Concorso Dsga, la svolta digitale nell’uovo di Pasqua
Novità importanti sul concorso più problematico degli ultimi anni. Per sbloccare le prove sospese a causa della pandemia e consentire l’immissione in ruolo entro settembre il Ministero dell’Istruzione sta per dare il via libera agli orali in remoto
A dispetto della pandemia, emergono novità non proprio secondarie sul concorso per Dsga (Direttore dei servizi generali e amministrativi) delle scuole.
La più rilevante è emersa proprio il giorno di Pasqua, con un messaggio di Alessandro Fusacchia, membro della Commissione cultura della Camera, che ha rassicurato i candidati: «in settimana presenterò la vostra richiesta alla ministra Azzolina».
Di tenore simile l’affermazione del sottosegretario all’Istruzione Peppe De Cristofaro, che nella sua risposta a una candidata al concorso per Dsga, ha parlato in maniera esplicita di orali telematici.
In altre parole, per completare il concorso, rimasto sospeso a marzo a causa dell’emergenza sanitaria, l’amministrazione scolastica è pronta a ricorrere a modalità smart.
Niente viaggi per i candidati (che sarebbero quantomeno sconsigliati, data l’attuale crisi) ma un orale a distanza, probabilmente in istituti scolastici alla presenza di personale degli uffici scolastici e di pubblici ufficiali che controllino cosa avviene al di là del monitor, dove la Commissione giudicatrice non può guardare.
Una soluzione pasticciata? Proprio no. Semmai, una soluzione imposta da due elementi antitetici: il Coronavirus (che rende difficili le prove da vicino) e l’esigenza di far presto comunque, cioè di espletare gli orali entro l’estate e consentire ai vincitori di prendere servizio a settembre, per l’anno scolastico 2020-2021.
Altrimenti, si rischia di protrarre l’illegittimità che ha dato adito a non poche polemiche gli scorsi mesi: ovvero ricorrere ai Dsga facenti funzioni per un altro anno.
Con risultati non proprio bellissimi, visto che bloccare un concorso così importante significa di fatto bruciare i quattrini pubblici spesi per effettuare i quiz preselettivi svolti lo scorso giugno e gli scritti effettuati a novembre.
Inoltre, significa lasciare in sospeso i candidati, perché l’irruzione del Covid-19 nella vita pubblica del Paese ha determinato una situazione a macchia di leopardo: solo cinque delle diciotto Regioni in cui si sono svolti gli scritti hanno fatto in tempo a pubblicare le graduatorie e a preparare il calendario per gli orali: Campania, Abruzzo, Marche, Umbria e Sardegna. Le altre sono rimaste ferme, con le correzioni quasi finite ma nell’impossibilità di far altro, dato che nel frattempo il governo ha bloccato tutto.
Certo, nella migliore delle ipotesi gli orali slitterebbero alle porte dell’estate, ma meglio questo che l’attuale stallo, dal quale si uscirebbe fuori con la predisposizione degli orali in remoto.
Tuttavia c’è dell’altro: l’attuale congelamento del concorso finirebbe con l’avallare le pretese di varie sigle sindacali, che avevano chiesto a gran voce, con tanto di proteste pubbliche, la stabilizzazione nel ruolo di Dsga dei facenti funzioni, nella stragrande maggioranza privi dei titoli legali minimi previsti dalla legge per queste mansioni delicatissime, che sono di tipo dirigenziale: la laurea magistrale o vecchio ordinamento in Giurisprudenza, Scienze politiche, Economia, Scienze dell’amministrazione o equipollenti.
Un anno di rinvio, col ricorso massiccio ai facenti funzioni metterebbe in discussione il tentativo, per cui si è impegnato a dicembre il Presidente della Repubblica in persona, di riportare nella piena legalità costituzionale l’amministrazione scolastica attraverso una selezione pubblica su requisiti legali finalmente rigorosi.
Stando ai bene informati, la macchina del Ministero dovrebbe ripartire mercoledì. Che sia la volta buona?
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