Il Pd? Che delusione. Tre giovani mollano la tessera
Renzi delude le aspettative dei militanti. E a Cosenza esplodono i malumori: non siamo più un partito di sinistra
Ci sono cresciuti dentro e quasi lo hanno fondato. Poi, dopo dieci anni, hanno deciso di staccare la spina, dopo aver meditato a lungo sulla delusione maturata in anni di militanza, e di restituire le tessere del Pd, dove erano cresciuti, non solo politicamente.
Sono tre ragazzi di Casali del Manco, un nuovo Comune che dalle porte di Cosenza arriva alla Presila, nato dalla fusione di Trenta, Spezzano Piccolo, Pedace, Serra Pedace e Casole Bruzio: Francesco Pezzi, ex assessore di Pedace e dirigente del partito nel medesimo paese, suo fratello Mattia, membro dell’esecutivo del Pd dei Casali, e Andrea Bonanno, già consigliere comunale di Spezzano e dirigente di partito.
I motivi di questa decisione? Inutile scavare troppo, perché potrebbero essere simili a quelli per cui molti ragazzi, cresciuti in un clima di idealità democratiche (e di democrazia di base, mai sconfessata neppure nelle evoluzioni più centriste del partito) hanno compiuto o potrebbero compiere la stessa scelta.
C’è, innanzitutto, il dissenso nei confronti delle scelte politiche del segretario Matteo Renzi, che, scrive Francesco, «ha dato il colpo di grazia ad un Partito che era già debole, squinternato».
Inoltre, aggiunge Mattia, c’è il fattore elettorale, che forse è la goccia che ha fatto traboccare il vaso: «Le liste composte perlopiù da gente fedele al capo non hanno rispettato nessuna altra componente, né di maggioranza né di minoranza come quelle di Martina, Franceschini, Orfini, Orlando ed Emiliano. Il Pd si è avvicinato per modus operandi a Forza Italia: lì c’è Berlusconi che decide tutto, qui c’è Renzi».
Infine, specifica ancora l’ex dirigente, «Noi giovani siamo stati abbandonati dal Pd, in campo nazionale non c’è un under 30, e chi dei giovani over 30 è stato messo nei listini non verrà mai eletto. Il Pd non ha dato nessuna attenzione alle esigenze di noi giovani, non ci ha ascoltato. Persino il segretario nazionale dei Giovani democratici Mattia Zunino ha criticato fortemente la scelta delle liste in cui sono stati esclusi giovani dem».
Andrea insaporisce la polemica con un’analisi politica di tutto rispetto, che suona anche come un’autocritica: «Renzi andava frenato prima, hanno sbagliato tutte le componenti a lasciargli troppa mano libera. Franceschini, Orfini, Martina si sono ritrovati con un pungo di mosche e Renzi ha deciso tutto lui nella composizione delle liste. Questo perché ha capito che dopo il 4 marzo sarà ancora più debole e pertanto ha schierato una squadra enorme di fedeli al capo che lo dovranno difendere quando sarà il momento»
Ma il motivo di fondo che lega le critiche dei tre ragazzi è che il loro (a questo punto ex) partito non dice più una sola parola di sinistra: «Il Pd ha perso di vista quelle che erano le fasce sociali di riferimento. L’aumento della precarizzazione nel mondo del lavoro giovanile è stato un boomerang pazzesco, il novanta per cento dei posti di lavoro sono tutti a tempo determinato con contratti persino di un’ora a settimana. Come si può pensare che un ragazzo possa progettarsi un futuro in queste condizioni? Per non parlare dell’emigrazione giovanile che affligge la nostra terra e di cui nessuno parla. Abbiamo deluso la maggioranza dei docenti con la Buona Scuola, e non siamo stati in grado di fare mea culpa su determinati errori. Abbiamo parlato con Confindustria e non abbiamo ascoltato le istanze dei sindacati».
Insomma, il loro, se non un addio, è un arrivederci drastico. Di sicuro non sembra un addio alla politica: «Lotteremo sempre affinché un giorno possa tornare la vera Politica, quella seria, che abbia a cuore esigenze e istanze della parte più debole della società come da nostri ideali».
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