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Avviso ai lettori: ritorna L’IndYgesto

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Dopo più di due anni di sostanziale fermo, interrotto da qualche pubblicazione rarefatta e discontinua, riprendiamo le pubblicazioni. Ecco le novità (ma anche le linee di continuità editoriale) rispetto al passato. Bentrovati!

Disturbiamo i lettori per avvisarli di una cosa, banale per tutti ma per chi scrive molto importante: L’IndYgesto riprende le sue pubblicazioni dopo oltre due anni di stop, dovuti agli impegni professionali del suo fondatore e direttore.

Concentriamoci, piuttosto, sul web magazine, che non presenta grosse novità.

Non dal punto di vista grafico, tranne una maggiore cura per le immagini.

Né da quello stilistico: non eravamo e non siamo schiavi della seo e dei suoi stilemi, che garantiscono solo la banalità del linguaggio e alcune sgrammaticature (ad esempio, le ripetizioni ossessive di alcune presunte parole chiave). Per noi, il lettore viene prima degli algoritmi e delle indicizzazioni.  E c’è da dire che anche Google, Bing e altri motori di ricerca hanno iniziato ad adottare questa logica.

La statua della casalinga di Voghera

Al lettore dobbiamo solo una cosa: la chiarezza. Dopodiché non lo mortificheremo mai con inutili “spiegoni” luoghi comuni e altre banalità.

Ci riferiamo, va da sé, a chi legge abitualmente. Gli altri, di sicuro i più, si accorgono solo saltuariamente e spesso per caso se qualcuno scrive qualcosa.

Per noi la “casalinga di Voghera”, il tabaccaio di provincia e il benzinaio di paese non sono soggetti su cui esercitare snobismo peloso sotto le mentite spoglie della prassi giornalistica. Al contrario, oggi sono spesso persone titolate ed istruite con tempo a disposizione per leggere e – com’è giusto e legittimo – criticare.

Cambiano i tempi, cambiano persone e personaggi, cambiano i modi di dire.

Resta praticamente immutata l’offerta editoriale: quasi niente sport (ne scrivono in troppi e non trattarne può essere un vanto), poco gossip e costume, molta musica e tanti, tanti libri.

A proposito di musica: questo scorcio di 2024 è stato eccezionale per il rock, per il metal e il prog. Lo testimoniano i ritorni eccellenti (Rolling Stones, Saxon, Judas Priest, Bruce Dickinson, Slash e i nostri CCCP), le conferme di talento (Big Big Train) e i tanti emergenti. Più qualche sorpresona (il notevolissimo esordio solista di Mick Mars, l’ex chitarrista dei Motley Crüe). Abbiamo provato a raccontare tutto questo ben di Dio con calma e serenità. Soprattutto con una convinzione: la vita è troppo breve per ascoltare cattiva musica e stroncarla.

Non abbiamo seguito lo stesso criterio per i libri: nello stesso scorcio di 2024 abbiamo avuto l’occasione di comparare piccole gemme a tanto ciarpame. Quindi stroncare qualcosina, nei nostri limiti, è stato poco meno di un dovere civile.

«Finché c’è guerra c’è speranza», diceva il mitico Alberto Sordi nei panni di un losco (e mediocrissimo) trafficante d’armi. Oggi lo dicono gli editori, che grazie ai conflitti russo-ucraino e israelo-palestinese (l’ennesimo e più truce) hanno ripreso a far girare le rotative, cartacee e digitali, che è una bellezza.

Anche in questo caso, le (rare) pepite sono letteralmente circondate di ciofeche. Vogliamo per caso parlare delle filippiche moralistiche, di solito antirusse, imbastite su qualche centinaio di pagine da qualche collega giornalista che si improvvisa storico o politologo, spesso quasi senza competenze specifiche?

Già (e vale soprattutto per chi scrive): il giornalismo, in sé, non è una competenza. Come tutti i mestieri empirici è un insieme di tecniche e trucchi: narrativi, esplicativi e comunicativi. Le competenze e le conoscenze reali stanno a monte e sono il prodotto di studi e di ricerche: non si improvvisano.

L’immenso Alberto Sordi in un frame di Finché c’è guerra c’è speranza

Per questo motivo, criticare le “opere” di qualche collega che posa ad avvocato a senso unico dei valori liberali è un altro dovere civile.

Beninteso: sempre nelle limitate capacità di chi scrive. Che tuttavia ha dalla sua almeno un piccolo merito: essere stato anticomunista e antisovietico quando i comunisti erano potenti e prepotenti e l’Urss pericolosa.

Ora c’è solo da rendere l’onore delle armi a un’esperienza storica tragica e grandiosa che comunque ha assicurato un benessere materiale altrimenti insperabile a intere popolazioni (gli “stan” delle province asiatiche dell’impero zarista) e suona quasi comico che sulla Russia di Putin si rovescino veleni di cui neppure la più becera stampa democristiana e missina era capace nei confronti dell’Unione sovietica di Breznev.

Siamo occidentali e amiamo l’Occidente, ci mancherebbe. Ma di un amore sincero, quindi anche critico, ma mai interessato o, peggio, balordo.

Per fortuna, non mancano i libri notevoli, di cui ci siamo occupati con piacere.

E non tanto per cattivarci gli autori – che non hanno certo bisogno della nostra attenzione – ma per rendere un servizio ai lettori.

Stesso discorso per alcune novità che, speriamo, trovino il gradimento di chi ci ha seguito nel recente passato e attirino, oltre le consuete polemiche, un altro po’ di pubblico: Mal d’Africa, la rubrica che abbiamo deciso di dedicare alla nostra esperienza coloniale. Idem per BalcaniVicini, altra rubrica in programmazione dedicata alla storia dei rapporti tra Italia e costa orientale dell’Adriatico, in particolare ex Jugoslavia (soprattutto Croazia) e Albania.

Pascal Bruckner (foto di Philip Conrad)

In questi casi non ci ispira solo la passione per la storia. Ma fa la sua parte anche la polemica contro una subcultura a cavallo tra il masochismo e alcune banalità anni ’70 dure a morire. Ci riferiamo a certa becera cancel culture che, per dirla con Pascal Bruckner, sembra avere un bersaglio prediletto: il maschio europeo.

Questa paccottiglia ideologica, per fortuna minoritaria nel mondo reale, sembra avere una presa tenace in buona parte della cultura e dell’informazione. Al punto di violentare persino il linguaggio in nome di presunte minoranze oppresse.

L’IndYgesto è pieno anche di storie e di persone. Ne racconteremo tante, cercando di tenere lontani certi pregiudizi (di solito quasi obbligatori quando si ha a che fare coi servizi segreti e determinate aree politiche). Infine, non trascureremo i nostri cavalli di battaglia contro alcune forme comiche di revisionismo storico e certi tabù culturali di cui gradiremmo vedere depurato il mondo dell’informazione.

Nei nostri non pochi limiti, cercheremo di offrire uno sguardo non banale sulla realtà, che è poi il nostro unico riferimento: i sogni ideologici li lasciamo a chi ha tempo per coltivarli.

Chi scrive, a questo punto, sente il bisogno di ringraziare due cari amici, per la loro presenza continua, che si è tradotta in consigli preziosi e in una collaborazione che, da sola, è motivo di orgoglio: Lorenzo Terzi e Marco Vigna.

Grazie a chi ci ha seguito e magari riprenderà a farlo e a chi ci ha atteso. Grazie anche a chi ci scoprirà. A tutti, il nostro sincero “bentrovati”.

Saverio Paletta

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Saverio Paletta, classe 1971, ariete, vive e lavora a Cosenza. Laureato in giurisprudenza, è giornalista professionista. Ha esordito negli anni ’90 sulle riviste culturali Futuro Presente, Diorama Letterario e Letteratura-Tradizione. Già editorialista e corrispondente per il Quotidiano della Calabria, per Linea Quotidiano e L’Officina, ha scritto negli anni oltre un migliaio di articoli, in cui si è occupato di tutto, tranne che di sport. Autore di inchieste, è stato redattore de La Provincia Cosentina, Il Domani della Calabria, Mezzoeuro, Calabria Ora e Il Garantista. Ha scritto, nel 2010, il libro Sotto Racket-Tutti gli incubi del testimone, assieme al testimone di giustizia Alfio Cariati. Ha partecipato come ospite a numerose trasmissioni televisive. Ama il rock, il cinema exploitation e i libri, per cui coltiva una passione maniacale. Pigro e caffeinomane, non disdegna il vino d’annata e le birre weisse. Politicamente scorretto, si definisce un liberale, laico e con tendenze riformiste. Tuttora ha serie difficoltà a conciliare Benedetto Croce e Carl Schmitt, tra i suoi autori preferiti, con i film di Joe d’Amato e l’heavy metal dei Judas Priest. [ View all posts ]

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