Medicina di emergenza, i medici bocciano (ancora) la Calabria
Ferrara: «Alla situazione sanitaria del profondo Sud darei un bel 3»
Sono trascorsi 25 anni dal 27 marzo 1992 quando, con decreto presidenziale, si istituiva il Sistema di Emergenza-Urgenza in tutto il nostro Paese. Per sapere come vanno le cose all’interno di questa macchina sanitaria, che è lepre al Nord e tartaruga al Sud, per il 27 marzo è stato organizzato dalla Fimeuc (Federazione Italiana Medicina delle Emergenze-Urgenze e delle Catastrofi) il convegno “Ripensare il sistema di Emergenza-Urgenza“, che si terrà al Senato della Repubblica, Palazzo Giustiniani, Sala Zuccari.
Siamo tutti consapevoli che questo Sistema nel tempo ha migliorato la qualità dell’assistenza preospedaliera ed ospedaliera per le patologie a tempo dipendenti e per quelle ad elevato rischio di evoluzione negativa, ma si è ancora in attesa di una reale riforma delle cure primarie e della sussidiarietà per le categorie più deboli come gli anziani, poveri e migranti.
Tuttavia, l’attuale Sistema deve attrezzarsi e digitalizzarsi per operare con efficacia nel Paese sebbene già dal 2004 il Governo abbia effettuato dei forti tagli economici. Quali aree del Paese stanno annaspando in un Sistema di Emergenza ai limiti del collasso? Visto che i vari Governi tagliano anche i fondi?
E quali Regioni, invece, lavorano bene? È possibile parlare di uniformità nel Sistema di emergenza Sanitaria Nazionale? Queste sono molte delle domande che i cittadini si pongono data la grave crisi economica che colpisce l’Italia e alcuni paesi della Ue.
«Le Regioni che lavorano bene e che negli anni si sono dotate di ottime strutture e macchinari all’avanguardia per far fronte ai primi interventi», riferisce uno degli organizzatori del convegno, il medico Giorgio Ferrara (segretario del Cimo-Sindacato dei medici della Calabria), sono «Toscana, Emilia Romagna, Veneto e Lombardia. Tuttavia, non si può parlare di uniformità del Sistema Nazionale perché esistono 20 sistemi di emergenza, uno per Regione e le migliori sono quelle che ho citato. In Calabria ancora bisogna lavorare per cambiare la situazione: in primis andrebbe rivista tutta la rete di emergenza con la riapertura di alcuni ospedali chiusi come Trebisacce e Praia a Mare».
Ferrara risponde anche ad altri, inquietanti interrogativi: secondo lei la Regione Calabria si attiverà entro il 2020? O sono state solo chiacchiere?
«Credo che siano solo chiacchiere e se dovessi dare un voto alla situazione sanitaria di emergenza urgenza calabrese darei un bel 3».
Dati e risultati non confortevoli, visto che in 25 anni di nuove gestioni regionali il Sud, e ancor peggio la Calabria, si vedono messi al palo dalla malasanità del primo intervento. Speriamo che le cose migliorino, per lasciare un velo di speranza a chi ancora sogna.
Carmelita Brunetti
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