Undici disegni del Mostro di Firenze, mostra shock a Venezia
Venice Faktory esporrà le tavole donate da Pacciani al criminologo Davide Cannella. Il ricavato andrà in beneficienza
Una mostra particolare a Venezia: si tratta di undici tavole realizzate in carcere da Pietro Pacciani, il contadino toscano morto ventuno anni fa e passato alla storia come il Mostro di Firenze.
La rassegna, intitolata One Solo Show, inizierà il 20 settembre, è organizzata da Venice Faktory e curata da Federica Pagliarin.
I disegni ritraggono scene agresti ed animali, con uno stile decisamente naif e un tratto infantile. Ma ci sono anche il ritratto di suor Elisabetta, l’assistente spirituale di Pacciani durante la carcerazione, e un autoritratto, intitolato Povero Cristo.
Le opere originali non sono in vendita, ma ne sono state realizzate 150 copie che invece saranno vendute per beneficienza.
Pacciani – a cui sono stati addebitati sette duplici omicidi ed è morto in carcere nel 1998 in attesa di un nuovo processo – disegnava molto in prigione, ma quasi tutto il materiale, in genere a sfondo sessuale, è stato sequestrato dalla magistratura. Le undici tavole in esposizione, invece, furono donate dallo stesso Pacciani a Davide Cannella, un criminologo del suo collegio difensivo.
Queste tavole saranno al centro della piccola rassegna il cui ricavato sarebbe già destinato, per volontà dello stesso Pacciani, all’Ospedale per bambini Meyer di Firenze. Ma dall’Istituto toscano cadono dalle nuvole: «Il Meyer non è a conoscenza di questa iniziativa e tutte le iniziative di raccolta fondi ad esso dedicate devono essere preventivamente autorizzate», fanno sapere.
Secondo la curatrice Pagliarin, nei disegni «c’è un rapporto tra arte e criminologia ed è quello che ci interessa sviluppare». «A me», prosegue la curatrice, «non interessa sapere se Pacciani era o non era il mostro di Firenze, di certo c’è il fatto che le opere della collezione Cannella saranno esposte per la prima volta al pubblico a Venezia».
«I disegni» – è scritto nella presentazione della mostra – «sono giocosi, fantasiosi, caricaturistici e poetici, l’impulso è di ricollocarli oggi dove c’è la possibilità di dare risalto a questa pop art rifiutata, un’arte che, per il suo periodo storico, non ha avuto la giusta attenzione per via dell’ostacolo morale e della dialettica sociale».
Venice Factory non è nuova a proposte provocatorie. Mesi fa aveva esposto un ritratto dell’allora ministro dell’Interno Matteo Salvini con in braccio un piccolo migrante: iniziativa alla quale aveva fatto seguito un controllo da parte della polizia.
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