Un omaggio a Oscar Lucente, un ricordo della destra perbene…
Il movimento nazionale per la sovranità ricorda Oscar Lucente, storico dirigente del Msi calabrese, scomparso meno di un anno fa. Parla Emma Staine, giovane esponente del nuovo partito sovranista
A meno di un anno dalla scomparsa, arriva la commemorazione affettuosa, perché la politica non esclude gli affetti.
Il Movimento nazionale per la sovranità, rappresentato a Cosenza da Emma Staine, una giovane avvocata col cuore a destra da sempre, dedicherà la propria sede provinciale a Oscar Lucente, lo storico federale del Msi degli anni ’90.
Lucente, scomparso a novembre 2016 dopo una lunga malattia, ha lasciato quel che si dice un buon ricordo di sé: coerente, onesto e politicamente intelligente, fu anche un intellettuale stimato: scrisse molto, anche su testate nazionali, su vari argomenti, da Giovanni Gentile a… Donnu Pantu (il Pietro l’Aretino calabrese, per capirci).
«Non potevamo, nel momento in cui ci radichiamo sul territorio, non ricordare una persona seria e per bene. Senza il professor Lucente molti di noi non avrebbero neppure iniziato ad appassionarsi alla politica. Anche dopo aver cessato l’attività, era rimasto un punto di riferimento: aveva sempre un buon consiglio e parole d’incoraggiamento per tutti, è stato un profondo conoscitore della storia e del territorio e, cosa più importante, è riuscito a muoversi in un territorio difficile come quello Cosentino senza fare compromessi e, cosa più importante, senza sporcarsi le mani».
D’accordo, però l’evoluzione successiva della destra, italiana e calabrese, ha preso un’altra piega rispetto alla sua linea politica.
Che c’entra? Lui fu un almirantino e, da tale, aveva un’idea pulita, autorevole ed efficientista della democrazia. Se questi valori non hanno prevalso non è stata colpa sua: il mondo politico ha continuato a farsi del male insistendo, anche peggiorandole, nelle pratiche che causarono Tangentopoli. E ora siamo al punto più basso.
Ma il sovranismo, a cui si richiama il Movimento nazionale per la sovranità, può essere un rimedio? Tutta l’Europa è piena di pulsioni sovraniste, ma, tranne il caso della Gran Bretagna, non sembra che l’Unione Europea sia messa in discussione. Il caso francese, al riguardo, è esemplare.
Non voglio sembrare retorica: il problema non è l’Ue, ma il modo in cui l’Italia ha determinato la sua presenza in Europa per colpa di una classe politica che ha letteralmente svenduto la nostra sovranità, a partire dalla fine degli anni ’80.
Anche la destra ha avuto le sue responsabilità.
Non lo nego. Però è vero pure che le voci critiche più importanti sulle politiche europee e sul nostro modo di affrontarle sono venute dalla destra. Magari sono state critiche confuse, ma ci sono state. Certo è che non possiamo lasciare il paese in mano a Renzi e Di Maio: due ipotesi di cui stento a capire la peggiore.
Torniamo a Lucente. La sua ultima comparsata politica risale a otto anni fa, quando aderì a Fli nel momento della crisi del berlusconismo.
Era un momento politico particolare, in cui era emersa, per la seconda volta dai tempi di Tangentopoli, una domanda di moralità nell’elettorato. Se a questa domanda fossero state date risposte convincenti, adesso non saremmo costretti a oscillare tra il populismo e il lobbysmo. Ricordo, per quel che riguarda Fli, un’altra persona seria e determinante per la mia formazione politica: Fabrizio Falvo [già consigliere provinciale, vicepresidente del Consiglio comunale di Cosenza ed ex dirigente di An, Nda]. Anche la sua presenza lasciava ben sperare.
Ma la storia ha deciso altrimenti. E ora?
Ora occorre ricostruire su basi culturali forti. Quando sento Di Maio, che afferma di ispirarsi ora a Berlinguer e ora ad Almirante, non so se ridere o piangere. Evidentemente, non si accorge, quando fa queste sparate, di offendere la memoria di entrambi.
Scendiamo sul territorio: possono esserci spazi politici per voi?
Il territorio calabrese è pieno di potenzialità e risorse importanti a cui vogliamo dar voce nel contesto di una politica nazionale forte che integri bene la nostra regione in un contesto nazionale.
Come?
Ad esempio, mettendo ordine nel sistema delle autonomie che ci penalizza: la Calabria è prigioniera di una classe politica che non ha antagonisti positivi. D’altronde i risultati di quasi mezzo secolo di regionalismo li abbiamo sotto gli occhi: le regioni ricche stanno arretrando e il Sud sprofonda. Devo dire altro?
C’è altro da dire?
Sì: il primo che lanciò l’allarme fu Almirante, che si batté contro l’istituzione delle Regioni. E la sua polemica fu uno dei fili conduttori della destra italiana, che ora vogliamo riallacciare.
Cosenza per la destra non è mai stata una città facile…
Tuttavia le vere rivoluzioni in città provengono dalla destra. Penso a Tommaso Arnoni e Michele Bianchi, che disegnarono la pianta urbana di Cosenza in maniera eccellente, come riconobbe anche Ingrao che nella sua autobiografia scrisse: «Cosenza, che Michele Bianchi ha voluto bella». Per fare un esempio più recente, penso alla rivoluzione urbanistica che Occhiuto sta realizzando.
Ma c’è chi pensa che Occhiuto stia invece realizzando la rivoluzione progettata da Giacomo Mancini, a cui Lucente si contrappose.
La storia del decennio manciniano, piena di buone intenzioni di cui è rimasto nulla, è da rileggere bene. Io guardo alle realizzazioni.
(a cura di Saverio Paletta)
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