Se la nuova politica è questa… stiamo freschi
Ci scrive Franco Pelella, blogger salernitano appassionato di cronaca e politica: «Col nuovo Parlamento, invece, l’Italia repubblicana ha scoperto che per la prima volta molti deputati e senatori disprezzano la democrazia e gli extracomunitari e hanno una scarsa cultura»
Caro direttore,
Credo che siamo tutti d’accordo sul fatto che un parlamentare debba avere alcuni requisiti minimi per poter svolgere bene la propria attività; tali requisiti dovrebbero essere, a mio parere, la democraticità, il rispetto nei confronti delle altre persone o delle altre razze, l’onestà e un grado medio di cultura.
Negli scorsi decenni è stata messa, giustamente, in discussione l’onestà di parecchi parlamentari perché molti sono gli scandali che sono emersi; ma la maggior parte dei parlamentari del passato non poteva essere accusata di essere poco democratica, poco rispettosa, razzista o poco acculturata.
Col nuovo Parlamento, invece, l’Italia repubblicana ha scoperto che per la prima volta molti deputati e senatori disprezzano la democrazia e gli extracomunitari e hanno una scarsa cultura. I leghisti, che sono stati portati al governo dai cinque stelle pur avendo la meritata nomea di essere razzisti oltre che di aver fatto sparire parecchi soldi dalle loro casse, dimostrano ogni giorno la loro avversione nei confronti della democrazia e contestano i diritti degli immigrati.
Ma l’elemento veramente nuovo è l’ignoranza che caratterizza molti deputati e senatori, specialmente gli appartenenti ai Cinque Stelle; alcuni parlamentari che occupano posti di prestigio (come la vice-presidente del Senato Paola Taverna e la sottosegretaria Laura Castelli) stanno dimostrando una preoccupante incapacità di svolgere bene i propri compiti o di non capire l’inopportunità di mettere continuamente in discussione il ruolo della scienza. Quello che va detto con forza a leghisti e cinque stelle è che serve a poco rivendicare la proprio diversità nei confronti dei governanti del passato se nelle loro file ci sono razzisti, ladri e ignoranti; le caratteristiche deteriori della nuova classe dirigente mettono fortemente in discussione il tanto decantato cambiamento e rendono problematico ipotizzare una reale capacità di governare il nostro Paese.
Cordiali saluti
Franco Pelella – Pagani (SA)
Egregio Pelella,
Grazie innanzitutto per la cortese attenzione all’IndYgesto. Approvo in buona parte la Sua riflessione, che, se ho ben capito, ruota attorno a un concetto impietosamente “classico”: il declino della democrazia, i cui protagonisti sono diventati i nani sulle spalle dei giganti sempre più nani.
Non mi riconosco, invece, nella parte della sua critica che riguarda la Lega, non per simpatie (che non ho) nei confronti del partito di Matteo Salvini, ma perché nei sistemi di democrazia liberale come il nostro i parlamentari hanno libertà di pensiero e di opinione.
Quindi, purtroppo, hanno il diritto di essere xenofobi, intolleranti e razzisti e, finché non commettono reati veri, non possiamo farci niente. Purtroppo.
Il problema non sono loro, ma chi li vota: sono lo specchio di una società declinante e satura, che non riesce più ad apprezzare il valore della democrazia e delle libertà.
Nell’inconscio collettivo italiano certe deformazioni, che Lei denuncia a ragion veduta, ci sono sempre state. Ma nessuno si era dimostrato abile a vellicarle come Salviini. Ed ecco che ci troviamo una destra radicale al governo dopo i pasticci della destra istituzionale.
Discorso simile per il M5S: il partito (è un partito vero, anche piuttosto autoritario e non un movimento) fondato da Beppe Grillo e Gianroberto Casaleggio. Molti colleghi delle testate blasonate parlano dei grillini come dei più colti, magari basandosi sul fatto che tra gli elettori pentastellati c’è il più alto numero di laureati.
Ma questo significa identificare i titoli con la cultura. Soprattutto con la cultura politica. E al riguardo emerge più di un paragone impietoso con quel che capitava nelle vecchie sezioni del Pci, dove la lettura dei giornali era Vangelo per tutti e persino gli operai con la sola istruzione elementare venivano istruiti (certo, anche indottrinati in maniera faziosa, ma pur sempre istruiti). Però c’è da dire che il livello sostanzialmente basso dei 5 Stelle riflette quello della società italiana.
Non capisco bene una cosa: quale classe politica rimpiange? Quella della Prima Repubblica? In questo caso sono d’accordo con Lei: nonostante i tanti, troppi difetti, quello è stato una gruppo dirigente che ha avuto le qualità di una élite.
Chi, invece, ha propiziato l’arrivo dei leghisti e dei pentastellati ha lasciato a desiderare sotto tutti i profili, a partire da quello culturale.
La politica si è deculturalizzata, ecco tutto. Dal ’94 ad oggi abbiamo assistito a spettacoli impietosamente trash, da destra e da sinistra. Abbiamo riso di svarioni, di inconcludenze e di un lessico pubblico degradatissimo, oscillante tra gli spot televisivi e le sgrammaticature trucide di Cetto La Qualunque.
Il cattivo esempio è maturato negli ultimi venticinque anni di cui stiamo raccogliendo i frutti marci. Che abbondano nelle file dei “nuovi”, tali il più delle volte solo come facce e a livello anagrafico. L’aspetto peggiore di tutto ciò è che questo declino si verifica mentre la società diventa più complessa e richiede in chi si candida a governarla doti e capacità tecniche superiori e diverse rispetto a quelle delle classi politiche di cui in tanti sono nostalgici. Era meglio la questione morale? Senz’altro, perché per questi i problemi di legalità – emersi, emergenti e prossimi all’emersione – sono davvero il meno.
Anche a questo riguardo io e Lei possiamo poco, fuorché denunciare.
Cordialmente,
Saverio Paletta
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