Sigarette elettroniche, inizia la battaglia contro il governo
La Corte Costituzionale ha salvato il decreto con cui la ex sottosegretaria Simona Vicari ha esteso al tabacco elettronico la tassazione prevista per le sigarette normali. Secondo i magistrati della Consulta chi può permettersi la nicotina liquida può anche pagare le tasse. Ma queste motivazioni non convincono ed esplode la polemica. In Parlamento c’è già un gruppo pronto a dare battaglia e in rete gira una petizione rivolta alle istituzioni e ai Monopoli di Stato. Il mercato a rischio è consistente: 2.500 negozi per un fatturato di 300 milioni annui. Un malloppo che fa gola…
La mazzata è arrivata dalla Corte Costituzionale, che il 14 novembre ha respinto i rilievi di incostituzionalità avanzati dal Tar del Lazio sulla tassazione delle sigarette elettroniche (o meglio, dei prodotti a base di nicotina liquida con cui funzionano le e cig) disposta dal decreto legislativo 188, promosso dalla ex sottosegretaria alle Infrastrutture Simona Vicari, dimessasi a maggio per un avviso di garanzia dovuto al sospetto di aver tentato di promuovere l’abbassamento dell’Iva al 4% per i trasporti marittimi in seguito a regali (due orologi di pregio) ricevuti in cambio dell’interessamento.
I contenuti della sentenza, che ha fatto il giro del web, sono piuttosto noti. In parte, i giudici costituzionali si sono arrampicati sugli specchi, ad esempio quando hanno legittimato la tassazione anche sui liquidi senza nicotina, perché non ne sarebbe provata l’innocuità. In parte, invece, i magistrati si sono soffermati sul dato fiscale: in pratica, a dir loro, chi può permettersi di acquistare il tabacco liquido (o, fa lo stesso, il liquido senza nicotina per e cig) può permettersi anche le sigarette. E allora, perché non pagare le tasse? Queste tasse non sono leggerissime: circa 5 euro a boccetta di liquido.
Certo, il decreto deve essere convertito. E c’è già chi annuncia battaglia a suon di emendamenti. Come Ignazio Abrignani, il presidente dell’intergruppo parlamentare per le e cig. Fuori dal Parlamento, invece, c’è la rabbia dei rappresentanti di categoria, ad esempio, Stefano Caliciuri, direttore di Sigmagazine, il bimestrale dedicato alle sigarette elettroniche, che denuncia nel decreto della Vicari l’ennesimo tentativo di strangolare un mercato fiorente perché alternativo al tabacco.
La Vicari, coperta di insulti sulla propria pagina Facebook, ha invocato motivi di legalità: le aziende produttrici e distributrici di tabacco elettronico avrebbero eluso sistematicamente il fisco e il suo decreto, che mira a condurre le e cig sotto il regime dei monopoli di Stato, avrebbe solo rimesso le cose a posto.
Ma quanto intascherebbe lo Stato con l’entrata a regime del decreto congelato dal Tar e poi rimesso in moto dalla Consulta? Dai 9 milioni a salire. Non proprio una miseria, ma comunque spiccioli, se paragonati al debito pubblico.
In compenso, il mercato messo a rischio non è proprio piccolo: si parla di 25mila negozi strutturati in tutta Italia e un fatturato complessivo di circa 300 milioni. Il mercato online, invece, sarà abolito del tutto.
Non entriamo troppo nel merito della decisione della Consulta, che stavolta ha perso la propria aura di sacralità.
Innanzitutto perché ci sarebbe da discutere sul fatto che il monopolio di Stato, che dovrebbe coprire il tabacco e non la nicotina, sia esteso, attraverso i prodotti a base di nicotina, anche a quelli che non ne contengono neppure una goccia sulla base di un dubbio.
In secondo luogo, c’è un’altra argomentazione che fa non poco discutere: la pretesa nocività delle e cig che potrebbero diventare il viatico alle normali bionde. Siamo proprio sicuri che sia così? I meccanismi di assunzione della nicotina sono abbastanza diversi e, a proposito di nocività, c’è da dire che è provato il fatto che il tabacco liquido nuoce il 75% in meno rispetto a quello normale, proprio perché è privo delle sostanze prodotte dalla combustione.
Inoltre, le statistiche provano che non è proprio vero che l’utente di e cig passi facilmente alle bionde e che semmai avviene il contrario, con percentuali piuttosto importanti che riguardano il 40% dei fumatori che diventano svapatori e infine mollano il vizio.
Tutto, insomma, fa pensare che il governo abbia voluto sferrare un attacco a un mercato finora libero e non del tutto selvaggio.
Infatti, il vero pericolo lo corrono i Monopoli di Stato, che già smerciano sigarette elettroniche e tabacco liquido a prezzi maggiori e in maniera non competitiva, proprio per arginare il calo della vendita delle sigarette tradizionali. Ciò che sembra far gola non sono 9 milioni in più ma il mercato da 300 milioni, che mette in pericolo non solo i Monopoli ma anche il business delle multinazionali del tabacco e nulla vieta di pensare che da queste ultime non sia provenuta qualche suasion nei riguardi delle autorità italiane.
La battaglia ora si sposta nelle piazze – anche virtuali, visto che è stata subito lanciata una petizione online – e nelle aule parlamentari. Ed è sacrosanta perché si scaglia contro l’ipocrisia di Stato, che vorrebbe il fumo illegale ma non troppo. Già: pecunia non olet, dicevano i latini. Nemmeno di fumo, aggiungiamo noi.
Per saperne di più
La petizione per salvare le e cig
9,062 total views, 2 views today
Comments