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Diritto all’oblio, non vale nei casi gravi

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Per la seconda volta in pochi mesi il Garante della Privacy rigetta la richiesta di un ex indagato e si pronuncia a favore di Google

Il diritto all’oblio? C’è, ma non vale sempre. Altrimenti diventerebbe censura. Lo ha stabilito di recente il Garante della privacy.

Il caso, divulgato con le opportune censure da alcuni portali web specializzati in diritto e giurisprudenza, è esemplare e potrebbe essere sintomatico di un’inversione di rotta nella disciplina dei media italiani.

Ma quali sono i limiti stabiliti dal Garante all’applicazione del diritto all’oblio? I casi devono essere piuttosto gravi e la vicenda processuale deve essersi conclusa da non molto tempo. Detto altrimenti: si tratta di casi su cui il giudice ha deciso di recente e la cui conoscenza può essere importante per i cittadini. Ad esempio, il settore dei reati contro la pubblica amministrazione, terminati con un verdetto di condanna.

È capitato a un ex consigliere comunale, coinvolto in un’inchiesta per corruzione e truffa. L’indagine iniziò nel 2006 e la vicenda processuale è terminata nel 2012 con un patteggiamento. L’uomo aveva richiesto a Google di deindicizzare i siti web in cui veniva raccontata la sua vicenda perché riteneva dannoso per la propria immagine e la propria vita professionale che continuassero a girare per il web notizie risalenti a 10 anni fa. In apparenza, la tipica situazione in cui chiedere ed ottenere il diritto all’oblio. Tuttavia i gestori del motore di ricerca gli hanno risposto picche.

Né è andato meglio il tentativo successivo dell’ex amministratore, che ha adito, appunto, il Garante della privacy perché imponesse la deindicizzazione delle notizie. L’autorità ha pubblicato la propria risposta nella newsletter 442 del 12 dicembre. E questa risposta sembra la classica doccia fredda: «Sebbene il trascorrere del tempo sia la componente essenziale del diritto all’oblio, questo elemento incontra un limite quando le informazioni di cui si chiede la deindicizzazione siano riferiti a fatti gravi e che hanno destato un forte allarme sociale».

Il caso si commenta da sé. Val la pena solo di aggiungere due elementi.

Il primo: il Garante italiano ha rigettato la richiesta dell’ex consigliere basandosi sulle linee guida dei Garanti europei. Quindi l’ipergarantismo antistampa, tipico di una certa giurisprudenza italiana, è stato “scavalcato” dalle tendenze europee, più favorevoli alla libertà di stampa.

Secondo elemento: non è il primo rigetto del Garante. A giugno se ne è verificato un altro, decisamente più interessante. In quell’occasione l’autorità aveva negato il diritto all’oblio a un ex terrorista coinvolto, a cavallo tra i ’70 e gli ’80, in gravi fatti di cronaca e che aveva finito di scontare la pena nel 2009. Anche in questo caso l’ex condannato aveva chiesto la deindicizzazione delle notizie che lo riguardavano.

È, per dirla con Humprey Bogart, la stampa bellezza? Proprio no. È solo Google. E meno male…

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Saverio Paletta, classe 1971, ariete, vive e lavora a Cosenza. Laureato in giurisprudenza, è giornalista professionista. Ha esordito negli anni ’90 sulle riviste culturali Futuro Presente, Diorama Letterario e Letteratura-Tradizione. Già editorialista e corrispondente per il Quotidiano della Calabria, per Linea Quotidiano e L’Officina, ha scritto negli anni oltre un migliaio di articoli, in cui si è occupato di tutto, tranne che di sport. Autore di inchieste, è stato redattore de La Provincia Cosentina, Il Domani della Calabria, Mezzoeuro, Calabria Ora e Il Garantista. Ha scritto, nel 2010, il libro Sotto Racket-Tutti gli incubi del testimone, assieme al testimone di giustizia Alfio Cariati. Ha partecipato come ospite a numerose trasmissioni televisive. Ama il rock, il cinema exploitation e i libri, per cui coltiva una passione maniacale. Pigro e caffeinomane, non disdegna il vino d’annata e le birre weisse. Politicamente scorretto, si definisce un liberale, laico e con tendenze riformiste. Tuttora ha serie difficoltà a conciliare Benedetto Croce e Carl Schmitt, tra i suoi autori preferiti, con i film di Joe d’Amato e l’heavy metal dei Judas Priest. [ View all posts ]

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