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Giordano Bruno Guerri, un ritorno a Soveria

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Lo scrittore inaugura l’Università d’Estate nella cittadina del Catanzarese

Piaccia o meno, non si può non riconoscere un certo spessore a Giordano Bruno Guerri. Giornalista e direttore di molte testate, da Storia Illustrata a L’Indipendente, già direttore editoriale di Mondadori, intellettuale e storico specializzato in quel campo delicato (e minato) di ricerca che è il fascismo e attuale direttore del Vittoriale di d’Annunzio, Guerri ha inaugurato l’11 agosto l’Università d’Estate, la manifestazione culturale di Soveria Mannelli, centro culturale importante e molto attivo del Catanzarese (tra l’altro sede dell’editore Rubbettino).

Per Guerri, accolto in pompa magna dal sindaco Leonardo Sirianni e dal suo vice Mario Caligiuri, docente presso l’Università della Calabria e direttore dell’iniziativa, la manifestazione soveratese è stata l’occasione di un ritorno.

Vent’anni fa, infatti, lo scrittore ebbe un ruolo amministrativo a dir poco particolare nella cittadina catanzarese: assessore alla Provocazione culturale e al dissolvimento dell’ovvio. In tale veste, organizzò la prima notte bianca d’Italia, che battezzò Smoc (Soveria Mannelli Orario Continuato) e propose il gemellaggio con Alcalà de Henares, la città spagnola in cui nacque Miguel de Cervantes.

Nella sua particolare lezione, Guerri è partito da un flashback, che ha riportato il pubblico accorso a sentirlo all’ingresso di Palazzo Cinimo, la storica sede del municipio, indietro proprio di vent’anni: la nostalgia di quel che poteva essere e non è stato. «Allora», ha spiegato lo scrittore, «si credeva che il sistema politico, interno e internazionale, si fosse stabilizzato, che si preparasse un lungo periodo di pace e che l’Europa avrebbe accresciuto il nostro benessere, ma purtroppo non è andata così».

Sempre sulla scia della stessa nostalgia dell’avvenire mancato, lo scrittore ha ricordato le riflessioni di Ida Magli, coautrice con lui nel 1996 di Per una rivoluzione italiana, riedito di recente da Bompiani.

A un’introduzione e a uno svolgimento amari, è seguita una conclusione ottimistica. Innanzitutto, sull’emigrazione intellettuale, considerata dai più una piaga per l’Italia.

«Cervelli in fuga?», si è chiesto al riguardo Guerri col solito fare provocatorio. «Non direi», si è risposto, «perché i cervelli non fuggono, semmai corrono». E, quando possono, volano alto: «Gli studiosi formatisi nelle nostre Università che si fanno onore fuori sono il miglior biglietto da visita per il nostro paese, un po’ come gli intellettuali italiani del Rinascimento, che arricchirono l’Europa e diedero lustro all’Italia quando ancora l’Italia non esisteva».

La risorsa più importante dell’Italia secondo Guerri resta la sua cultura millenaria, che è il vero capitale che consentirà al Paese di risorgere.

La prossima lezione dell’Università d’Estate sarà tenuta il 25 agosto da Ciriaco De Mita, storico segretario della Dc degli anni ’80, che parlerà del tema Rileggere la storia. La manifestazione terminerà il 28 agosto con la lezione del giornalista Magdi Cristiano Allam sul tema: Mediterraneo: una storia di mutamenti.

La segreteria organizzativa dell’Università d’Estate è curata dall’associazione Fiore di Lino, in collaborazione con l’editore Rubbettino e con la fondazione Italia Domani.

Le lezioni sono seguite da Radio Radicale, Liberi.tv e Luigi Salsini di CalNews.

 

 

 

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Saverio Paletta, classe 1971, ariete, vive e lavora a Cosenza. Laureato in giurisprudenza, è giornalista professionista. Ha esordito negli anni ’90 sulle riviste culturali Futuro Presente, Diorama Letterario e Letteratura-Tradizione. Già editorialista e corrispondente per il Quotidiano della Calabria, per Linea Quotidiano e L’Officina, ha scritto negli anni oltre un migliaio di articoli, in cui si è occupato di tutto, tranne che di sport. Autore di inchieste, è stato redattore de La Provincia Cosentina, Il Domani della Calabria, Mezzoeuro, Calabria Ora e Il Garantista. Ha scritto, nel 2010, il libro Sotto Racket-Tutti gli incubi del testimone, assieme al testimone di giustizia Alfio Cariati. Ha partecipato come ospite a numerose trasmissioni televisive. Ama il rock, il cinema exploitation e i libri, per cui coltiva una passione maniacale. Pigro e caffeinomane, non disdegna il vino d’annata e le birre weisse. Politicamente scorretto, si definisce un liberale, laico e con tendenze riformiste. Tuttora ha serie difficoltà a conciliare Benedetto Croce e Carl Schmitt, tra i suoi autori preferiti, con i film di Joe d’Amato e l’heavy metal dei Judas Priest. [ View all posts ]

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