltre la tutela della sicurezza, dell’ordine pubblico e dell’economia. Serve altro?
Però questa trasformazione della Lega in una destra radicale non è proprio indolore: si pensi ai fatti di Macerata. Il folle che ha sparato agli immigrati è un ex candidato della Lega.
Un partito non è un ospedale psichiatrico né una questura. L’attentatore di Macerata, lo ha detto anche lei, è un soggetto disturbato. Io mi chiedo un’altra cosa: come mai non è stato dato altrettanto spazio ai problemi di ordine pubblico di quella cittadina, altrimenti civile e pacifica? Lo dico anche nell’interesse dei migranti che faticano per integrarsi. Quella di Macerata è una questione di sicurezza e ordine pubblico sfuggita da ogni controllo. Se le istituzioni non riescono a dare risposte, perché non hanno i mezzi e perché sono spesso paralizzate da norme contraddittorie e inefficaci, succede che i cittadini reagiscono.
E qui arriviamo al problema dell’immigrazione.
Non voglio assolutamente dire che l’immigrazione sia un problema. Lo diventa di fronte ai numeri attuali e in seguito alla mancanza di controlli adeguati. Ad esempio: qualcuno si pone il problema che le piazze di spaccio siano finite in mano a cittadini extracomunitari? Certo, le organizzazioni criminali italiane hanno un ruolo pesante in questa dinamica e vanno colpite le reti di distribuzione. Però ciò non toglie che la sicurezza dei cittadini comuni sia messa a repentaglio dagli anelli terminali di questa catena e che proprio da questi anelli deve iniziare l’opera di tutela dell’ordine pubblico.
Ma questa esigenza securtaria non rischia di sfociare in manifestazioni razziste?
Purtroppo sì. Però mi chiedo: come mai vengono bacchettate solo l’intolleranza e la xenofobia che emergono nell’elettorato tendenzialmente di destra? Quel che è capitato in questi giorni, ad opera di ultrà sinistra, che cos’è? Non è pure intolleranza? E le manifestazioni di antisemitismo larvato di altri estremisti di sinistra, appena mascherate da antisionismo cosa sono? Io esprimo la massima solidarietà alle forze dell’ordine per i fatti di Cesena. Spero di non essere bolla da sbirra fascista per questo.
Ma la Lega è anche il partito del pregiudizio antimeridionale.
La Lega di Salvini è il partito che sta mettendo in naftalina questo pregiudizio assieme al localismo. Lo stesso progetto di una destra nazionale che mira a radicarsi anche al Sud cambierà del tutto l’organigramma del partito e metterà in minoranza certe espressioni del passato. Ma anche allo stato attuale la Lega è un soggetto politico ben definito e riconoscibile: è una destra che fa la destra, allo stesso modo in cui, dall’altra parte, il partito di Grasso è una sinistra che fa la sinistra o, almeno, ci prova. A me fanno più paura i partiti contenitore in cui c’è di tutto. Ad esempio il Movimento 5Stelle.
Però loro cavalcano la protesta proprio come fate voi.
Infatti, il problema è la proposta. La nostra, a differenza loro, è chiara.
Ad esempio?
Un partito nazionale, come la Lega, mira alla tutela del territorio, del lavoro e della produttività italiani. Dunque: vogliamo dare all’Italia più peso in Europa, se occorre sbattendo i pugni, cosa che hanno fatto in pochi. Poi vogliamo tutelare la nostra economia dal dumping, chiedendo un forte protezionismo a livello europeo. Per carità: la libertà di mercato è importantissima, ma ciò non può comportare il dumping subito dalla nostra economia, che è costituita da una rete delicata ma comunque molto attiva e importante di aziende piccole e medie.
Certo, ma questa rete non sempre è a prova di bomba, a livello di legalità e di tenuta di mercato.
Purtroppo le criticità non sono poche. Tuttavia la tutela deve essere accompagnata da controlli forti. Soprattutto in Calabria, dove c’è bisogno al massimo di entrambi i fattori, altrimenti il mondo del lavoro non decollerà mai.
An, in cui lei ha militato a lungo e che ereditava un passato importante, è finita per implosione politica ed assorbimento. Ne restano alcune sigle che rivendicano, a vario titolo, l’eredità di quest’esperienza. In che modo la Lega può riempire questo spazio?
Coagulando più persone di destra possibili attorno a tematiche di destra. Certo, esistono piccoli partiti, anche molto combattivi. Ma ho l’impressione che molte sigle politiche siano in campo solo per capitalizzare i differenziali consentiti dalle leggi elettorali. Il che, se si vuol sopravvivere e perpetuare la propria testimonianza, non è un male. Ma se invece si vuole incidere sulla realtà non serve. Servono soggetti politici forti in grado di sostenere proposte adeguate. E Salvini sta lavorando proprio in questa direzione.
Esistono ancora l’uomo e la donna di destra in senso antropologico?
Sì, e sono persone normalissime. Io, ad esempio, ho delle scelte culturali molto comuni: ascolto rock, soprattutto i Queen e i Pink Floyd e amo Battiato. Leggo Oriana Fallaci, ma anche Garcia Marquez, Arrigo Petacco e il grande Montanelli. E amo il cinema di Sergio Leone. In questo, credo di non avere gusti diversi da tanti, anche di sinistra. Ma le scelte e la passione politica sono un’altra cosa.
(a cura di Saverio Paletta)
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