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Formigoni passa, ma Cl resta. Eccome…

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Dopo le motivazioni della condanna ricevuta a dicembre, un’altra tegola pesantissima si abbatte sull’ex governatore della Lombardia. Stavolta è stata la Corte dei Conti a puntare il dito e, anche stavolta, dietro le quinte ci sarebbe la presenza ingombrante di Comunione e Liberazione, la potente lobby temuta da tanti, rispettata da pochi e ora invisa anche a una fetta delle gerarchie ecclesiastiche

A differenza di altre lobby, Comunione e Liberazione ha un’arma in più. Non è, intendiamoci, il Padre Eterno, che evidentemente (e per fortuna) si è girato dall’altra parte, ma una piccola caratteristica strutturale: Cl non ha liste scritte né una forma associativa definita. Di sicuro, è un omaggio alla concezione movimentista di don Giussani, notoriamente poco amante delle burocrazie e dei formalisti. Ora questa adesione ai dettami del fondatore si rivela utilissima: è difficile dare del ciellino a qualcuno con la stessa facilità con cui lo si apostroferebbe massone, sebbene, sussurrano i maligni, i due raggruppamenti si somiglino sin troppo, per spirito di corpo e modalità operative.

Ed ecco perché i media, soprattutto il Fatto Quotidiano, che ha più volte radiografato il celebre gruppo ecclesiale e il suo braccio economico, la Compagnia delle Opere, ha parlato genericamente di «professionisti vicini a Cl» nel commentare la condanna inflitta dalla sezione lombarda della Corte dei Conti a Roberto Formigoni, il politico ciellino più potente d’Italia: era il massimo che si poteva scrivere, visto che tranne per chi si dichiara e milita apertamente, è difficile dire di un soggetto se sia ciellino o no.

Nessun astio, ovviamente, nei confronti di questo potentissimo gruppo, che accoppia al Vangelo e alla dottrina sociale della Chiesa una rete di relazioni privilegiate tale da far impallidire il Goi. Ma il pasticcio contabile-amministrativo in cui si è andato a ficcare Formigoni – e che segue di poco la pubblicazione della sentenza del Tribunale di Milano, che ha condannato a sei anni l’ex governatore – merita più di un approfondimento. Da farsi, ripetiamo, senza livori e pregiudizi.

I magistrati contabili hanno condannato Formigoni senza attenuante alcuna per aver conferito un incarico legale esterno a un avvocato, sebbene la Regione Lombardia disponesse di un collegio di 17 legali, regolarmente assunti e incardinati, molti dei quali cassazionisti. Il 17 portava sfiga e quindi il Nostro, per eccesso di scaramanzia, ha voluto aggiungerne un 18esimo? Se le cose stessero così, staremmo con lui. Ma la vicenda non consente, al di là delle battute, di indulgere nel garantismo.

Infatti, la consulenza fu data in occasione di un braccio di ferro pesantissimo, tra la Regione e il Tar, nato da un concorso per dirigenti bandito nel 2005 e poi annullato nel 2008, appunto, dal Tribunale amministrativo per l’omessa pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale. In questo caso, la Giunta di Formigoni, avevano chiosato i magistrati amministrativi, non si era limitata a non tener conto di leggi amministrative, che si sa son complicate e qualcosa sfugge sempre anche ai più solerti e incalliti, ma aveva violato un principio costituzionale. Mica una sciocchezza. La stessa cosa è stata ribadita dal Consiglio di Stato. E il pasticciaccio, cioè la consulenza conferita a dispetto del principio di economicità, è capitato mentre la Giunta lombarda si preparava a far ricorso in Cassazione.

Ora, ed ecco la vera notizia, i dirigenti assunti con un bando a cui è stata data pubblicità insufficiente sono ancora al loro posto.

Sarebbe questione da avvocati discettare se il bando sia nullo o semplicemente annullabile e, nel secondo caso, applicargli il principio della continuità degli atti amministrativi, che vale ancora oggi, a dispetto della sostanziale privatizzazione delle attività della Pubblica Amministrazione (e tra queste attività privatizzate c’è soprattutto il rapporto di impiego…), ma, a prescindere dal fatto che questi professionisti fossero sostanzialmente vicini a Cl o del tutto ciellini (ma la differenza, s’è detto, è questione di sfumature…), resta il fatto che con due annullamenti non ci sarebbe nulla da fare.

Detto altrimenti: l’attuale Giunta Maroni non ha la forza, né forse la volontà politica, di sanare la situazione, e quindi applicare la clausola risolutiva a questi contratti d’impiego, che non è il massimo della regolarità anche in una fase storica in cui il Diritto amministrativo è diventato un’opinione. Evidentemente, l’appoggio di certi ambienti resta indispensabile, alla faccia della trasparenza e delle altre belle cose che vengono periodicamente tuonate nei meeting politici.

I maligni potrebbero dire: Formigoni passa – e, lo diciamo con tutto il garantismo e la cristiana comprensione possibili, sta passando male – Cl resta. Noi, senza spingerci a tanto, citiamo papa Roncalli, che, a proposito dei comunisti, invitava a distinguere l’errore, il comunismo, dagli erranti, ovvero chi in buonafede militava sotto le bandiere rosse. Nel caso di Cl il ragionamento risulta più complicato, visto che tra errore ed erranti le sfumature sono proprio minime. Meno di cinquanta ma comunque tutte grigie.

 

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Saverio Paletta, classe 1971, ariete, vive e lavora a Cosenza. Laureato in giurisprudenza, è giornalista professionista. Ha esordito negli anni ’90 sulle riviste culturali Futuro Presente, Diorama Letterario e Letteratura-Tradizione. Già editorialista e corrispondente per il Quotidiano della Calabria, per Linea Quotidiano e L’Officina, ha scritto negli anni oltre un migliaio di articoli, in cui si è occupato di tutto, tranne che di sport. Autore di inchieste, è stato redattore de La Provincia Cosentina, Il Domani della Calabria, Mezzoeuro, Calabria Ora e Il Garantista. Ha scritto, nel 2010, il libro Sotto Racket-Tutti gli incubi del testimone, assieme al testimone di giustizia Alfio Cariati. Ha partecipato come ospite a numerose trasmissioni televisive. Ama il rock, il cinema exploitation e i libri, per cui coltiva una passione maniacale. Pigro e caffeinomane, non disdegna il vino d’annata e le birre weisse. Politicamente scorretto, si definisce un liberale, laico e con tendenze riformiste. Tuttora ha serie difficoltà a conciliare Benedetto Croce e Carl Schmitt, tra i suoi autori preferiti, con i film di Joe d’Amato e l’heavy metal dei Judas Priest. [ View all posts ]

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