Giornalisti e agenti segreti: come non farsi spiare e vivere felici
L’Odg del Lazio ha organizzato una lezione di intelligence per gli operatori dell’informazione. Caligiuri: un mezzo vitale contro la disinformazione
La normativa sui servizi segreti vieta ai giornalisti di diventare agenti segreti. Quindi ci si potrebbe fidare. In teoria.
Ma chi ci dice che i limiti legali fermino tutte le tentazioni? Già: per spiare non è necessario far parte di istituzioni e i media e gli uffici stampa sono giacimenti di notizie notoriamente non a tenuta stagna.
Perciò è importante che i giornalisti – e, più in generale, gli operatori dell’informazione – si acculturino sull’intelligence. Non solo a scopo difensivo, per i motivi accennati sopra, ma anche formativo, cioè come acquisizione di un metodo di lavoro che fornisca dei ferri del mestiere aggiornati e comunque più idonei ad affrontare le insidie della società globalizzata e telematica, dove le distinzioni di ruolo nell’informazione non sono più chiare e un giornalista diventa, contemporaneamente, soggetto e oggetto della notizia.
A tale scopo, l’Ordine dei giornalisti del Lazio ha organizzato, lo scorso 7 settembre una giornata di formazione dal titolo: Quale sicurezza nel cyberspace. Tutela delle informazioni e dei dati sensibili pubblici e privati (Spionaggio e controspionaggio nelle redazioni e negli uffici stampa).
L’argomento, come si intuisce dal titolo, è un po’ macchinoso. Ma capirlo è essenziale: non a caso, tra i docenti della giornata di studio c’è stato Mario Caligiuri, direttore del Master in Intelligence dell’Università della Calabria, che ha svolto una lezione proprio su Intelligence e giornalismo.
L’intelligence, ha spiegato al riguardo Caligiuri, «è uno strumento importante per tutti e vitale nelle nostre democrazie, perché serve ad orientarsi nella società della disinformazione di massa». Fin qui la funzione minima dell’intelligence, intesa soprattutto come attività e disciplina. Ma questo aspetto contenutistico è stato solo il nocciolo di un intervento più articolato, in cui l’esperto ha toccato tutti i concetti base dell’argomento: ha spiegato cos’è l’intelligence, come si gestiscono le informazioni nella società globalizzata di massa e i rapporti tra giornalismo e intelligence nel XXI secolo.
I lavori si sono svolti a Roma, nella Sala degli Arazzi della sede Rai di Corso Mazzini e sono stati introdotti da Gino Falleri, il vicepresidente dell’Ordine dei giornalisti del Lazio, e dal consigliere d’amministrazione della Rai Giancarlo Mazzuca.
Il dibattito è stato coordinato da Carlo Felice Corsetti, vicepresidente vicario del Club relazioni esterne, e da Stefano Girotti, vicecaporedattore di Rai Vaticano.
Per saperne di più:
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