Se l’amore è una bambola di pezza. Re Pepe arriva in teatro
Dario De Luca mette in scena Re Pipuzzu fattu a manu, tratto da una fiaba della tradizione orale calabrese
Alla fine dello scorso dicembre è andato in scena al Teatro dell’Acquario di Cosenza Re Pipuzzu fattu a manu, spettacolo della compagnia Scena Verticale.
Il soggetto è tratto da Re Pepe, una fiaba dell’antica tradizione calabrese, poi inclusa nella raccolta Fiabe e novelle calabresi, pubblicata nel 1929 in prima edizione da Letterio Di Francia, uno studioso dei racconti della tradizione orale in vernacolo, tramandati principalmente dalle donne.
La fiaba viene inserita da Italo Calvino nel suo Fiabe italiane, con il titolo Il reuccio fatto a mano.
Il racconto teatrale di questo evergreen stavolta è affidato alla voce e alla mimica evocativa di Dario De Luca, commentate in maniera efficace dalla musicadi Gianfranco De Franco. L’adattamento è a cura di Marcello D’Alessandro.
Scavare attraverso le radici della propria terra di origine per capire meglio il presente e costruire il futuro.
Con un po’ di sacrificio e attenzione ci possiamo pure impegnare a modellare il nostro futuro e spesso lo facciamo idealmente sollevando lo sguardo al cielo. Il difficile è tornare indietro: comporta una fatica immane e un esercizio continuo. Si tratta, infatti, di scavare a mani nude la terra per riscoprire le nostre origini. E più sono profonde le radici e maggiore è lo scavo
Ma torniamo a Re Pipuzzu: a dispetto del titolo, protagonista della storia non è un re, ma una principessa, anzi una reginotta dal cuore si sensibile e dall’animo combattivo. Infatti, quando il padre le propone una schiera di possibili mariti, lei preferisce costruirsene uno da sé. Un re su misura dei suoi desideri e delle sue aspirazioni, tanto da metterci ben sei mesi per realizzarlo alla perfezione. Un difetto, però, questo re lo aveva: non proferiva parola. Ma la nostra reginotta aveva un rimedio anche per questo: con un semplice peperoncino collocato sulla sua bocca riuscì a donargli la voce. Re Pepe era divenuto un uomo completo, degno di sposare la reginotta e di toglierla dall’impiccio di maritarsi. Ma, come in ogni fiaba che si rispetti, arriva presto il colpo di scena: il reuccio, preso da una folata di vento, scompare dalla vista della moglie. Era stato rapito. Ancora una volta la reginotta non si dà per vinta, si rimbocca le maniche e parte alla ricerca del consorte.
Durante il cammino, lungo e tortuoso come da tradizione fiabesca, incontra tre vecchi i quali la omaggiano con una castagna, una noce e una nocciola. Questi doni sono la chiave per ritrovare l’amato re.
Come nella vita reale anche in questa fiaba i possibili finali sono molteplici. Nello specifico, quelli ipotizzabili, sono tre. Ovviamente non li raccontiamo qui. Ma basti dire che tocca alla protagonista prendere una decisione il più razionale possibile.
Impeccabile interpretazione di Dario De Luca, abilissimo a modellare la voce a misura dei sentimenti di ogni personaggio. Grazie alla notevole immedesimazione di De Luca, in un attimo siamo accanto alla reginotta mentre dà vita al suo re, poi camminiamo al suo fianco nel viaggio per recuperare il reuccio e lei lottiamo assieme a lei.
Ideale complemento narrativo, il commento sonoro, che riprende a sua volta motivi della tradizione calabrese, anche grazie all’uso efficace degli strumenti a fiato, e li attualizza con effetti elettronici. Una fiaba calabrese 2.0.
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