Re.Use, i rifiuti diventano opere d’arte
Cinquantotto artisti di livello internazionale per un totale di ottantasette opere in mostra a Treviso. Il tema dell’imponente collettiva è il riciclaggio degli scarti per la difesa dell’ambiente
La salvaguardia dell’ambiente attraverso due concetti chiave: il riciclo degli oggetti (che rinvia all’economia circolare) e la sensibilizzazione, che in questo caso parla il linguaggio delle immagini.
Questo problema ecologico affrontato dagli esponenti dell’arte povera, concettuali, e da alcuni artisti attuali come Matteo Attruia, Struart Arends, Alek O, Giovanni Albanese, Marco Andrighetto, Flavio Favelli, e Cracking Art con l’opera Elefante del 2018 realizzata con la plastica rigenerata, esposta a Treviso nella mostra Re.Use. Scarti, oggetti, ecologia nell’arte contemporanea.
La mostra è curata da Valerio Dehò ed è visitabile fino al 10 febbraio 2019. Sempre a proposito di ambiente e riuso, occorre specificare che queste tematiche non sono nuovissime nel mondo dell’arte e, anzi, molti artisti, le hanno affrontate sin dal secolo scorso: è il caso di Man Ray, Marcel Duchamp, Christo, Mimmo Rotella, Arman, Manzoni, Gina Pane e altri, che hanno realizzato opere o installazioni di gran livello. Grazie alla loro produzione il concetto di riuso arriva a un livello metafisico, che evoca la resurrezione: gli oggetti strappati alla morte, cioè alla spazzatura, rivivono una nuova dimensione estetica ed etica.
La rassegna trevigiana è stata allestita in tre diversi ambienti molto suggestivi: due musei, il Santa Caterina e Casa Robegan, e una residenza privata, il piano nobile di Ca’ dei Ricchi.
Re.Use vuole essere un’occasione per far riflettere sui danni provocati dallo smaltimento selvaggio degli oggetti, buttati sconsideratamente nell’ambiente senza il rispetto delle normative europee.
Anche gli artisti si ribellano e il loro monito alla società malata, devastata dal consumismo, è, appunto, dare nuova vita agli oggetti morti presentandoli al pubblico sotto forma di opera d’arte.
Visitare questa rassegna fa capire come la Storia dell’arte contemporanea abbia subito sino ad oggi molti cambiamenti e contestualizzato ogni epoca: si pensi all’operazione concettuale di Duchamp quando presentò al pubblico per la prima volta un oggetto, la ruota di bicicletta, come opera d’arte, oppure agli impacchettamenti di Christo, tutto questo modo di fare arte creò negli artisti profondi cambiamenti e nel pubblico un desiderio di cambiamento. Sono ben le ottantasette opere in mostra, firmate da cinquantotto grandi artisti di livello internazionale, tra cui i menzionati Marcel Duchamp, Christo e Rotella e poi Damien Hirst, Piero Manzoni, Michelangelo Pistoletto, Alberto Burri e Tony Cragg.
La mostra si rivela interessante non solo perché le opere esposte sono profondamente significative, proprio nella loro esibita bruttezza. Ma anche perché danno una cifra artistica all’interesse della città di Treviso ad occuparsi del riciclo dei materiali di scarto, e a tutelare l’ambiente con le misure adeguate allo smaltimento dei rifiuti.
La rassegna è di qualità, ma sveglierà le coscienze di tutti? Vogliamo sperarlo.
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