Undici settembre, non abbassiamo la guardia
A diciassette anni dall’attentato al World Trade Center riapre la stazione metro di Cortland: è il simbolo della rinascita contro l’odio. Anche la percezione della sicurezza è cambiata e il contrasto al terrorismo islamista è diventato più stringente, a livello poliziesco. Ma i pericoli restano in agguato…
Dopo diciassette anni dagli attentati suicidi al World Trade Center di New York, nel giorno del ricordo delle vittime dell’attacco alle Torri Gemelle, viene riaperta la stazione metro di Cortland Street al Wtc.
Questa riapertura diventa inevitabilmente un simbolo di rinascita contro l’odio e il terrorismo di matrice islamica.
Da quell’11 settembre, che ha segnato una pietra miliare nella storia degli equilibri geopolitici internazionali, sono cambiate le nostre abitudini e, con esse, il concetto stesso di sicurezza. Questa tragica data storica ha mutato il modo di guardare alla minaccia terroristica e di contrastarla.
Anche se in Occidente si è assistito ad un’alternanza tra momenti di forte escalation di violenza e momenti in cui la minaccia è apparsa dormiente, i rischi del fenomeno jihadista continuano a rimanere un tema prioritario nell’agenda della maggior parte dei governi.
Le sconfitte sul piano militare subite da Daesh, tra il 2016 e il 2017, e il conseguente ritiro di una parte dei miliziani dai territori dell’area siro-irachena, non devono, affatto, far pensare ad una riduzione della minaccia. A livello internazionale rimane vivo il fenomeno della radicalizzazione jihadista e solido il fronte ideologico contrario alle democrazie occidentali. Gli autori degli attentati terroristici che sono stati compiuti in Europa, a partire dal 2014, anno della proclamazione del Califfato, sono nati o cresciuti in Occidente.
Tutto questo testimonia come il fenomeno dell’auto-radicalizzazione sia da tenere sotto controllo nel momento in cui azioni di singoli individui possono avere effetti disastrosi e provocare decine di morti. La minaccia è dunque cambiata, appare destrutturata e più indefinita e per questo motivo più difficile da contrastare. Allo stesso tempo nonostante si sia assistito ad un ripiegamento dello Stato Islamico e ad una riduzione degli episodi terroristici in Occidente, sarebbe un errore abbassare la guardia. In questo momento è importante rimanere vigili e monitorare in maniera attenta gli sviluppi delle forti instabilità sia nel teatro mediorientale in Siria che nell’arco nordafricano in Libia. Partire da una stabilizzazione dei teatri di conflitto, cercando di proporre soluzioni che includano i vari attori globali e locali e agire sul lato della prevenzione e della de-radicalizzazione sono le due direttrici lungo le quali i governi occidentali dovrebbero muoversi nel prossimo futuro, per compiere passi importanti nella lotta al terrore globale.
Roberta Calderazzo
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