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Apo, ovvero la nouvelle vague del cantautorato calabrese

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L’esordio solista dell’artista catanzarese: un viaggio in sette brani da Fabrizio De André alla sperimentazione etnolinguistica

Pierluigi Grottola, classe ’72, è un musicista originario di Catanzaro che, col nome d’arte di Apo, ha esordito da poco come cantautore dopo un’intensa e più che ventennale attività come compositore-arrangiatore-strumentista nei settori più vari, dalla musica etnica calabrese al jazz.

Il frutto maturo di tanta passione musicale è Apo, un album di sette brani in cui il Nostro si diverte a miscelare, alla luce della propria fortissima esperienza, le influenze artistiche e poetiche più svariate. Prendiamo, ad esempio, Stronza, il singolo apripista non adeguatamente supportato da Youtube a causa del titolo parolaccia: i suoi otto minuti (tantini per un singolo ma valgono la pena) pieni di swing e cambi di atmosfera sincopatissimi rinvia direttamente a Buscaglione.

Non è il caso di soffermarsi troppo sul testo – simpaticissimo – che è una specie di inno antimachista pieno di ironia. Ma non si può non rilevare il piacevole contrasto tra l’ambientazione anni ’50, ribadita dal video a fumetti, e la situazione raccontata, che resta attuale.

Ma basta un clic, per la precisione sulla sognante ballata medievaleggiante Amore in fiore, ed ecco che emergono altre influenze, stavolta sul versante colto del cantautorato, dove Apo rivela notevoli similitudini con giganti come Fabrizio De André (persino nell’impostazione vocale) e Angelo Branduardi.

Tra i controtempi e i ritmi be bop di Sotto coperta fa invece capolino un Paolo Conte più sornione che mai.

E che dire della sperimentazione acustica di La fune nel pozzo, in cui c’è letteralmente di tutto?

Non manca, nell’album dei ricordi di Apo, neppure Piero Ciampi, omaggiato dalla malinconia di Ti porterò lì. E De André torna a farsi sentire in Iridescenze.

Chiude l’album la curiosa Kupargetlmatmonitnkentain, un esperimento linguistico su base etno, a cui il Nostro non è nuovo, visto che ha scritto in passato testi in esperanto.

Non facilissimo da ascoltare, per via della sovrabbondanza di influssi e riferimenti, Apo è un artista dotato di grande creatività, espressa al meglio anche grazie alla formidabile squadra di musicisti, tutti acustici, che lo hanno accompagnato in questa avventura. Da ascoltare, con la curiosità dei neofiti davanti alle cose bizzarre o col piglio intellettuale dei musicologi. Apo è in grado di soddisfare entrambi.

Per saperne di più:

Il sito web di Apo

Da ascoltare (e da vedere):

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Saverio Paletta, classe 1971, ariete, vive e lavora a Cosenza. Laureato in giurisprudenza, è giornalista professionista. Ha esordito negli anni ’90 sulle riviste culturali Futuro Presente, Diorama Letterario e Letteratura-Tradizione. Già editorialista e corrispondente per il Quotidiano della Calabria, per Linea Quotidiano e L’Officina, ha scritto negli anni oltre un migliaio di articoli, in cui si è occupato di tutto, tranne che di sport. Autore di inchieste, è stato redattore de La Provincia Cosentina, Il Domani della Calabria, Mezzoeuro, Calabria Ora e Il Garantista. Ha scritto, nel 2010, il libro Sotto Racket-Tutti gli incubi del testimone, assieme al testimone di giustizia Alfio Cariati. Ha partecipato come ospite a numerose trasmissioni televisive. Ama il rock, il cinema exploitation e i libri, per cui coltiva una passione maniacale. Pigro e caffeinomane, non disdegna il vino d’annata e le birre weisse. Politicamente scorretto, si definisce un liberale, laico e con tendenze riformiste. Tuttora ha serie difficoltà a conciliare Benedetto Croce e Carl Schmitt, tra i suoi autori preferiti, con i film di Joe d’Amato e l’heavy metal dei Judas Priest. [ View all posts ]

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