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Namastereo, tornano le sperimentazioni di Yosonu

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Nove tracce piene di trasgressioni sonore nel nuovo album del batterista reggino Giuseppe Costa

Yosonu è il progetto di Giuseppe drumz Costa, batterista dal 1997.

Costa vanta un curriculum fitto, pieno di collaborazioni con vari artisti e band, tra cui si segnalano Adriano Modica, Carmine Torchia, Marvanza e Teresa Mascianà.

Performer e musicista totale (tra le varie è docente di body percussion), l’artista reggino conta 300 concerti in 4 anni e partecipazioni a numerosi festival assieme ad artisti del calibro di Alborosie, Uzeda, Afterhours, Gogol Bordello e Wrongonyou.

Yosonu, al secolo Giuseppe Costa (foto di Valeria Caudullo)

Nel disco Happy Loser, uscito per CNI Unite nel 2017, ha ospitato John Egan – l’eccentrico flautista degli Ozric Tentacles e dei Dream Machine – e Paolo Tofani, chitarrista storico degli Area e ricercatore instancabile, che proprio con Yosonu ha fondato il duo Battiti Alti.

Inoltre, Costa ha portato in tour la sonorizzazionedi Wall-E, un classico dell’animazione Pixar.

Con l’album GiùBOX (CNI Unite, 2016), il batterista ha ottenuto il patrocinio di Legambiente e il marchio di progetto green per l’attenzione dimostrata all’economia circolare, basata sul riuso e sul riciclo, in composizioni e concerti suonati senza strumenti convenzionali. È quindi stato invitato al TEDx come speaker e performer per approfondire sul tema.

L’ultimo album, Namastereo, è composto da nove tracce che modellano la musica nelle forme più svariate e originali, grazie all’assortimento di numerosi strumenti musicali e oggetti di uso quotidiano, e ai richiami elettronici e psichedelici.

Il cd è un work in progress aperto all’improvvisazione ma sorretto da un carattere ben preciso e delineato.

La copertina di Namastereo

Un equilibrio delicato tra registri alti e sfondi sonori gravi caratterizza il pezzo di apertura, 38.515712. Yosonu scrive per ensemble: fagotto, violoncello, violino, flauto traverso, basso, chitarra e percussioni, registrati tutti in presa diretta.

Il secondo brano, Cucumanda, che ha anticipato di poco l’uscita del disco, si giova si giova dall’apporto musicale e vocale di Enrico Gabrielli. Il videoclip, girato da Giancarlo Galante e prodotto da Vision Air, racconta l’incubo di un postino, prigioniero del suo lavoro simboleggiato da un pacco.

La metafora del pacco, letto alternativamente come trappola o rifugio, è ripresa nella seguente Tristi per caso.

In Mono Moon la batteria potente e trascinante di Costa è protagonista assoluta.

La voce di Lavinia Mancusi avvolge i suoni, a volte elettronici e a volte acustici, di Silence, che assume le forme di un mantra e diventa la colonna sonora di una meditazione profonda.

Atmosfera quasi sognante per This journey, in cui la voce, delicata e soave, si tinge di una tonalità oscura. Un pezzo intenso dall’arrangiamento minimale.

Interrogativi nell’era dei social sono al centro di ?, una corsa contro il tempo, dalle sonorità elettro-rock.

See More è a metà strada tra tradizione popolare e contemporaneità. Il brano si ispira a Brigante se more, ma racconta la nostra quotidianità. Cori a cappella sorreggono la voce che sussurra la storia come se si fosse attorno a un focolare.

Il disco termina con 16.164102, in cuitorna l’ensemble del primo brano. Una conclusione circolare che strizza un po’ l’occhio al progressive.

Da ascoltare (e da vedere):

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